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06/03/11

FEBBRE MEDITERRANEA FAMILIALE


nightingale-florence2FEBBRE MEDITERRANEA FAMILIALE (FMF)

Cos’è?
La febbre mediterranea familiare (FMF) è una malattia genetica caratterizzata da
ricorrenti attacchi di febbre, accompagnati  da dolori addominali, al torace e/o alle
articolazioni con gonfiore. Generalmente la malattia interessa persone originarie della
zona del mediterraneo e del medio oriente, cioè Ebrei (specialmente Sefarditi), Turchi,
Arabi e Armeni.

Quanto è comune?
La frequenza della malattia nelle popolazioni a rischio è di circa 1-3 casi su mille. È rara
in altre parti del mondo. Dopo la scoperta del gene, è stata però diagnosticata più
frequentemente anche tra le popolazioni dove si pensava fosse molto rara, vedi gli
Italiani, i Greci e gli Americani.

Emoglobinuria parossistica notturna

 nightingale-florence2  Definizione
   Raro disordine di natura clonale caratterizzato da distruzione prematura delle cellule del sangue, conseguente ad anomalie della
membrana cellulare acquisite durante la formazione midollare.

Descrizione
L'Emoglobinuria parossistica notturna è una rara forma di anemia, caratterizzata dalla seguente triade clinica: 1) emolisi
intravascolare cronica (rottura dei globuli rossi con fuoriuscita di emoglobina), 2) trombosi venose, che si verificano nel 50% circa
dei pazienti, specie a carico delle vene epatiche, addominali, cerebrali e del derma 3) citopenia (insufficiente produzione di cellule
del sangue nel midollo osseo), che può essere lieve o severa (pancitopenia), in associazione con anemia aplastica.
Pur essendo cronica, la malattia mostra riacutizzazioni episodiche dei sintomi (crisi emolitiche), e per questo viene definita
parossistica: gli episodi hanno durata variabile, da pochi giorni ad alcune settimane, e sono caratterizzati tipicamente da comparsa
di urine scure al mattino, crisi dolorose specie a carico del distretto esofageo e addominale,  possibilità di eventi trombotici. La
distruzione dei globuli rossi determina gradi estremamente variabili di anemia; si va infatti da forme clinicamente silenti a quadri
dominati da astenia, facile faticabilità, colorazione giallastra di cute e mucose (ittero), ingrandimento della milza (splenomegalia).
In alcuni casi la presenza di emoglobina nelle urine (emoglobinuria) può non essere mai riscontrata, mentre è quasi sempre
evidenziabile la presenza di emosiderina, forma insolubile di ferro derivante dal metabolismo dell'emoglobina. Gli episodi tendono
a verificarsi in particolare di notte o in condizioni di stress fisico (es. interventi chirurgici, infezioni).
Oltre all'anemia i pazienti possono presentare anomalie, e riduzione del numero, a carico dei globuli bianchi con un'aumentata
suscettibilità alle infezioni, nonché a carico delle piastrine  con comparsa di manifestazioni trombotiche profonde dei vasi
addominali, epatici (con ittero, dolore addominale, epatomegalia, ascite), del derma (con formazione di noduli cutanei rossastri
dolorosi). Rara è la trombosi dei vasi cerebrali (con cefalea, papilledema). Nel 10-20% dei casi la riduzione progressiva dei globuli
bianchi associata alla diminuzione delle piastrine determina  l'evoluzione dell'emoglobinuria  parossistica notturna in anemia
aplastica. Sono comunque descritti anche casi di remissione spontanea della malattia.
La diagnosi viene posta attraverso l'esecuzione  di accertamenti di laboratorio specifici. Gli esami di laboratorio evidenziano  un
aumento della concentrazione della lattico deidrogenasi (LDH) e della  conta reticolocitaria. Ridotta è invece la concentrazione
dell'aptoglobina nel sangue, mentre le urine presentano emoglobina ed emosiderina. L'analisi con citofluorimetria, o con anticorpi
monoclonali, rappresenta l'esame cardine per la diagnosi definitiva di questo disordine e dimostra la presenza di globuli rossi ed
altre cellule ematiche prive di particolari proteine di membrana (CD55 e CD59) importanti per  la regolazione della lisi cellulare
mediata dal sistema del complemento (insieme di molecole deputate alla difesa dell'organismo). La citofluorimetria permette inoltre
di stabilire la percentuale e il tipo di cloni alterati così da avere una sufficiente correlazione con l'andamento clinico.
L'ecocolor-doppler, la tomografia assiale computerizzata e  la risonanza magnetica possono evidenziare l'eventuale presenza di
trombosi venose.

   Sinonimi
Sindrome di Marchiafava Micheli

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05/03/11

Gestione del catetere venoso periferico


nightingale-florence2Gestione del catetere
venoso periferico
I Cateteri venosi periferici (CVP) sono i dispositivi più usati per l’accesso vascolare. L’accesso
venoso periferico (AVP) permette il collegamento  tra la superficie cutanea e una vena del circolo
periferico: basilica, cefalica o in caso d’urgenza  la giugulare esterna. I cateteri venosi periferico
sono realizzati con materiale biocompatibile (teflon, poliuretano, silicone) assemblato in modo
diversi secondo la specificità.
Sono indicati per terapie a breve termine o per terapie intermittenti.
Una buona gestione del catetere può aiutare a prevenire infezioni sia locali sia sistemiche.
Livelli delle prove e gradi delle raccomandazioni
Tutti gli studi sono considerati in base alla forza delle prove classificate secondo i livelli riportati di seguito:
Livello I Prova ottenuta da una revisione sistematica di studi randomizzati, tutti rilevanti (grado A). 
Livello IA Prova ottenuta da almeno uno studio randomizzato ben progettato (grado A).

malattia di Wilson

nightingale-florence2   Definizione
La malattia di Wilson é un disordine ereditario del metabolismo del rame, caratterizzato da un accumulo di questo elemento in vari
organi e tessuti, in particolare a livello del fegato, del sistema nervoso centrale e della cornea. Questa malattia è stata descritta
per la prima volta nel 1912 da Wilson col nome di "degenerazione lenticolare progressiva". Il gene responsabile della malattia è
stato individuato nel 1993 da tre gruppi di ricerca indipendenti.
  Descrizione
Il rame è un oligoelemento essenziale dotato di un'elevata reattività; ciò lo rende un indispensabile componente di molti enzimi ma
anche un elemento potenzialmente tossico per le cellule se lasciato in forma libera (non incorporato o legato a proteine). Il rame è
ampiamente diffuso negli alimenti e, con una dieta normale, ne introduciamo quotidianamente una quantità maggiore di quella
necessaria. La principale via a nostra disposizione per eliminare il rame in eccesso è rappresentata dalla sua escrezione per
mezzo della bile; l'anomalo accumulo di rame che caratterizza la malattia di Wilson dipende da un'alterazione di questo processo.
L'accumulo del rame inizia tipicamente a livello del fegato per poi interessare altri organi. Quando la massima capacità di
immagazzinamento del rame dei vari tessuti viene superata, esso inizia ad esercitare i suoi effetti tossici sulle cellule

Quali interventi sono efficaci per migliorare la sicurezza dei pazienti?

