BB

>4pediatriapa Seguici su Facebook //12 Novembre Giornata mondiale contro la Polmonite // 14 Novembre Giornata mondiale del diabete // 17 Novembre Giornata mondiale dei nati prematuri // 20 Novembre Giornata universale del bambino //div>

04/01/14

FACCIAMO LA NANNA

clip_image002
FACCIAMO LA NANNA!


COS’ E’ IL SONNO?

Il sonno per il bambino è un momento indispensabile per recuperare le energie spese durante le attività della giornata (es nel pianto, nel movimento, nel gioco) e per favorire il suo sviluppo neuropsicologico. Non dovrebbe mai essere interrotto anche se è l’ora del pasto: il bambino si nutre non solo di cibo, ma anche di attenzioni, di rispetto e di amore.
QUANTO DORME UN BAMBINO?

Di solito, nel primo mese di vita un bambino dorme in 5-6 riprese,
circa 16-18 ore al giorno, mentre resta sveglio per circa 6 ore. Ma ogni neonato ha le sue necessità, alcuni riposano anche 20 ore al giorno, altri molto meno, alcuni dormono per intervalli lunghi, altri fanno sonnellini molto brevi. Questi comportamenti sono tutti nella norma e vanno rispettati.
Con la crescita le ore di sonno diminuiscono fino ad arrivare ad una media di 8-9 ore verso i 6 anni.
L’ATTIVITA’ ONIRICA DEL BAMBINO. I SOGNI COSA SONO?
Il sogno appartiene alla realtà interna del bambino, al suo mondo a quello che sta facendo, a come sta affrontando i piccoli e grandi problemi evolutivi.
Indica come egli sta entrando in contatto con la vita, attraverso quali emozioni. Mostra, spesso in forma simbolica, la realtà profonda della psiche di cui un genitore dovrebbe sempre tenere conto.
Le ricerche più recenti di neurofisiologia parlano di una attività onirica fin dai primi mesi di vita, secondo qualche autore fin dalla vita fetale.
Si è per esempio constatato che durante la gravidanza la mamma sogna di più, ed alcuni autori hanno avanzato l’ipotesi che negli ultimi mesi della gestazione e nei primi dopo il parto, lo stato di sogno della madre coincida con quello del bambino.
La ricerca è sostenuta dalla constatazione che anche i bambini neonati presentano, durante il sonno, certi rapidi movimenti dei bulbi oculari (sonno REM) che corrispondono a vere e proprie immagini sensoriali.
I sogni vengono percepiti dai bambini come una parte della realtà, come una continuazione della vita trascorsa di giorno.
COME FAVORIRE IL SONNO?
L’AMBIENTE
Assicuratevi che l’ambiente in cui dorme il bambino sia tranquillo, “disturbato” solo dai comuni rumori di casa ai quali il bambino deve abituarsi, evitando che quelli più forti, es. campanello, aspirapolvere, siano vicino a lui.
Di giorno non conviene oscurare mentre la notte è consigliabile eventualmente accendere solo una luce soffusa per differenziare il giorno dalla notte.
La temperatura, a riscaldamento acceso, non deve superare i 20 gradi e l’aria deve essere sufficientemente umidificata: umidità tra 40% e 60%.
Non ci deve essere fumo.
La culla è perfetta per il primo periodo di vita, quando il bambino ha bisogno di sentirsi in un posto che lo possa contenere e proteggere, poi dopo i primi mesi, è bene passare al lettino.
Il lettino non deve essere però troppo grande perché il bambino va a cercare un bordo su cui appoggiarsi. Non ci sia spazio quindi, tra le sbarre e il materasso. La biancheria deve essere pulita e asciutta e il cuscino sia piatto.
Finché il piccolo è in culla, deve stare nella camera dei genitori per prevenire le morti bianche.
Non ci siano giocattoli pericolosi durante il sonno es. appuntiti, piccoli, duri o con parti che si stacchino.
IL BAMBINO
Il neonato deve essere poco coperto e avere la testina libera.
Mettete il piccolo a dormire nella posizione supina (a pancia in su) quando è semiaddormentato ma ancora sveglio, perché è importante che il piccolo abbia, come ultimo ricordo prima di addormentarsi, la percezione di essere nella culla.
Non aspettatevi che si addormenti appena lo lasciate. In genere ci vogliono 20 minuti. Se piange cullatelo e coccolatelo…appena si calma riprovate a metterlo nella culla prima che si addormenti.
Non far dormire il neonato nel lettone, è pericoloso perché nel sonno potrebbe soffocarsi.
Non svegliatelo per cambiargli il pannolino. I piccoli possono ”sopravvivere” fino al mattino con il pannolino bagnato. Fanno eccezioni i bambini che presentano eritemi da pannolino o che si scaricano abbondantemente nella notte. Quando lo cambiate tenete allora la luce bassa e non stimolatelo con versi o suoni.
Alcuni bambini usano il ciuccio, altri il dito (meglio il ciuccio che può essere lasciato con più facilità), con lo scopo di ricavarne piacevoli sensazioni in quanto
per il bambino succhiare è un atto spontaneo.
Il succhietto, infatti, procura benessere e tranquillizza il bambino e può essere usato quando il piccolo non riesce ad addormentarsi perché è irrequieto. 
 
