Trasferimento al centro di diabetologia per adulti
Il passaggio del fanciullo prepubere diabetico dal diabetologo pediatra al diabetologo dell'adulto dovrebbe avvenire, secondo gli accordi previsti dal SSNN, tra i 12 e i 14 anni. L'uso del condizionale è di fatto necessario perché raramente tale trasferimento avviene regolarmente in quell'arco di tempo; più spesso accade che il pediatra, di fronte alla lunghissima cronicità del diabete infanto giovanile, sia spinto ad assistere il fanciullo ben oltre l'età prepubere, oltre l'adolescenza, fin quasi all'età adulta (1). Alla base di questo frequente comportamento sottostanno diversi fattori: il pediatra, con il quale si è stabilito un legame affettivo talvolta tenace, è spesso riluttante ad abbandonare il piccolo paziente, ormai cresciuto, nelle maglie dell'assistenza dell'adulto, conscio di quali effetti potranno avere su di lui sia il confronto continuo con i diabetici adulti, in cui si è spesso già avuta la comparsa di complicanze, sia la frammentazione, la perdita di individualità del giovane, immerso improvvisamente in una realtà, quella dell'assistenza diabetologica all'adulto, nella quale diviene "solo uno dei tanti" (2, 3).
Al distacco della figura dello specialista pediatra che lo ha seguito fin dall'esordio della malattia, e la proiezione, non desiderata, nell'universo del diabete dell'adulto, si associano le tematiche tipiche della crisi adolescenziale: improvvisamente compaiono l'opposizione e il rifiuto della malattia e dei suoi gestori (genitori e medico), improvvisamente il diabete fino ad allora ben compensato "impazzisce" (4, 5, 6, 7, 8). È in questo fragile equilibrio che si inserisce, e gioca la funzione più importante, la figura del diabetologo dell'adulto che dovrebbe essere in grado di comprendere il travaglio psicologico del giovane paziente e ottenere con lui un rapporto fiducioso e duraturo nonostante gli atteggiamenti spesso provocatori che quest'ultimo assume (2). Al medico spetta ancora il compito di saper valutare quando intervenire con fermezza e quando interrompere il discorso preferenziale, sino ad allora instaurato con i genitori, alla ricerca del colloquio franco con il diretto interessato, per orientare la sua naturale e attesa spinta all'autonomia, sdrammatizzare le sue preoccupazioni e fugare i timori eccessivi riguardo la malattia e le complicanze, favorire una programmazione costruttiva della propria vita di individuo adulto e diabetico (5).
Il Gruppo di Studio del Diabete Infanto Giovanile della Società Italiana di Diabetologia(SID), comprendente internisti e pediatri coordinati dal Prof. Giuseppe Chiumello dell'Ospedale S.Raffaele di Milano, ha di recente affrontato e posto come suo primo obiettivo il problema del passaggio del giovane diabetico dal pediatra al diabetologo dell'adulto, alla ricerca di comuni protocolli diagnostici e assistenziali che integrassero e armonizzassero i due ruoli assistenziali: dall'intensa attività svolta dal Gruppo nel corso del primo anno di lavoro (1989) è scaturito un documento che prevede varie fasi operative del passaggio (cartella clinica comune, protocolli terapeutici, educativi, alimentari da utilizzare congiuntamente) e del successivo follow-up; tale documento è stato presentato alla comunità diabetologica nazionale in occasione dell'ultimo congresso di Pisa della SID del maggio 1990.