 

 

 nightingale-florence2  

  SINTESI
Questo  documento  riassume  le  ultime  prove  accertate  dalle  attività  di  ricerca  sugli
interventi   più   efficaci   per   migliorare   la   sicurezza   dei   pazienti   a   livello   clinico,
organizzativo e delle politiche dei governi. Esso ha due obiettivi:
-    informare   gli   operatori   sanitari,   i   fornitori   e   gli   acquirenti   di   servizi,   gli
assicuratori  ed  i  politici  (considerati  tutti  come  i  suoi  potenziali  destinatari  e
beneficiari) sull’insieme degli interventi disponibili per migliorare la qualità delle
cure e la sicurezza dei pazienti;
-    fornire le prove di efficacia di questi interventi in relazione ai contesti in cui sono
stati effettuati.
In questo rapporto sono stati segnalati gli interventi  efficaci o solo promettenti pur se la
ricerca che ne descrive l’efficacia non ha portato ancora delle prove conclusive.
Se  i  potenziali  beneficiari  di  questa  revisione  desiderassero  replicare  gli  interventi  qui
descritti  nel  proprio  contesto  dovranno  prima  valutare  le  probabilità  che  l’intervento
prescelto  sia  efficace  e  la  facilità  della  sua  applicazione,  perché  la  forza  delle  prove  di
efficacia è diversa per i diversi interventi e perchè alcuni intervanti dipendono più di altri
dal contesto in cui sono attuati. 
Non  c’è  molta  ricerca  sul  rapporto  costi-efficacia  di  questi  interventi  –  i  beneficiari  del
presente rapporto possono decidere che i probabili costi di attivazione possono non essere
troppo elevati rispetto ai possibili benefici che possono essere raggiunti per la sicurezza
dei pazienti.

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04/03/11

Iniezioni intramuscolari:… e se avessimo sempre sbagliato?

nightingale-florence2Definizione: le iniezioni intramuscolari costituiscono uno dei più diffusi metodi per la somministrazione della terapia. In letteratura sono
descritte diverse tecniche di cui è necessario approfondire la conoscenza, al fine di decidere con piena cognizione come attuare tale manovra. 
Obiettivo: individuare, mediante lo studio degli articoli e dei testi infermieristici, i principi che possono fungere da linee guida per la
somministrazione della terapia per via intramuscolare.
Materiali e Metodi: la ricerca è stata condotta consultando Medline, Cinhal, e attraverso lo studio dei libri di testo infermieristici.
Risultati: le aree di  indirizzo nell’ambito di questa revisione riguardano  il sito usato per le  iniezioni, le lesioni  associate  alle IM, i risultati
riguardanti la selezione dell’ago e il volume somministrato. La sintesi delle ricerche revisionate costituisce la base per lo sviluppo delle linee
guida  per questa tecnica, che offrono un quadro di riferimento per gli infermieri che vogliono esercitare la propria pratica clinica in linea con le
ricerche aggiornate, rispetto alla preparazione e somministrazione della terapia intramuscolare.

Le ricerche suggeriscono che la conoscenza e l'uso della sede appropriata riduce le probabilità di danni associabili alla somministrazione di iniezioni
IM. Questi danni sono numerosi ed è responsabilità degli infermieri minimizzare i rischi attraverso una corretta scelta nella pratica.
In letteratura sono descritte 5 sedi di somministrazione delle iniezioni intramuscolari:     
 
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03/03/11

Accertamento e gestione del dolore

nightingale-florence2 
Il dolore è uno dei motivi più frequenti per cui gli individui cercano l'assistenza di un
professionista sanitario. Il dolore può essere un onere significativo per gli individui, le famiglie, la
società e il sistema sanitario. Uno studio recente condotto in cinque continenti dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha dimostrato che circa il 22 per cento della popolazione, nello scorso anno,
ha sofferto per un dolore persistente (Gureje, Von Korff, Simon & Gater, 1998). Al  Michigan  Pain
Study, un'indagine random (scelta casuale) stratificata  in 1500 adulti del Michigan, ha evidenziato
che il 20 per cento degli adulti soffre di alcune forme di dolore cronico o ricorrente ed ha notato che
il dolore ha un elevato impatto nella loro vita (EPIC/MRA, 1997). I giorni lavorativi persi e
l’aumento di visite presso l’ambulatorio di emergenza da parte del 21 per cento di persone che
soffrono di dolore, come notato in questo studio, suggerisce che il costo sociale per il dolore
costante è un carico significativo per gli individui, le loro famiglie ed il sistema sanitario.
Il dolore costante ha, sui pazienti, profondi effetti fisiologici e psicologici, che possono influenzare
il loro recupero da una malattia acuta, può alterare le loro funzioni fisiche ed emozionali, diminuire
la qualità di vita ed alterare la loro abilità al lavoro. Tuttavia, nonostante queste gravi conseguenze,
numerosi studi continuano a segnalare incidenze significative di dolore costante attraverso tutte le
popolazioni di pazienti.
È valutato che il dolore costante causato da metastasi è trattato in modo inadeguato per il 50 per
cento dei pazienti affetti da cancro (Cleeland et al., 1994; VonRoeen, Cleeland & Gonin., 1993;
Young, 1999). Alcuni studi riferiscono che il 25-50 per cento delle persone anziane che vivono in
comunità soffrono di dolore significativo e approssimativamente il 70 per cento dei pazienti in case
di cura hanno esperienza di problemi per dolore continuo (Ferrell, 1991;  Helm & Gibson, 1997; 
Turck & Feldman, 1992). Altri studi indicano che il 50-80 per cento dei pazienti hanno avuto un
dolore da moderato a severo dopo somministrazione di analgesici (AHCPR, 1994;  McCaffery &
Pasero, 1998).
Difficile da valutare è la dimensione del dolore nei bambini poiché spesso non è riconosciuto e
viene segnalato con metodi notevolmente differenti  da paese a paese. Nei bambini il dolore non
riconosciuto e non alleviato pesa significativamente sugli stessi e sulle loro famiglie.  I bambini con
dolore possono fare esperienza di irritabilità, disturbi del sonno, problemi di alimentazione e
diffidenza generale verso i  professionisti sanitari. Le famiglie possono sentirsi inadeguate ed essere
arrabbiate per non potere impedire o controllare il dolore nel loro bambino (WHO/IASP, 1998).
Esistono sufficienti conoscenza e risorse per provvedere a un soddisfacente sollievo dal dolore e per
migliorare la qualità di vita per coloro che soffrono di un dolore significativo. Gli standards del
Canadian Council on Health Services Accreditation (1995) danno una chiara indicazione agli
ospedali canadesi che una continua valutazione dell’efficacia della gestione del dolore è una
componente attesa della valutazione CCHSA. Il Canadian Pain Society Position Paper on Pain
Relief stabilisce che i pazienti hanno diritto al miglior sollievo possibile del dolore (Watt-Watson,
Clark, Finley & Watson, 1999).
Gli infermieri possono assumere un ruolo fondamentale nella gestione del dolore utilizzando le
conoscenze attuali delle misure per attenuarlo e adottando le migliori pratiche per la sua valutazione
e gestione. Gli infermieri sono legalmente ed eticamente tenuti a sostenere i pazienti nell'ambito del
sistema sanitario accertandosi che siano utilizzate le strategie di sollievo dal dolore, promuovendo il
confort del paziente ed il sollievo dal dolore. 