E’ invece sconsigliabile abusarne cioè metterlo in bocca al bambino costantemente, anche quando non lo richiede, oppure ogni volta che piange per “chiudergli” la bocca, senza neppure cercare di interpretare quello che vuole comunicare.
Dopo i 2 mesi diminuite i pasti durante la notte.
A 4 mesi spostatelo in un’altra cameretta e fate si che i contatti con il vostro bambino durante la notte siano brevi. Se piange stategli vicino, confortatelo con delle carezze e parole dolci, senza però sollevarlo dalla culla.
A questa età il bambino può iniziare a soffrire della cosiddetta “ansia da separazione”: può essere allora utile un gioco o un oggetto morbido (oggetto transizionale) che possa consolarlo e aiutarlo nel distacco. E’ importante porre sempre attenzione alla sicurezza del gioco.
Lasciate la porta della cameretta aperta perché possa sentire la presenza dei genitori durante la notte.
Di giorno, se inizia ad essere più ansioso nei momenti del distacco, rassicuratelo con il contatto fisico prendendolo in braccio più spesso.
Verso l’anno stabilite un rituale piacevole per quando è ora di dormire. Sebbene già dai primi mesi di vita sia bene procedere nello stesso modo nei preparativi della nanna, ora diventa più importante perché ai bambini piace la ripetitività.
Importante è però non farsi “ingabbiare” in una procedura sempre uguale: va bene la favola, ma questa può essere raccontata sia dal papà che dalla mamma.
Lo stesso vale per tutti i preparativi alla nanna.
Una volta messo nel lettino, il bambino deve rimanerci.
Se ha paura di addormentarsi, stategli vicino e rassicuratelo. Non sgridatelo.
 
Tutti i piccoli fanno 4-5 sogni per notte, alcuni belli, altri brutti. Non preoccupatevi quindi se il bambino di notte si muove o fa dei rumori con la bocca; durante il sonno spesso i bambini si muovono, agitano le braccia o le gambe. Ciò è assolutamente normale.
Passate il bambino dal lettino al letto quando ha 2 anni e mezzo, ma fatelo anche prima se ha già tentato di scavalcare le sbarre e ha rischiato di cadere.
Verso i due anni, se lo usa, è bene togliere il ciuccio del giorno e della notte, prima dei tre anni anche il pannolino.

Ad ogni cambiamento nella vita del bambino, come l’inserimento all’Asilo Nido, alla scuola materna o a quella primaria, è possibile che ci sia una ripercussione sul sonno.

Anche le tensioni familiari hanno una ripercussione sul sonno del bambino. Proteggete quindi i bambini dalle vostre piccole ansie quotidiane.

Il sonno nei primi anni di vita è molto variabile, non esistono regole fisse a riguardo. La migliore dimostrazione che il bambino ha dormito a sufficienza è data dal fatto che di giorno non è stanco o affaticato.