Ecco in breve alcune linee-guida dal Gruppo SID:
a) | il trasferimento dovrà avvenire in modo graduale, in maniera non traumatica e tenendo conto delle realtà locali, (numero di soggetti seguiti dal centro pediatrico e da quello dell'adulto, coesistenza o meno dei due centri nella stessa struttura ospedaliera, tipo di rapporto tra i medici dei due centri, ecc.) |
b) | l'età in cui attuare il passaggio non dovrà essere necessariamente un'età fissa, ma oscillerà tra i quindici e i venti anni, a seconda delle abitudini e delle necessità dei pazienti. In pratica il passaggio potrebbe avvenire secondo le seguenti modalità:
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Attualmente è già in via di sperimentazione da alcuni anni in Sardegna (presso l'Unità di Studio e Prevenzione delle Complicanze del Diabete del Centro per lo studio delle Malattie Dsmetaboliche e l'Arteriosclerosi (CMD). diretto dal Prof. Sergio Muntoni e operante in collaborazione con l'ambulatorio di Diabetologia Pediatrica della Divisione di Pediatria diretta dal Prof. Mario Silvetti, ambedue dell'ospedale S.Mchele di Cagliari) un progetto di cooperazione tra diabetologi pediatri e dell'adulto, al fine di definire linee comuni con le quali gestire, in modo meno traumatico e più proficuo per i pazienti, il momento del loro passaggio dall'assistenza pediatrica e quella internstica e per meglio intervenire sulle complicanze (9, 10). Infatti, se oggi si accetta come di primaria importanza nella loro genesi il buon controllo metabolico della malatta (che agirebbe comunque su un pattern genetico predisponente) (11), è evidente dalla loro storia naturale come esse, giunte a un certo punto della loro evoluzione (punto di non ritorno), si rendono autonome dal fattore metabolico e, pertanto, non siano più arrestabili con i comuni presidi terapeutici diabetologici. Data la loro lunga latenza esse sono generalmente assenti nel bambino e fanno la loro prima apparizione dopo la pubertà (12, 13). Da questo punto di vista l'adolescenza è da considerarsi un fattore di rischio qualora non vengano soddisfatte le esigenze di salute, con possibili ripercussioni lungo tutto l'arco della vita successiva.
È evidente come una efficace prevenzione delle complicanze possa essere realizzata solo prima del raggiungimento del punto di non ritorno o, meglio, prima della loro stessa comparsa col perseguimento del miglior controllo metabolico sin dall'età pediatrica (14). Il CMD e la Divisione di Pediatria di Cagliari hanno studiato attentamente e attuato un protocollo comune terapeutico e assstenziale che rcalca le linee della Commissione SID, dell'American Diabetes Association ( (15) e della British Paediatric Association (1, 9). Un approccio siffatto presenta naturalmente vantaggi e svantaggi: da un lato infatti si promuovono così nei giovani una maggiore autonomia dai genitori e una maggiore responsabilizzazione, talvolta risolvendo positivamente una situazione di passiva tolleranza da parte del ragazzo con un approccio più attivo e realistico alla malattia, dall'altro si creano le condizioni per la comparsa di un insieme di problemi relazionali con i nuovi medici che spesso si manifestano con il rifiuto di schemi insulinici intensivi, delle eventuali modifiche delle tecniche d autocontrollo e autogestione - che possono arrivare alla sospensione completa dell'autocontrollo e della terapia insulinica ("suicidi temporanei" o "chetoacidosi tautologiche" di Marigo) (15), e che comunque non necessariamente si traducono in disturbi psicosociali nell'età adulta (5), dato che in precedenza veniva sovente adotto dai pediatri per non applicare nel bambino i criteri di autocontrollo e autogestione richiesti negli adulti (6). Si tratta comunque di event che non possono essere vitati, ma semplicemente "gestiti" con minor ansia da parte del paziente e minor "improvvisazione" da parte del medico (17).
L'aver affrontato lo "snodo" del passaggio di consegne tra specialisti pediatri e dell'adulto inoltre non esaurisce il problema dell'adolescente diabetico che, n quanto individuo con lunga attesa di durata di malattia proiettato verso l'età adulta, necessita, come già visto, di periodiche consulenze volte al fine di controllare e possibilmente prevenire la comparsa delle temibili complicanze a lungo termine. Il passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza e all'età adulta nfatti comporta profondi mutamenti ormonometabolici, così come la maturazione di sistemi enzmatic fino ad allora parzialmente funzionanti attiva vie metabolche recentemente indivduate come probabili corresponsabili dello sviluppo delle complcanze (steroidi sessuali e suoi effetti sull'attività della via dei polioli, modficazione del collagene, aumentata permeabilità vascolare, diminuizione dellla sensibilità dell'organismo all'azione insulinica tipica della fase puberale, etc.) (13, 18, 19, 20).