Abbiamo notato un grande cambiamento in alcuni dei  residenti e stiamo
combattendo per provare a garantire loro il massimo confort possibile.
Abbiamo notato una grande differenza nel loro livello di confort. Abbiamo

 

Copyright
Fatta eccezione per alcune parti per le quali appare la proibizione o la limitazione di copia, il resto
di questo documento può essere riprodotto e pubblicato in ogni modalità, anche elettronica per
scopi formativi o non commerciali, senza richiedere il consenso o il permesso della “Registered
Nurses’ Association of Ontario”, garantendo che sia esplicitamente dichiarata la seguente fonte:
Registered Nurses’ Association of Ontario (2002).  Valutazione e gestione del dolore.  Toronto,
Canada: Registered Nurses Association of Ontario. 

 

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Peliosi Reumatica

nightingale-florence2
La porpora di Henoch - Schonlein (HSP) può considerarsi una vasculite sistemica con prevalente interessamento cutaneo che colpisce principalmente i bambini e più raramente gli adulti(1,2) . La malattia è caratterizzata dalla deposizione tissutale di immunocomplessi contenenti IgA. Questo aspetto la rende molto simile alla nefropatia ad IgA con la qualche condivide gli aspetti istologici renali.
Il quadro cutaneo caratterizzato da una porpora palpabile e/o petecchie è molto simile a quello riscontrato in corso di crioglobulinemia e di vasculite da ipersensibilità.
Epidemiologia
La HSP è stata segnalata in casi di età variabile dai 6 mesi agli 86 anni ma la maggior parte dei pazienti sono bambini. L'età media è di 6 anni, il 75% dei pazienti ha meno di 8 anni ed il 90% meno di 10 anni. Più è giovane l'età meno intensi sembrano essere i sintomi clinici. Nei bambini più piccoli la nefrite e le complicanze addominali sono più rare e meno gravi. Per contro nell'adulto la malattia sembra evolvere con sintomi più gravi e la nefrite essere più frequente. Alcuni autori riportano una frequenza di complicanze renali nell'85% degli adulti di cui un 13% con insufficienza renale grave. Anche la possibilità di recidive sarebbe più frequente negli adulti.
La maggior parte dei pazienti si ammala in autunno o in inverno e la HSP è preceduta spesso da infezioni delle vie respiratorie. Numerosi germi sono stati sospettati come fattori scatenanti tra cui: streptococchi b-emolitici di gruppo A, epatite B, herpex virus, parvo virus B19, virus Coxsackie,adenovirus, helicobacter pylori, .Anche fattori ambientali e farmaci sono stati guardati con sospetto ma senza prove certe.
Manifestazioni Cliniche

02/03/11

La febbre

nightingale-florence2La febbre

 

La febbre: un alleato

Qual è l’evento più comune (assieme alla tosse) nella storia clinica del bambino?
La febbre.
Ed il nucleo familiare, almeno all’inizio, è messo in allarme.
Dal punto di vista relazionale contribuisce a rinforzare i legami di richiamo reciproco e di protezione tra genitori e figli.
Ma cos’è la febbre?
È un segnale, un avviso, un campanello d’allarme che annuncia che qualcosa non va nel nostro organismo la malattia.
Ma è anche il primo e più elementare meccanismo di difesa che noi stessi mettiamo in atto.
Quando un agente infettivo entra nel nostro organismo (pressoché sempre tramite le vie aeree superiori) giunge in contatto subito con delle cellule deputate alla prima difesa del nostro corpo; scatta quindi il segnale d’allerta e si mette in moto un complesso e sofisticato sistema di difesa.
Una parte di questa risposta è la febbre.
Attraverso processi chimici, che intervengono a vari livelli nel nostro corpo, parte il comando alla temperatura di salire.
Cosa vediamo noi nella realtà?
I muscoli si mettono al lavoro, aumentano il loro tono, e talora danno la sensazione del brivido, e aumentano la produzione della temperatura (che in condizioni normali è 36-37°C).
Contemporaneamente, i vasi sanguigni della cute si contraggono, meno sangue arriva in superficie, la produzione di sudore diminuisce: ne consegue che questo calore viene difficilmente disperso.
A una temperatura superiore a 37 gradi non sono solo le cellule del nostro corpo che si trovano a disagio (è per questo che la febbre si accompagna a malessere), ma si trovano ancora peggio virus e batteri, che riescono difficilmente a moltiplicarsi.
La febbre ci fa sì star male, ma soprattutto ci serve per farci guarire.
Perciò non dobbiamo contrastarla a tutti i costi, ma semmai, dovremmo considerarla un alleato.