I sonnellini di giorno sono importanti per un bambino fino ai 3 anni che prima dorme anche di mattina e poi solo di pomeriggio.
Dopo i tre anni il pisolino viene sostituito da un momento di riposo, durante il quale il bambino si dedica ad attività tranquille per circa un’ora. Questo gli permette di recuperare energia.
Il consolidamento del ritmo veglia-sonno rappresenta uno dei principali obiettivi del bambino.
Non esistono differenze significative legate al sesso del bambino.
Un’emozionalità positiva è correlata ad un ritmo sonno-veglia meno frammentato.
Le coccole, per i bambini non sono un vizio, ma una rassicurazione affettiva, della quale ha un assoluto bisogno. Più un bambino si sentirà amato, più presto si sentirà sicuro e più sereno sarà il suo sonno.
I GENITORI (LINEE GUIDA)
I genitori devono rispondere ai bisogni affettivi e di crescita del bambino poiché il ritmo sonno-veglia viene “qualificato” dalla relazione bambino-genitore e influenzato dalle caratteristiche intrinseche del bambino.
Per aiutare il bambino ad acquisire un ritmo di sonno armonico, lineare ed equilibrato è necessario:
-Programmare la notte come tempo dedicato al sonno: le attività di gioco e di divertimento devono essere limitate alle ore diurne.
-L’orario di risveglio al mattino e di addormentamento la sera devono essere mantenuti costanti e, senza essere eccessivamente rigidi, devono essere regolari.
-Cogliere i segnali del sonno del bambino es: irritabilità, capricci ingiustificati, pianti…
-Non mandare a letto il bambino affamato, ma non continuare a dare cibo o bevande pensando di aiutarlo a dormire.
-Non lasciare il biberon nel letto del bambino pensando che lui possa “saziarsi” da solo e quindi riaddormentarsi.
-Evitare cibi e bevande che contengono caffeina.
-Evitare prima dell’orario della nanna giochi o attività che possano essere eccitanti ma privilegiare musiche dolci e ripetitive. Meglio se sono quelle che la mamma ha ascoltato in gravidanza perché il piccolo, già dal terzo mese di gestazione, inizia a sentire i suoni dell’ambiente.
-Raccontare una fiaba fa bene al bambino e ai genitori perché aiuta il contatto e il costruirsi di un legame affettivo. Se le fiabe sono scelte con cura, il bambino vi si riconoscerà e trarrà da esse degli stimoli per affrontare la sua crescita. I bambini amano che qualcuno racconti a loro delle fiabe. Alla sera, al piccolo, prima di addormentarsi basterebbe che il genitore gli leggesse l’elenco delle pagine gialle! Figuriamoci se gli racconta una storia!
-Evitare sonnellini lunghi nelle ore serali.
-Ricordarsi che a partire dagli 8-9 mesi il numero dei risvegli notturni subisce un aumento fisiologico in relazione alla fase di sviluppo chiamata “angoscia dell’estraneo”. E’ necessario tenerne conto stando accanto al bambino tranquillizzandolo ogni volta che ne avrà bisogno.
-Non somministrare farmaci per indurre il sonno.
COME FAVORIRE IL RISVEGLIO?
Dopo un buon sonno è importante che ci sia un buon risveglio; ciò significa che bisogna porre grande attenzione al modo in cui svegliate il vostro bambino.
Quando il bambino è molto piccolo rispettate il suo sonno e quindi anche il suo risveglio: non svegliatelo, ma aspettate che sia lui ad aprire gli occhi.
Il bambino si sveglierà quando avrà fame o quando sarà ben riposato.
Il risveglio, ad ogni età, sia sempre dolce, non abbiate mai fretta o un comportamento sgarbato verso il bambino.
Potete accompagnare il risveglio con una musica delicata (es.il suono della giostrina appesa al lettino) che permetta al piccolo di riprendesi dal sonno con tranquillità.
Quando è più grandicello cercate la sua collaborazione per definire insieme delle regole importanti ( es alzarsi, vestirti, far colazione ) .
Quando in una casa esistono delle regole, queste devono essere rispettate da tutti e devono essere condivise da mamma e papà.
Anche la mattina possono essere stabiliti dei rituali piacevoli che aiutino il bambino a cominciare bene la giornata: es un bacio, un abbraccio forte.
Non fategli fretta e non fatevi vedere tesi o impazienti. Se i tempi sono stretti, anticipate l’ora della sveglia per tutta la famiglia.
Non sgridate il piccolo prima di staccarvi da lui per tutta la giornata; se dovesse accadere ristabilite la pace e rassicuratelo sul vostro bene.
Premiate il comportamento corretto del bambino e, augurandogli buona giornata, ricordandogli che dopo il lavoro vi ritroverete ancora tutti insieme.
DISTURBI DEL SONNO
I disturbi del sonno nell’infanzia riguardano un bambino su tre ( Gaylor, 2005) e sono tra i problemi che destano maggiori preoccupazioni tra i genitori dei piccoli a causa delle ripercussioni che hanno sul contesto relazionale nella vita quotidiana e sul benessere generale della famiglia.
LA RESISTENZA AL SONNO
Interessa in genere i bambini di età superiore ai 2 anni che rifiutano di andare a letto, di dormire, di stare nella loro camera e che sono già in grado di uscire dalla cameretta.
Di solito si addormentano davanti alla TV con i genitori presenti o nel lettone. In una percentuale minore sono bambini che stanno in stanza, ma resistono a prender sonno. Fanno mille richieste, domande, proteste e pianti.
 
