In un documento consegnato oggi ai sindacati, Ministero e Regioni "svelano" il metodo usato per ridisegnare le nuove competenze delle professioni sanitarie. La competenza è la sintesi di tre componenti: la conoscenza, l'abilità/capacità, il comportamento (o modo d’agire).
Nessun mansionario. L’obiettivo del tavolo Ministero-Regioni è di ridefinire le competenze sanitarie valorizzando conoscenza, abilità e capacità di azione delle professioni sanitarie.
Lo chiarisce il tavolo stesso, in un documento presentato oggi alle organizzazioni delle professioni sanitarie. L’elaborazione del documento era stata concordata con le stesse nel corso di precedenti incontri in cui le organizzazioni professionali avevano sollevato dubbi sul metodo di lavoro utilizzato dal tavolo Ministero-Regioni per la bozza di documento che ridefinisce le competenze degli infermieri e manifestato, in particolare, il timore che quel documento, anziché valorizzare il ruolo dei professionisti, finisse per rappresentare un nuovo Mansionario, altrettanto rigido e altrettanto limitativo delle capacità professionali.
Non è questo l’obiettivo, ha chiarito fin da subito il tavolo Ministero-Regioni, che per fugare ogni dubbio oggi ha presentato questo documento sottolineando che per “ competenza” si intende fondamentalmente “la sintesi di tre componenti: la conoscenza, cioè l’ambito del sapere concettuale; l’abilità/capacità (o Skill), cioè l’aspetto operativo della competenza, il mettere in atto i principi che appartengono alla conoscenza; il comportamento (o modo d’agire), cioè la parte relativa al modo di eseguire le attività che incide sui rapporti con gli altri e sull’efficacia della mobilitazione dell’intera competenza stessa”.
Queste tre componenti, spiega il tavolo tecnico, “sono strettamente legate tra loro e vanno a costituire gli ambiti complessi del saper agire. La competenza, viene quindi messa in atto in un determinato contesto per raggiungere un determinato scopo e costituisce il valore aggiunto del professionista in una specifica situazione lavorativa”.
FONTE: http://www.quotidianosanita.it/
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