È perciò necessario attuare molto precocemente un programma di diagnosi e prevenzione delle complicanze nel diabetico, grazie all'individuazione di marcatori precoci delle stesse, nello spirito di quello che Mogensen e altri autori hanno definito come "Complcation Detection Program" (21, 22). Il diabetologo sarà affiancato in questo compto da un'équipe plurispecialistica (oculista, nefrologo, neurologo, cardiologo) ai quali invierà periodicamente i propri pazienti per consulto almuno una volta in un anno mentre egli stesso potrà valutare opportunamente il grado di controllo della malattia servendosi di parametri ematochimici (HbA1c, fruttosamine, assetto lipidico, microalbuminuria, etc.) e tests funzionali (ipotensione ortostatica, biotesiometro, etc.) ormai sufficientemente standardizzati, e su tali parametri impostare il più precocemente possibile l'approccio terapeutico più corretto atto alla prevenzione delle complicanze (14, 1).
Un cenno a parte merita l'adolescente diabetica che spesso presenta irregolarità mestruali (da gestire con lo specialista ginecologo e/o endocrinologo) ma che soprattutto ha necessità di precise informazioni sull'uso di corretti metodi contraccettivi e, qualora lo desiderasse, su come programmare e gestire una gravidanza, rendendo indispensabile la stretta collaborazione con lo specialista ginecologo.
Letture raccomandate
- Pavan L.: L'adolescenza come momento di crisi e di trasformazione maturativa. In "Argomenti di Clinica Psichiatrica" Ed. Cleup, Padova 1986.
- Lestradet H., Besse J., Grenet P.: Le diabé de l'enfant et de l'adolescence. Ed. Libraire Maloine, Paris 1968.
- Laron Z. and Karp, Petah Tikva: Future Trends in Juvenile Diabetes. Therapy and Research. Pediatric and Adolescent Endocrinology vol 15, Karger, 1986.
- Laron Z. and Galatzer A.: Psychological Aspects of Diabetes in Children and Adolescents. Pediatric and Adolescent Endocrinology, vol. 10, Karger, 1982.
- Laron Z. and Galatzer A.: Recent Progress in Medico-Social Problems in Juvenile Diabetics.Pediatric and Adolescent Endocrinology, vol. 11, Karger, 1983.
- WHO/IDF: Diabetes Mellitus in Europe: a problem at all ages in all countries. A model for prevention and self care. The Saint Vincent declaration. Giornale taliano di Diabetologia, vol. 10 (Supplemento), 1990.
Bibliografia
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- Pless I.B., Heller A., Belmonte M., Zvagulis I.: Expected diabetic control in childhood and psychosocial functioning in early adult life. Diabetes Care, 11:387, 1988.
- Laron Z., Galatzer A. (Eds.), Psychological Aspects of Diabetes in Children and Adolescents. Paediatric and Adolescent Endocrinology, vol. 10, Karger AG, Basel (CH), 1982.
- Laron Z., Galatzer A. (Eds.), Recent progress in Medico Social Problems in Juvenile Diabetics. Paediatric and Adolescent Endocrinology, vol. 11, Karger AG, Basel (CH), 1983.
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- Mogensen C.E., Christensen C.K., Vigstrup J.: Early microalbuminuria, glomerular hyperfiltration and late nephropathy and proliferative retinopathy. Diabetic Nephropaty, 5:37, 1986.
- The 7th International Symposium on late prognosis of juvenile onset diabetes, Diabetes in the Young (bulletin of ISCD), 18:3, 1988,
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