CAUSE:
Il bambino può avere difficoltà a separarsi dai genitori e dalle attività piacevoli in compagnia. Il sonno può sembrargli qualcosa di estraneo, al di fuori del suo controllo cosciente. Il tentativo è quello di rimanere alzato fino a quando i genitori non vanno a letto.
 
COSA FARE:
Creare una routine per il sonno, non rigida, ma prevedibile come fare il bagnetto, lavarsi i dentini, leggere una storia o parlare della giornata trascorsa.
E’ importante che tutto venga fatto con calma senza stress.
Entrambi i genitori prenderanno parte a tale rituale che non verrà tolto anche se il bambino si è comportato male durante la giornata.
Prima di lasciare il piccolo da solo nella sua cameretta e dopo l’ultimo bacio, chiedergli sempre:”Hai bisogno ancora di qualcosa?”
Premiate il comportamento del bambino se è stato tranquillo nella sua cameretta durante la notte.
RISVEGLIO PRECOCE
Ci sono bambini particolarmente mattinieri: si svegliano prima dei genitori (di solito verso le 5 o le 6 del mattino), sono in genere ben riposati e pronti a iniziare le attività. Scendono da soli dal letto o chiamano insistentemente perché altri si sveglino.
CAUSE:
La maggior parte dei bambini quando si sveglia ha dormito un numero sufficiente di ore e non è più stanco. Non si tratta di un capriccio: ciò può succedere perché il bambino è stato messo a letto troppo presto oppure, nel pomeriggio precedente ha fatto sonnellini troppo prolungati.
A volte il fabbisogno di sonno di quel bambino è inferiore alla media che, nei primi anni, è di 10-12 ore per notte.
In alcuni casi il risveglio è dovuto all’entrata della luce che filtra attraverso la tapparella.
Ma il piccolo può avere un risveglio precoce anche perché è stato abituato, in precedenza, a pasti mattinieri o ad infilarsi nel lettone dei genitori alle prime ore dell’alba.
COSA FARE:
Se il bambino ha già 4-5 anni stabilite delle regole dove dite al bambino che non può allontanarsi dalla sua stanza finché la mamma o il papà si alzano e che può giocare da solo fino al momento della colazione.
Premiate il bambino se riesce a stare in queste regole.
Se il bambino è piccolo cercate di lasciarlo nel lettino mettendogli vicino dei giochi “sicuri” che lui conosce bene tali da non incuriosirlo o eccitarlo.
Se piange rassicuratelo della vostra presenza, stategli vicina, ma senza alzarlo dal letto.
Riducete il tempo del sonnellino pomeridiano e ritardate l’ora del sonno di sera.
 
SVEGLIE NOTTURNE (INSONNIA)
Capita spesso, circa al 10-15% dei bambini, di svegliarsi ripetutamente nel corso delle notti e tutte le notti, fin dai loro primi giorni di vita. Spesso i genitori cercano di consolare il bambino offrendo del cibo o da bere o concedendo loro attenzioni per aiutarli a riprendere sonno.

