Il Codice deontologico degli infermieri non è una semplice
enunciazione di regole: è il vero e proprio vademecum della professione, come
questa deve svolgersi, come deve affrontare e risolvere i problemi, come deve
rapportarsi con i pazienti, i colleghi, le istituzioni, le altre professioni
Come la
professione sia a fianco di chi soffre e ha bisogno di assistenza e sia divisa
dalla politica.
E dopo dieci
anni dalla versione del 2009, si rinnova integrato con tutto ciò che riguarda
leggi, regolamenti, situazioni che si sono succedute negli anni e, soprattutto,
nuove responsabilità nel passaggio da Collegi a Ordini, ora enti sussidiari
dello Stato con la modifica di ruoli, responsabilità e capacità di intervento.
“Il nuovo
Codice – ha detto Barbara Mangiacavalli. presidente della
Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI),
il maggiore d’Italia con i suoi oltre 450mil iscritti -, approvato dai
102 presidenti nel Consiglio nazionale, rappresenta per
l’infermiere uno strumento per esprimere la propria competenza e la propria
umanità, il saper curare e il saper prendersi cura. L’infermiere deve
dimostrare di saper utilizzare strumenti innovativi per una gestione efficace
dei percorsi assistenziali e l’applicazione dei principi deontologici completano
le competenze e permettono all’infermiere di soddisfare non solo il bisogno di
ogni singolo paziente, ma anche quello del professionista di trovare senso e
soddisfazione nella propria attività.
Ed è una
guida e una regola per garantire la dignità della professione e per questo va
rispettato e seguito da tutti. Il Codice è per gli infermieri e degli
infermieri. Li rappresenta e li tutela e mette nero su bianco la loro promessa
di prendersi cura fatta da sempre ai cittadini”.
Tra le
maggiori novità dei 53
articoli (prima 51) che compongono il nuovo Codice ci sono quelle che
rispecchiano il nuovo ruolo dei professionisti sia a livello di management che
clinico, all’interno delle strutture sanitarie, sul territorio e anche nella
libera professione.
L’infermiere
“partecipa al governo clinico, promuove le migliori condizioni di sicurezza della
persona assistita, fa propri i percorsi di prevenzione e gestione del rischio e
aderisce alle procedure operative, alle metodologie di analisi degli eventi
accaduti e alle modalità di informazione alle persone coinvolte”. Inoltre, se
l’organizzazione chiedesse o pianificasse attività assistenziali, gestionali o
formative in contrasto con i propri principi e valori e/o con le norme della
professione, l’infermiere proporrà soluzioni alternative e se necessario si
avvarrà della clausola di coscienza.
Il nuovo
Codice inquadra la crescita professionale e prevede che l’infermiere agisce sulla
base del proprio livello di competenza e ricorre, se necessario, all’intervento
e/o alla consulenza di infermieri esperti o specialisti, presta consulenza
ponendo le sue conoscenze e abilità a disposizione della propria, delle altre
comunità professionali e delle istituzioni. Ma riconosce anche che
l’interazione e l’integrazione intra e interprofessionale sono fondamentali per
rispondere alle richieste della persona. E l’infermiere inoltre ha anche
l’obbligo di concorrere alla valutazione del contesto organizzativo, gestionale
e logistico in cui si trova la persona assistita e formalizza e comunica il
risultato delle sue valutazioni.
Novità rispetto a tutti i codici deontologici
precedenti e anche a quelli di molte altre professioni è che la
FNOPI, in oltre un anno di consultazioni, ha voluto seguire un iter complesso e
trasparente: una commissione ha messo a punto un testo che poi è andato alla
consultazione pubblica on line degli infermieri e di tutte le associazioni e
società infermieristiche per tornare di nuovo alla Commissione e agli Ordini
che l’hanno riassemblato.
Successivamente
sono cominciate le consultazioni con giuristi, eticisti, bioeticisti,
associazioni dei malati (praticamente tutte, riunite in gruppi per esaminare i
vari articoli e fare proposte visto che il Codice serve sì ai professionisti,
ma soprattutto alla tutela dei pazienti), rappresentanti ufficiali delle
religioni (cattolica, ebraica, islamica, buddista, shintoista ecc.). Infine, un
altro passaggio di messa a punto con la Commissione incaricata della stesura
del Codice e la presentazione al ministro della Salute, in quanto vigilante e
organo di tutela della professione, ma anche dei pazienti. Ha chiuso il ciclo
l’analisi e il voto finale dei presidenti dei 102 Ordini provinciali.