Come misurare la febbre

Termometro a mercurio: si scuote energicamente il termometro con la mano per far calare la sottile
colonnina di mercurio, poi lo si infila fra le gambette (soprattutto nei bambini più piccoli) o sotto l’ascella (nei bambini grandicelli). Si aspetta qualche minuto. Quindi lo si ruota lentamente per vedere a che altezza era salita la colonnina di mercurio.
Sono termometri che scompariranno e andranno “in soffitta”): l’Unione Europea ha decretato che, data la sua tossicità, le fonti di mercurio devono essere eliminate e quindi fra un po’ la commercializzazione di quei termometri sarà vietata.
È a tutt’oggi il metodo più semplice e preciso per misurare la febbre.

01/03/11

L’efficacia degli interventi nelle coliche del lattante

 

nightingale-florence2Fonti informative L’evidenza relativa agli interventi per le coliche del lattante non ha subito significativi cambiamenti dal primo articolo BPI riguardo questa materia pubblicato nel 2004. Questo foglio di informazioni include dati da uno studio randomizzato e controllato, una revisione sistematica e una linea guida clinica per l’assistenza routinaria post natale. 4 Background Molti genitori, caregivers e personale sanitario hanno a che fare con la cura di bambini sofferenti che mostrano sintomi associati alle coliche. Allergia alimentari e fattori gastrointestinali e comportamentali sono stati proposte come possibili cause. Le coliche infantili colpiscono solitamente bambini nelle prime settimane di vita e si risolvono spontaneamente prima dei sei mesi di età. 3 È stato stimato che le coliche prevalgono nel 40% dei lattanti sia maschi che femmine. Solo nel Regno Unito una famiglia su sei consulta il proprio medico o l’infermiere di comunità per i sintomi colici dei loro bambini 4 . Nonostante siano transitorie le coliche creano un disagio considerevole nei lattanti e nei caregivers. Un pianto inconsolabile, incessante e inspiegabile in un lattante apparentemente sano porta i genitori ad uno stato di frustrazione preoccupazione ed esaurimento nel cercare di confortare il proprio bambino. In molti casi gli interventi hanno una scarsa efficacia e si tratta di aspettare semplicemente che i sintomi colici si risolvano spontaneamente. 2-4 L’ipotesi che le coliche non esistano suggerisce che sia normale per i lattanti avere crisi di pianto sempre più lunghe dalla nascita fino a sei settimane dopo di che il pianto diminuisce. Altri hanno suggerito che molti lattanti in cui si pensava fossero presenti coliche in realtà erano affamati.

 

Valutazione del pianto eccessivo e inconsolabile

Un bambino che piange eccessivamente, che porta le ginocchia fino allo stomaco, o che inarca la schiena dovrebbe essere esaminato per la presenza di coliche del lattante valutando e documentando le seguenti condizioni: 4 Salute generale del bambino

Storia prenatale e perinatale Inizio e durata del pianto Natura delle feci Valutazione dell’alimentazione Dieta della madre se allattato al seno Allergie famigliari Risposta dei genitori al pianto del bambino Note: Il lattante dovrebbe essere valutato da un medico specializzato per escludere altre diagnosi. Un eccessivo e inconsolabile pianto può anche significare di un lattante che presenti dolore, e necessiti di un urgente approfondimento.

Raccomandazioni Dovrebbe essere condotto un esame del lattante per eliminare altri possibili problemi fisiologici (grado A) Dovrebbero essere escluse le semplici cause di pianto come la fame ed il freddo. Questa consulenza dovrebbe includere domande concernenti la dieta del lattante, presenza di reflusso, sonno, escrezioni intestinali e caratteristiche delle minzioni, benessere generale dei genitori e situazione sociale del lattante. (grado A) Comprendere gli sforzi dei genitori e dei caregivers per il loro bambino in difficoltà e comprendere il senso di impotenza che possono sentire vedendo il loro bambino in queste condizioni. (grado A) Incoraggiare i genitori a cercare il sostegno da altri membri della famiglia per assistere e curare il bambino e consentire ai genitori di riposare. Un supporto telefonico di follow-up da parte del personale sanitario per dare assistenza e rassicurazione. Rassicurare i genitori per i loro sforzi nella cura del loro bambino è di primaria importanza. (grado A) Interventi dietetici dovrebbero mirare a ridurre o eliminare gli allergeni che sono presenti nel latte di mucca nella dieta del lattante, uova e prodotti contenenti grano e frutta secca dalla dieta della madre. (grado B) Devono essere considerati interventi comportamentali ad ogni fase come la reazione dei genitori attraverso strategie di rilassamento come un massaggio dell’addome dolce e lenitivo, e una leggera spinta delle gambe verso l’addome. (grado B) Incoraggiare i genitori a cercare il sostegno da altri membri della famiglia per assistere e curare il bambino e consentire ai genitori di riposare. (grado B)

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27/02/11

L’infermiere di Triage nel Pronto Soccorso pediatrico

L’infermiere di Triage nel Pronto Soccorso pediatrico L’infermiere di Triage
nel Pronto Soccorso pediatrico

nightingale-florence2
Il sistema di triage è uno strumento organizzativo rivolto al governo degli accessi non
programmati a un servizio per acuti. Questo processo, con cui i bambini
vengono selle-
azionati e classificati in base al tipo e all’urgenza delle loro condizioni, è da distingue-
re dalla visita medica poiché ha lo scopo di stabilire le priorità con cui il bimbo sarà
visitato dal medico stesso. Può essere svolto con diverse modalità a seconda dei campi
in cui viene applicato: in centrale operativa, in Pronto Soccorso, sul territorio o nelle
maxi emergenze e catastrofi. Il termine deriva dal verbo francese “Trier” e significa
scegliere, classificare. Indica quindi il metodo di valutazione e selezione immediata
usato per assegnare il grado di priorità quando si è in presenza di molti pazienti.
Questo articolo approfondisce il concetto di triage a livello ospedaliero e in partico-
lare nelle strutture complesse di Pronto Soccorso, come previsto dalle linee guida in
materia di requisiti organizzativi e funzionali della rete di emergenza-urgenza (DPR
27/3/92). La tendenza, comune a tutte le realtà sanitarie, a un aumento del ricorso al
Pronto Soccorso da parte dei cittadini, ha reso indispensabile l’attivazione di tale
metodologia in tutti i Pronto Soccorso e in particolare in quelli pediatrici.
Blogger Label: infermiere,Triage,Pronto,Soccorso
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GLICOGENOSI TIPO 1B

nightingale-florence2GLICOGENOSI TIPO 1B

DISTURBI DEL METABOLISMO E DEL TRASPORTO DEI CARBOIDRATI (ESCLUSO: DIABETE MELLITO)