CAUSE:
Le cause possono essere diverse anche se dobbiamo ricordare che tutti i bambini si svegliano parecchie volte di notte per sogni o altro, specie nel primo anno di vita ma per lo più poi si addormentano da soli.
Quelli che svegliandosi non vogliono più riaddormentarsi possono avere problemi di alimentazione o soffrire di ansia da separazione, oppure hanno genitori troppo oppressivi ed incombenti.
Il pianto al risveglio notturno è più frequente se i bambini percepiscono che può avere un tornaconto, per esempio giocare, essere portati in giro per la casa o essere coinvolti in qualsiasi altra cosa che prolunghi il contato con i genitori.
Anche allattare il piccolo di notte per farlo dormire fa sì che l’ultimo ricordo del bambino prima di addormentasi sia succhiare. Ciò porta il bambino a pensare che l’unico sistema per riprendere sonno sia quello di attaccarsi al seno.
COSA FARE:
Eliminare gradualmente i pasti notturni.
Adagiate il bambino nel lettino quando tende ad addormentarsi, ma è ancora sveglio perché è bene che il piccolo di addormenti da solo anche se voi sarete comunque presenti.
Se il bambino si alza nel lettino, lasciatelo stare, non tentate di metterlo disteso, salterà su come una molla ogni volta che voi tenterete di allontanarvi. Se insisterete subito a metterlo disteso, tutto si trasformerà per lui in un gioco. Agite con calma e fermezza e lui saprà distendersi nel lettino da solo.
Con il bambino che piange per angoscia (ansia da separazione tra i 6 mesi e i 2 anni), stategli vicino per calmarlo con una mano sul suo corpo. Parlategli solo inizialmente poi rimanetegli accanto in silenzio. Offrite al bambino un oggetto consolatorio con il quale si sente sicuro.
Di giorno copritelo di coccole. Giocate con il bambino a nascondino o a sparire improvvisamente e ricomparire poco dopo. Le ansie di separazione possono essere attutite con piccole attenzioni durante il giorno.
DORMIRE NEL LETTONE
In generale è bene che il vostro bambino non dorma nel lettone, se gli lasciate prendere l’abitudine è poi difficile tornare indietro.
Dormire nel lettone non risolve i problemi del sonno del piccolo. Il bambino non ha bisogno di dormire nel letto dei genitori per essere sicuro e felice; le insicurezze e i timori dei piccoli possono essere soddisfatti durante il giorno.
 

CAUSE:

Spesso tenere il bambino nel lettone è un bisogno del piccolo quanto dei genitori di averlo vicino, specialmente se lo si vede solo per qualche ora di sera, dopo il lavoro. A volte è un “metodo” utilizzato per risolvere i problemi di insonnia del piccolo o di resistenza all’addormentamento: il genitore lo porta nel lettone per farlo addormentare e lì ci resta per tutta la notte.

COSA FARE:
Se il bambino è già abituato a dormire nel vostro letto e ha un’età che vi può comprendere, comunicate al piccolo la nuova regola: ”Sei troppo grande per dormire ancora con noi. Da stanotte starai nel tuo lettino”. Siate fermi e decisi, ma non aggressivi. Una volta nel lettino stategli accanto per tranquillizzarlo con una mano sul suo corpo. Parlategli dolcemente ricordandogli che è “un bambino bravo e grande”, poi state in silenzio in attesa che si addormenti.
Se siete addormentati mentre striscia nel lettone, riportatelo non appena ve ne accorgete, restate con lui per qualche momento e poi lasciatelo.
Aspettatevi qualche capriccio, i bambini lo fanno quando non riescono ad averla vinta.
 
INCUBI E TERRORI NOTTURNI (PAVOR NOCTURNUS)
I terrori notturni sono episodi di paura intensa che colpiscono il piccolo nelle prime ore di sonno; durano alcuni minuti (da 5 a 15 minuti) e interessano i bambini da 1 a 8 anni e anche altre; scompaiono in adolescenza.
Il bambino in preda al terrore non è cosciente, ha gli occhi sbarrati e guarda nel vuoto, a volte straparla; comunque non si sveglia nemmeno se chiamato, ma sprofonda di nuovo nel sonno dopo la crisi, senza ricordare nulla il giorno dopo.
Gli incubi sono fenomeni analoghi, con la differenza che portano al risveglio del bambino, il quale in preda alla paura piange o si lamenta finché non viene consolato. I bambini più grandi imparano a fronteggiare da soli la paura; spesso la mattina successiva, conservano un ricordo abbastanza vivido del sogno spaventoso.
 
CAUSE:
Ognuno di noi sogna dalle 4 alle 5 volte per notte.
Certe volte i sogni sono belli altre sono brutti. I sogni aiutano la mente a elaborare eventi complicati o informazioni attraverso le emozioni.
Il contenuto dei sogni di solito è correlato con il processo dello sviluppo.
I terrori notturni e gli incubi sono legati ad angosce relative alla fase evolutiva che il bambino sta attraversando (angosce di separazione, paura dell’estraneo, timori relativi alla scuola…); incubi frequenti possono essere inoltre provocati da spettacoli o film violenti visti in tv.
 