Un iter che
si segue per la prima volta nella stesura dei codici deontologici.
Diviso in
otto Capi, ognuno su un argomento che riguarda professione e/o assistenza, il nuovo Codice chiarisce il
dovere dell’infermiere di curare e prendersi cura della persona assistita, nel
rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza, delle sue scelte di
vita e concezione di salute e benessere, senza alcuna distinzione sociale, di
genere, di orientamento di sessualità, etnica, religiosa e culturale. E in
questo di astenersi da ogni discriminazione e colpevolizzazione nei confronti di
chi incontra nel suo operare.
Il Codice
mette in chiaro anche che l’Infermiere agisce in base del proprio livello di
competenza e ricorre, se necessario, alla consulenza e l’intervento di
infermieri esperti o specialisti. Nella sua consulenza mette a disposizione i
suoi saperi e abilità di comunità professionali e istituzioni. Partecipa al
percorso di cura e si adopera perché la persona assistita disponga delle
informazioni condivise con l’equipe, necessarie ai suoi bisogni di vita e alla
scelta consapevole dei percorsi di cura proposti e si impegna a sostenere la
cooperazione con i professionisti coinvolti nel percorso di cura, adottando
comportamenti leali e collaborativi con i colleghi e gli altri operatori.
Riconosce e valorizza il loro specifico apporto nel processo assistenziale.
Ben 11 articoli su 53 riguardano il rapporto diretto
con gli assistiti, dal dolore alla privacy, dall’assistenza ai minori alle
cure nel fine vita, fino al segreto professionale.
Tra i
compiti, il Codice prevede l’educazione sanitaria per i cittadini e la
promozione per loro di stili di vita sani, la ricerca e la sperimentazione, ma anche, per gli
infermieri, gli obblighi di formazione e di educazione continua, argomento
questo che per la prima volta entra a pieno titolo in un Codice deontologico.
L’infermiere
è garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono, se rileva privazioni o
maltrattamenti li segnala all’autorità competente e si attiva perché ci sia un
rapido intervento. E dal punto di vista professionale denuncia e segnala
assieme all’Ordine, l’abusivismo e le attività di cura e assistenza prive di
basi e riscontri scientifici e/o di risultati validati.
Non manca il
riferimento alla comunicazione: l’Infermiere, anche attraverso mezzi informatici
e social media, si comporta con decoro, correttezza, rispetto,
trasparenza e veridicità; tutela la riservatezza delle persone e degli
assistiti ponendo particolare attenzione nel pubblicare dati e immagini che
possano ledere i singoli, le istituzioni, il decoro e l’immagine della
professione.
Stabilite
anche le regole deontologiche della libera professione. Ad esempio, il “contratto di
cura” in cui si prevede che l’Infermiere, con trasparenza, correttezza e nel
rispetto delle norme vigenti, stipula con la persona assistita apposito
contratto di cura che evidenzi l’adeguata e appropriata presa in carico dei
bisogni assistenziali, quanto espresso dalla persona in termini di
assenso/dissenso informato rispetto a quanto proposto, gli elementi espliciti
di tutela dei dati personali e gli elementi economici.
Nelle
disposizioni finali, poi, il nuovo Codice raggruppa una serie di regole per il
decoro della professione e il rispetto delle norme fino a chiarire nero su
bianco che le norme deontologiche contenute nel Codice sono vincolanti per
tutti gli iscritti agli Ordini e la loro inosservanza è sanzionata dall’Ordine
professionale tenendo conto della volontarietà della condotta, della gravità e
della eventuale reiterazione della stessa, in contrasto con il decoro e la dignità
professionale.
In questo
senso fa anche un altro passaggio per superare l’ostacolo che ha creato
e crea problemi per altre professioni e che gli infermieri invece hanno
chiarito e risolto: l’infermiere che ricopra incarichi
politico-istituzionali persegue interessi pubblici generali, della collettività
tutta e non di parte, che siano individuali associativi o corporativi. Quindi
su di lui niente interventi dell’Ordine al di fuori di ragioni strettamente e
realmente professionali.
Redazione
NurseTimes
Allegato: NUOVO CODICE DEONTOLOGICO 2019
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