Definizione

Un gruppo di disordini ereditari del metabolismo che coinvolgono gli enzimi della sintesi e della degradazione del glicogeno. In alcuni pazienti vi è un marcato ingrossamento epatico. In altri l'accumulo di glicogeno è più generalizzato, talvolta con importante coinvolgimento cardiaco. (Medline Thesaurus)

Segni e sintomi

Le glicogenosi sono un gruppo di malattie ereditarie in cui il metabolismo del glicogeno è alterato . Virtualmente, tutte le proteine coinvolte nella sintesi o nella degradazione del glicogeno, e nella loro regolazione, sono state identificate come causa di qualche tipo di glicogeneosi. In questi disordini il glicogeno è alterato per quantità, per qualità o per entrambe. Fegato e muscolo contengono abbondanti quantità di glicogeno e rappresentano i tessuti più gravemente colpiti da queste malattie (C. Scriver et al., The Metabolic and Molecular Bases of Inherited Disease, Eighth Edition).
GLICOGENOSI TIPO I
(malattia di Von Gierke)
I pazienti con glicogenosi tipo I possono esordire nel periodo neonatale con ipoglicemia ed acidosi lattica; tuttavia, più comunemente l'esordio clinico è a 3-4 mesi con epatomegalia e/o convulsioni da ipoglicemia. Questi bambini spesso presentano una faccia definita 'da bambola', suggerita dall'eccesso di tessuto adiposo nelle guance, estremità relativamente sottili e un addome prominente a causa della massiva epatomegalia. Anche i reni sono simmetricamente ingranditi, mentre milza e cuore sono di normale grandezza. In infanzia possono essere evidenziati xantomi cutanei nelle braccia e nelle gambe, e alterazioni retiniche caratterizzate da lesioni multiple paramaculari giallastre e ben delimitate. Queste alterazioni appaiono correlate positivamente con il grado di iperlipemia. Ipoglicemia, acidosi lattica, iperuricemia e iperlipidemia sono patognomonici della malattia. Il plasma può essere lattescente a motivo dell'elevatissima concentrazione di trigliceridi.
Il tipo Ib ha un decorso simile, con in più il riscontro di neutropenia e di deficit della funzione neutrofila, con infezioni batteriche ricorrenti.
Il tipo Ic è stato descritto solo in pochi pazienti. Non ci sono informazioni sufficienti da permettere di dare una descrizione generale delle manifestazioni cliniche.

26/02/11

L’OSSIGENO E L’OSSIGENOTERAPIA

nightingale-florence2CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARATO RESPIRATORIO

Anatomia dell’apparato respiratorio
Le principali strutture delle vie respiratorie sono:
•  Naso - la principale via di accesso e di uscita dell’aria dall’apparato respiratorio.
•  Bocca - l’accesso e l’uscita secondaria dell’aria.
•  Faringe - parte più profonda di naso e bocca.
•  Laringe - tratto delle vie respiratorie che collega la faringe alla trachea.
•  Trachea - parte dell’apparato respiratorio a forma di tubo, compresa tra la laringe e l’origine dei bronchi principali.
•  Albero bronchiale - ramificazione che origina dalla trachea e raggiunge i microscopici alveoli dei polmoni. I primi
rami sono i bronchi destro e sinistro, detti bronchi principali. Questi ramificano nei bronchi secondari che a loro
volta si suddividono in bronchioli.
•  polmoni - organi elastici e spugnosi contenenti gli alveoli, le microscopiche cavità in cui ha luogo lo scambio di
ossigeno e anidride carbonica.
Le strutture che si trovano a un livello superiore rispetto al laringe vengono chiamate vie aeree superiori. Le vie aeree
inferiori comprendono invece tutte le strutture dalla laringe agli alveoli. Le  vie aeree non costituiscono solo un
passaggio  per l’aria da e verso i polmoni; mentre l’aria attraversa le vie respiratorie superiori, infatti, essa viene filtrata,
regolata alla temperatura corporea e umidifica. I peli di cui sono munite le mucose nasali cominciano il processo di
filtrazione, intrappolano le particelle più grosse. Il muco presente sulla superficie interna della via respiratoria raccoglie
gran parte delle particelle più piccole; i vasi sanguigni presenti nella parete delle vie aeree possono sia riscaldare l’aria
la cui  temperatura è inferiore a quella corporea, sia assorbire il calore in eccesso.

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Giornata delle Malattie Rare 2011

Giornata delle Malattie Rare 2011
"Rari ma uguali"
Le disuguaglianze sanitarie che subiscono i pazienti di malattia rara sia nel proprio Paese sia nel confronto tra Paesi diversi: questo il tema di riflessione della IV Giornata delle Malattie Rare.

Disuguaglianze e inequità
Le malattie rare hanno, a volte, nomi evocativi, come ad esempio Niemann-Pick, Paraparesi Spastica Ereditaria, Trombofilia, Emofilia, Progeria, Alcaptonuria, sconosciuti non solo al "grande pubblico", ma anche agli "addetti ai lavori". La scarsa conoscenza delle malattie rare fa pagare un conto molto salato ai malati rari, costretti a convivere con patologie pesanti e con un profondo senso di isolamento.
La prima chiave di volta per affrontare in modo efficace e corretto le malattie rare e i problemi dei pazienti sta proprio in questo: avere la stessa possibilità di accesso alle cure, la stessa capacità di attrarre interesse al pari di qualunque altra patologia non definita o considerata "rara".
"Chiunque ha il diritto di accedere alla prevenzione e il diritto a beneficiare dei trattamenti medici", dichiara l'articolo 35 della Carta Europea Dei Diritti Fondamentali. Eppure le storie dei malati rari testimoniano di profonde ingiustizie e disuguaglianze di trattamento. Pensiamo alle grandi disparità nella tempestività della diagnosi, oppure all'accesso ai farmaci o alle terapie. Ma pensiamo anche a quelle malattie rare che colpiscono pochissimi pazienti nel mondo e alle difficoltà di conoscenza, informazione e approfondimento. Un problema che riguarda tutti, non solo i comuni cittadini, ma anche i ricercatori, i medici, i produttori di farmaci come i farmacisti o i decisori politici che devono fare scelte in politica sanitaria ed economica.
In questi ultimi anni è aumentata in Europa l'attenzione verso uno sviluppo sostenibile ed equo alle risorse, in linea con i principi universali di giustizia sociale. È essenziale sostenere e supportare la voce del movimento europeo dei pazienti  che promuove per tutti i malati rari l'accesso alla sanità, ai servizi sociali, ai farmaci orfani, all'assistenza e ai diritti sociali fondamentali: salute, educazione, lavoro, alloggiamento