COSA FARE:
Rassicurare e cullare il piccolo senza svegliarlo quando è in preda ad un incubo o a un terrore notturno. Anche se non è cosciente parlategli dolcemente per tranquillizzarlo; egli percepirà la voce familiare e si rassicurerà.
Se è sveglio spiegategli che ha fatto un brutto sogno; sedetevi sul letto accanto a lui per calmarlo.
Siate disponibili a lasciare la porta aperta (non chiudete mai la porta del bambino che è angosciato), tenete accesa la luce se ha paura del buio.
Aiutate il vostro bambino a parlare di giorno dei brutti sogni fatti la notte.
Se l’incubo si ripete più volte identico, aiutate il bambino ad immaginare un lieto fine al sogno avuto. Incoraggiatelo a pensare ad un personaggio forte e buono che possa aiutarlo ad avere la meglio sulla situazione negativa.
Potete incoraggiarlo a disegnare la storia sognata con una conclusione positiva.
Lavorare intorno ad un brutto sogno, spesso servono più conversazioni sull’argomento.
Proteggete i vostri figli dagli spettacoli o dai film in tv che incutono paura.
Vegliate in caso di feste di compleanno o altro, specie se i ragazzi si recano in casa di altri.
SONNAMBULISMO
Il bambino sonnambulo cammina nel sonno, ha gli occhi aperti ma inespressivi, non ha movimenti coordinati come da sveglio ma può compiere atti semivolontari come vestirsi e svestirsi, aprire e chiudere le porte, accendere o spegnere la luce.
L’episodio può durare da 5 a 20 minuti.
Si può parlare di sonniloquio quando il piccolo parla nel sonno, a volte in modo comprensibile, altre in modo stravagante.
 
CAUSE:
Il sonnambulismo si presenta di solito in età compresa tra i 4 e i 15 anni. Ha caratteristiche ereditarie e può interessare il 15% dei bambini. Si manifesta entro le prime due ore dall’addormentamento e sparisce nel corso dell’adolescenza.
 
COSA FARE:
Durante la crisi il bambino non deve essere svegliato; cercate di riportarlo gentilmente a letto ma prima portatelo in bagno perché potrebbe avere bisogno di fare la pipì, poi guidatelo in cameretta.
L’episodio potrebbe concludersi nel letto.
Se sta parlando nel sonno naturalmente non svegliatelo per chiedergli cosa sta dicendo o con chi ce l’ha.
Sebbene raramente possono accadere incidenti, proteggetelo comunque non facendolo dormire su un letto a castello, disponendo cancelletti all’inizio delle scale e chiudendo bene la porta di casa.
Di sera fate in modo che il bambino non sia mai troppo stanco ed esausto perché in tali condizioni è più facile che si manifesti il sonnambulismo.
Fatelo coricare ad orari ragionevoli.
SONNOLENZA
La maggior parte dei bambini quando è ammalato dorme più a lungo del solito senza che ciò indichi una malattia di particolare gravità. Questo fatto aiuta il bambino a combattere la malattia e gli facilita il recupero.
Diverso è il caso del bambino che appare confuso e poco presente da sveglio o che è molto difficile svegliare quando è addormentato. In tal caso è bene consultare immediatamente il medico.
PIPI’ A LETTO (ENURESI)
Si parla di enuresi notturna quando l’uscita involontaria di urina durante il sonno si verifica più di una volta al mese. Si tratta di un problema molto comune, si verifica nel 40% dei casi fino ai 4 anni, nel 20% fino ai 5 anni, nel 10% fino ai 6 anni e nel 3% addirittura fino ai 12.
Il problema scompare con l’adolescenza e non c’e’ da preoccuparsi fino ai 6 anni.
L’enuresi può essere primaria quando il bambino non ha mai acquisito il controllo sfinterico in età in cui il dovrebbe esserci almeno durante il giorno (3 anni).
Si parla di enuresi secondaria quando il bambino, dopo aver raggiunto il controllo (almeno per qualche mese), lo perde di nuovo.
CAUSE:
Nell’enuresi primaria la maggior parte dei bambini ha una vescica immatura, piccola su base ereditaria, non riesce a trattenere l’urina nella quantità prodotta la notte. Inoltre questi bambini non si svegliano allo stimolo della vescica piena.
Raramente è presente un disturbo fisico e sarà il pediatra, nel dubbio a farvi eseguire gli accertamenti necessari. L’enuresi comunque è destinata a guarire.
Nell’enuresi secondaria il disturbo ha una valenza psicologica.
Solitamente trae origine da un’educazione sfinterica troppo precoce, spesso ottenuta con un controllo costante e con continue sollecitazioni a fare pipì.
Il bambino che all’inizio si sottomette a tale condizionamento passivo, in un periodo evolutivo successivo può arrivare ad utilizzare l’enuresi come un mezzo per comunicare ai genitori il proprio disagio. Sono bambini ai quali è stato chiesto molto in termini di prestazione che, riprendendo a bagnare il letto ottengono di ritornare ad una condizione di dipendenza in cui i genitori si prendono in cura di loro.
COSA FARE:
Se il bambino è sotto i due anni di età non assillatelo con il problema della pipì, proponetegli il vasino perché ne prenda confidenza senza pretendere che faccia la pipì ogni volta.
Dopo i due anni cercate di motivare il bambino chiedendo la sua collaborazione.
Non punitelo e non umiliatelo (i nomignoli sono da evitare!) e nemmeno ingaggiate una battaglia con il bambino perché si controlli. Cercate invece di tranquillizzare il bambino e siate disponibili a parlare con lui.
Durante il giorno fatelo bere spesso poiché più liquidi assume più produrrà pipì: tanta urina favorirà la dilatazione della vescica, mentre nelle due ore prima di andare a letto il bambino dovrebbe bere non più di mezzo bicchiere d’acqua.
Gratificate il bambino se di notte non si è fatto la pipì addosso, ma reagite in modo gentile quando il bambino si bagna. L’atteggiamento punitivo non fa altro che rimandare nel tempo la risoluzione del problema.
 