Il valore aggiunto della Giornata delle Malattie Rare
"Rari ma uguali" è lo slogan che ben sintetizza il tema di questa Giornata e si inserisce bene nella cornice ideale che ogni anno dà il senso alla manifestazione: mantenere viva la dichiarazione dell'Unione Europea sulle malattie rare quale "Priorità di Sanità pubblica". Un concetto presente nell'attuale programma europeo di sanità pubblica, ma che dovrà essere confermato nella prossima edizione, 2014-2020, del programma: questo obiettivo è ben chiaro al movimento europeo dei pazienti ed è certamente un obiettivo della Giornata 2011.
Maggiori informazioni sulla Giornata delle Malattie Rare 2011 e le iniziative programmate da Eurordis - European Organisation for Rare Disease - e dalle organizzazioni federate nei vari Paesi potrete trovarle sul sito europeo (in inglese) www.rarediseaseday.org. Navigando tra le pagine del sito leggerete tante testimonianze della vita quotidiana dei malati rari: cosa significa ricevere una diagnosi di malattia rara, come cambiano le vite non solo delle persone colpite da una malattia rara, ma anche dei familiari, di chi se ne prende cura, di chi gli vuole bene. Anche la vostra storia personale è importante, se volete farla conoscere potete inviare un testo di massimo 1000 battute (spazi inclusi) anche in lingua italiana a rarediseasedaystories2011@eurordis.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .
Cosa fa UNIAMO
La federazione è impegnata nel coordinamento delle manifestazioni di piazza che coinvolgeranno tutte le associazioni federate e centinaia di volontari e attivisti in tutta Italia.
Il 26 febbraio al Teatro Argentina in Roma, si svolgerà "Figli di un male minore - Rari ma uguali", organizzato dalla Fondazione Luca Barbareschi in collaborazione con Uniamo Federazione Italiana Malattie Rare onlus.
Domenica 27 febbraio la Lega Pallavolo Serie A Maschile e Femminile scenderà in campo con le sue squadre in tanti palazzetti alle ore 18:00 per una straordinaria giornata di campionato nazionale, ricca di significato.
Per ulteriori informazioni sul significato della Giornata delle Malattie Rare potete scrivere a Simona Bellagambi, bellagambi.estero@uniamo.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ; per segnalare una vostra iniziativa o partecipare ad una manifestazione oppure per richiedere materiali, mandate un messaggio alla segreteria di UNIAMO, segreteria@uniamo.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .
Maggiori dettagli sul programma li potete trovare nel programma allegato.
Cosa fa IRIS
o  Santa Flavia (PA), 27 febbraio 2011 – stand informativo in piazza dalle 9:00 alle 13:00
Referente: Carmen Salamone  cell  3389778006  Ass. IRIS   associazioneiris@libero.it
Associazione: IRIS Associazione Siciliana Malattie Ereditarie Metaboliche

o  Palermo,  28 febbraio 2011 – stand informativo c/o Osp. Bambini di Palermo dalle 8:00 alle 17:00
Referente: Carmen Salamone cell 3389778006 Ass. IRIS   associazioneiris@libero.it
Associazione: IRIS   Associazione Siciliana Malattie Ereditarie Metaboliche

24/02/11

Carta dei diritti del malato

nightingale-florence2Carta dei diritti del malato
 
La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività.
La tutela della salute deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, utilizzando  le
risorse disponibili secondo criteri di equità, efficienza ed efficacia.
Il malato è al centro dell’organizzazione sanitaria, quindi deve essere in ogni modo agevolato nella fruizione dei
servizi garantendogli in primo luogo informazioni semplici e complete sui propri diritti e doveri.
La Carta dei Diritti del Malato ripropone e riassume principi già normati dalle leggi vigenti: non introduce, né
potrebbe introdurre obblighi ulteriori, limitandosi a richiamare in linguaggio accessibile una serie di principi, di
diritti e di doveri, chiamando in causa, in un’ottica di collaborazione e corresponsabilizzazione, tutti i diversi a-
tori del sistema sanitario, ciascuno nel proprio ruolo. 
Fonti principali della Carta dei  Diritti del Malato sono: Carta Costituzionale –  Legge833/78 – D.Lgs. 502/92 –
Legge Reg. 48/88   - Legge Reg. 16/86 – Legge 675/96 – D.P.R. 270/00 (Convenzione coi Medici di Medicina
Generale) – Direttive comunitarie –  

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23/02/11

Chi è l'Infermiere

nightingale-florence2Chi è l'Infermiere

L'infermiere è il professionista sanitario responsabile dell'assistenza infermieristica.
L'assistenza infermieristica si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale ed educativa. Le principali competenze e attività dell'infermiere riguardano dunque l'assistenza ai malati e ai disabili di tutte le età, la prevenzione delle malattie e l'educazione sanitaria.

L'assistenza infermieristica è una professione sanitaria dell'area delle scienze infermieristiche.
L'infermiere pertanto svolge con autonomia professionale le attività dirette alla prevenzione, alla cura e alla salvaguardia della salute individuale e collettiva; espleta le funzioni e ha le sue basi:
Profilo professionale norme che definiscono l'infermiere come unico responsabile dell'esercizio dell'assistenza infermieristica
codice deontologico che è la base del gesto professionale, della professionalità e del rispetto della persona.
Formazione e Pratica assistenziale i quali abilitano all'esercizio della professione.
L'infermiere partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività, in stretta collaborazione ed interazione con la Persona e la Famiglia, al fine di individuarne le potenzialità residue di collaborazione all'evento assistenziale.
L'infermiere dall'accurata analisi dei dati raccolti formula, per ogni attività di vita\categoria di bisogni, le diagnosi infermieristiche e formula i relativi obiettivi; pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche; agisce sia individualmente che in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali avvalendosi ove necessario dell'opera del personale di supporto. Educa la Persona, la Famiglia e gli educatori preposti alla salvaguardia della salute. Forma gli studenti ed i neo assunti nel rispetto delle competenze ed in accordo alle unità didattiche dei curricula formativi. Per obbligo etico e professionale si impegna al proprio aggiornamento professionale e rende disponibile le conoscenze acquisite per arricchire il bagaglio culturale del corpo professionale.

Florence Nightingale, concepiva il bisogno come necessità di controllare i fattori ambientali per garantire la salute
Hildegard E. Peaplu, ha concepito un processo interpersonale dove sia il paziente che l'infermiera hanno un ruolo ugualmente importante nell'interazione terapeutica, dando massima attenzione sotto l'aspetto psicologico del paziente
Lydia Hall, dichiara che il bisogno delle persone di cure infermieristiche qualificate aumenta man mano che diminuisce il bisogno di cure mediche
Virginia Henderson, dichiara che bisogna aiutare il paziente in modo che diventi autonomo e comprenda i meccanismi che lo rendono indipendente
Dorothea Orem, dichiara che l'infermiere debba intervenire solo in situazioni in cui il paziente non sappia gestire a se stesso
Faye Glenn Abdellah, si basa sul mantenimento ottimale di alcuni aspetti e tematiche
Joyce Travelbee, punta la sua teoria sul rapporto umano
Jean Watson
Evelyn Adam, basa la sua teoria sulla predisposizione, attuazione e valutazione del piano assistenziale.
Ernestine Wiedenbach, dichiara che l'azione infermieristica deve essere caratterizzato dalla solidarietà, dall'abilità e dalla comprensione verso una persona bisognosa di assistenza sanitaria.

Il passato

"Il prendersi cura" è stato un compito assolto quasi esclusivamente dalla donna che sin dall'era preistorica attraverso l'uso di erbe medicinali cercava di aiutare l'organismo a superare le problematiche di salute, di alimentazione, di crescita, di supporto psico-fisico.
In tutte le culture mondiali la donna è sempre stata una figura accanto alla persona sofferente. nei secoli successivi, il potere che acquisiva la donna-curante fece sì che esse fossero ingiustamente accusate di stregoneria ed i segreti delle cure passarono ai medici - rigorosamente uomini. La donna continuò l'accudimento ma senza capacità decisionale. era la carità che veniva esercitata dalle dame, nobildonne, suore,ecc..
Nel XIX secolo si deve a Florence Nightingale e alla sua solida cultura scientifica e umanistica il riconoscimento del ruolo fondamentale dell'igiene nella cura del malato e la gestione di tutti i bisogni di salute della Persona. Le infermiere anglo-sassoni elaborarono le teorie infermieristiche che hanno rivoluzionato l'approccio all'assistenza infermieristica e arricchito di un corpo di conoscenze tali da determinare l'approdo formativo alle università.
Dal 1976, per diventare infermiere, allora denominato Infermiere Professionale, era sufficiente frequentare un corso professionale di tre anni con programma didattico riconosciuto dall'Unione Europea al quale si poteva accedere con una scolarità di 10 anni (biennio di scuola media superiore).
Con legge del 19 novembre 1990, n. 341 - Riforma degli ordinamenti didattici universitari - Gazzetta Ufficiale 23 novembre 1990, n. 274, viene istituito, il “diploma universitario di primo livello in Scienze infermieristiche”.
Segue un breve periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo ordinamento didattico, ma nel '92, grazie al Decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n 502 - Riordino della disciplina in materia sanitaria - Gazzetta Ufficiale 30 dicembre 1992, n. 137, viene sancito il definitivo passaggio alla formazione universitaria. Diventa requisito obbligatorio il diploma di scuola secondaria superiore di secondo grado. Il titolo rilasciato al termine del corso è un “diploma universitario”.

BAMBINO IMMIGRATO

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BAMBINO IMMIGRATO - una sfida per gli infermieri di pediatria

Negli ultimi dieci anni il fenomeno della globalizzazione ha coinvolto sempre più la vita quotidiana degli Europei. L'Unione Europea sta includendo sempre più paesi e sta abbattendo le frontiere che da molto tempo limitavano il libero flusso di persone. Inoltre l'immigrazione dal Nord Africa  e dalle regioni settentrionali dell'Asia verso l'Europa Meridionale, ed in particolare verso l'Italia, sta costantemente aumentando. Gli Europei stanno sperimentando solo negli ultimi anni quello che altri paesi, come gli USA, conoscono già da molto tempo, ovvero la necessità di trasformarsi in una società multiculturale. L'integrazione tra le culture, le tradizioni e le religioni degli immigrati nel contesto europeo si è mostrata difficoltosa, a causa delle differenze nel modo di vivere, nei valori, nelle abitudini alimentari, nello stile di vita, nell'educazione e nel rapporto uomo-donna. Queste differenze portano spesso ad uno stato di isolamento degli immigrati, che cercano rifugio all'interno di un confine che li separa dalla società circostante. All'interno di tale confine viene valorizzato il paese d'origine ed i suoi valori fondanti. Allo stesso tempo gli immigranti devono anche affrontare spesso la presenza di molti pregiudizi da parte dei paesi che li ospitano. Nell'ambito dell'assistenza sanitaria, il rapportarsi con clienti di diverse culture ed etnie rappresenta un'importante sfida per i professionisti infermieri, i quali sono chiamati a dimostrare competenze professionali-relazionali in ogni circostanza ed attraverso ogni cultura.
Il quadro teorico dell'infermieristica transculturale è stato sviluppato per supportare gli Infermieri in questa importante sfida. Questa teoria è stata applicata con successo in quei paesi dove culture diverse convivono insieme da molto tempo. In Italia,paese multietnico soltanto di recente, l'infermieristica transculturale è un concetto relativamente nuovo ed i curricula dei corsi di laurea in Infermieristica solo sporadicamente dedicano spazio all'argomento. Questo fa si che la maggioranza degli infermieri italiani si trovano nella condizione di assistere dei pazienti stranieri senza avere il background ed il supporto derivanti da una struttura teorico-concettuale. Tale situazione può determinare il rischio di erogare un'assistenza infermieristica non rispettosa del background religioso e culturale dei pazienti curati. Questo può inoltre dare luogo sia ad un'un'appropriatezza ed a un'inadeguatezza dell'assistenza infermieristica, sia ad un senso di impotenza e frustrazione per gli Infermieri a motivo delle difficoltà nel processo comunicativo.

22/02/11

INFLUENZA

nightingale-florence2 Influenza, comunemente conosciuta come "l'influenza", è un'infezione virale altamente contagiosa del tratto respiratorio. Anche se l'influenza colpisce entrambi i sessi e di tutte le età, i ragazzi tendono ad avere più spesso rispetto agli adulti. La malattia ha anche un proprio stagione - da novembre ad aprile, con la maggior parte dei casi avviene tra fine dicembre ei primi di marzo.