Rassicuratelo quando l’enuresi ricompare associata ad eventi esterni ed ansiogeni (enuresi secondaria), ad es. l’inizio dell’anno scolastico, la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori.

Non pretendete dal bambino una risoluzione immediata del problema, lavorate per togliere le ansie da prestazione che spesso manifestano i bambini con enuresi secondaria e rassicuratelo sulla gratuità del vostro bene.

Spesso sono bambini che durante il giorno devono controllarsi e comportarsi da “bravi ometti” mentre la notte si rilassano, si lasciano andare, liberando, oltre le tensioni, anche la pipì.

LA PAURA DEL BUIO

La paura è un sentimento naturale dell’infanzia. E’ importante perché aiuta il bambino a proteggersi nelle varie circostanze, ma è anche un limite perché può bloccarlo davanti a delle azioni da compiere.
Molto spesso nelle paure dei figli si possono riscoprire quelle dei genitori.
Le paure sono legate ad un senso di inquietudine interiore (ansia) ed esteriore (tremori, pallori), causano disturbi del sonno e ingenerano nel bambino dei comportamenti che hanno lo scopo di trattenere a sé il più possibile i genitori.
CAUSE:
La paura del buio nasconde la paura ben più profonda dell’abbandono: quando tutto è scuro il bambino teme che arrivino delle figure spaventanti e che i genitori siano andati via per non tornare più. I bambini si sentono soli e non protetti;
per loro è una catastrofe.
COSA FARE:
E’ importante che il bambino possa parlarvi della sua paura e che senta la vostra vicinanza empatica che lo capisce e lo rassicura. Ciò che al bambino serve per combattere la paura è calore, sicurezza, appoggio.
La vicinanza fisica ed emotiva con il bambino non è un vizio, ma un investimento per il futuro. I genitori forti “fanno scappare” i mostri sotto il letto del bambino; i piccoli devono potersi fidare della mamma e del papà.
 

LE VACANZE

Le vacanze possono essere l’occasione giusta per recuperare un contatto più profondo e più stabile in famiglia e con il proprio bambino.

Tenete conto dei ritmi di vostro figlio, ma siate anche flessibili nel gestire i tempi della nanna. Si tratta di comportarsi con buon senso per il benessere di tutti i componenti della famiglia.


Fonte dal Web













































































































































































Nessun commento:

Posta un commento