Segni e sintomi

L'influenza è spesso confuso con il comune raffreddore, ma i sintomi influenzali sono generalmente più grave dei starnuti e tipici di un raffreddore.

I sintomi di influenza possono includere:

  • febbre
  • brividi
  • mal di testa
  • dolori muscolari
  • vertigini
  • perdita di appetito
  • stanchezza
  • tosse
  • mal di gola
  • naso che cola
  • nausea o vomito
  • debolezza
  • orecchio dolore
  • diarrea

I neonati con l'influenza può semplicemente apparire malato di colpo o "semplicemente non guardare a destra." L'influenza discusso in questa sede non è lo stesso ceppo di virus come l'influenza aviaria.

Durata

Dopo 5 giorni, febbre e altri sintomi sono di solito scomparso, ma un colpo di tosse e la debolezza potrebbe continuare. Tutti i sintomi di solito sono andato in una settimana o due. Tuttavia, è importante curare l'influenza sul serio, perché può portare a polmonite e di altre complicazioni pericolose per la vita, in particolare nei bambini, anziani e persone con problemi di salute a lungo termine.

Contagiosità

Diffusione di goccioline infette da virus che sono tossito o starnutito in aria, l'influenza è contagiosa. Le persone infettate con l'influenza sono contagiosi da un giorno prima di sentirsi male fino alla loro scomparsa dei sintomi (di solito circa 1 settimana per gli adulti, ma può essere fino a 2 settimane per i ragazzini).

L'influenza di solito si verifica in focolai di piccole dimensioni, ma epidemie tendono a verificarsi ogni diversi anni. Epidemie (quando la malattia si diffonde rapidamente e colpisce molte persone in un'area al tempo stesso) di picco entro 2 o 3 settimane dopo i primi casi si verificano

18/02/11

SCUOLA E DIABETE

SCUOLA  E DIABETE


domande generali sul diabete di tipo 1
 

Cosa è il diabete di tipo 1?
Il diabete tipo 1 è la più frequente malattia cronica dell’infanzia e dell’adolescenza. È conseguenza della distruzione delle cellule beta del pancreas (quelle che producono l’insulina). La mancanza di insulina determina nell’organismo l’incapacità di utilizzare lo zucchero che è la sua principale fonte di l’energia. Senza insulina questo zucchero, il glucosio, non può entrare nelle cellule (come se trovasse la porta chiusa)e si accumula nel sangue producendo iper- glicemia con gravi conseguenze per l’organismo. La terapia insulinica permette di normalizzare questa situazione.

Conosco diverse persone anziane con il diabete. È la stessa cosa?
No, il diabete che insorge nel bambino e nell’adolescente, chiamato diabete di tipo 1, è molto diverso da quello
molto più diffuso – che insorge nelle persone adulte e anziane e che si chiama diabete di tipo 2.
La persona con diabete di tipo 1 non produce più insulina e poiché senza insulina non si può vivere, deve assumerla totalmente dall’esterno (tramite le iniezioni), mentre chi ha il diabete di tipo 2 produce l’insulina, ma questa non funziona adeguatamente; questa condizione può essere curata con l’assunzione di compresse. Inoltre, l’esordio del diabete di tipo 1 è spesso improvviso, mentre nel diabete dell’adulto’ è graduale. La comparsa del diabete di tipo 1 non è legata alla presenza di sovrappeso o obesità e sedentarietà e il bambino (o ragazzo) con diabete ha un rischio cardiovascolare inferiore rispetto all’adulto con diabete di tipo 2. Insomma, si tratta di due malattie molto diverse.

Come si ‘prende’ questo diabete? È contagioso?
No, il diabete non è affatto contagioso. Non si tratta di una malattia infettiva. È caratterizzato quasi sempre da una mancanza d’insulina, perché le cellule che la producono sono state distrutte dal sistema immunitario, il quale, non riconoscendole più come proprie, le uccide come se fossero virus o batteri. Le cause della malattia non sono ancora note nel dettaglio, tuttavia è certo che concorrono sia fattori genetici che ambientali.

Come incide il diabete nella vita di un bambino o un ragazzo?
Ricordo un giovane che definì il suo diabete una ‘malattia di ragionamento’. È vero! La persona con diabete di tipo
1 può fare qualsiasi cosa, ma deve tenere tutto sotto controllo. Sa che alcune situazioni (come bere una bibita zuc- cherata, o uno stato febbrile) portano a un aumento della glicemia e richiedono, quindi, più insulina. Sa anche che l’esercizio fisico riduce il fabbisogno di insulina. Dovrà quindi controllare spesso la glicemia e prevedere le con- seguenze metaboliche di molte sue azioni e impara a farlo, sorprendentemente, già da piccolo. Chi vede il diabete dall’esterno è colpito dalle

La diagnosi infermieristica

La diagnosi infermieristica
Fare diagnosi significa studiare accu-
ratamente qualcosa allo scopo di deter-
minarne la natura, ma l’infermiere cosa
può diagnosticare?
Storicamente  gli  infermieri  sono  stati
formati a utilizzare le diagnosi mediche
per descrivere il loro centro di interesse
professionale  che  di  conseguenza  si
concretizzava  nell’applicazione  delle
prescrizioni  diagnostiche  terapeutiche
definite dal medico.
Pur  conservando  questo  ambito  di
attività  professionale  (il  DM  739/94
cita….  l’infermiere..  garantisce  la  cor-
retta  applicazione  delle  prescrizioni
diagnostico – terapeutiche..), l’infermie-
ristica      a   partire   dall’inizio   del
Novecento  si  è  costituita  a  scienza
rispondendo a tutti i requisiti epistemo-
logici previsti dalla filosofia della scien-
za e definendo il proprio specifico pro-
fessionale, ovvero l’infermiere si occupa
delle  risposte  che  le  persone  danno  al
proprio stato di salute.
Questa definizione ha portato l’infer-
miere a non occuparsi più della persona
solo  in  caso  di  malattia  (funzione  assi-
stenza  dalla  quale  l’infermiere  storica-
mente  e  socialmente  deriva)  ma  della
persona  e  della  sua  salute  (definita
dall’OMS ... non solo come assenza di
malattia  ma  come  completo  stato  di
benessere  psico  –fisico  e  sociale)

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