Vaccinazioni dell'infanzia
Esistono molte ragioni per cui è importante vaccinare i bambini.
Innanzitutto, perché, grazie alle vaccinazioni è possibile proteggere questa popolazione, particolarmente fragile, da infezioni gravi o che, in alcuni casi, possono avere gravi complicanze.
Inoltre, le vaccinazioni consentono di prevenire la comparsa di infezioni che, se contratte in età adulta, possono causare serie conseguenze.
Infine, grazie alle vaccinazioni dell’infanzia è possibile produrre un vantaggio sociale, cioè la progressiva eliminazione delle malattie che sono oggetto di vaccinazione.
I vaccini sono prodotti efficaci e sicuri, che, come tutti i farmaci, devono seguire un rigoroso iter di valutazione, prima di essere messi in commercio. Studi scientifici ne valutano l’efficacia e gli eventuali rischi. Una volta resi disponibili, poi, sono oggetto di una attenta sorveglianza degli effetti collaterali.
La tempistica e l’elenco delle vaccinazioni offerte attivamente e gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale sono contenuti nel calendario vaccinale, il cui ultimo aggiornamento è contenuto nel Piano nazionale prevenzione vaccinale 2012-2014.
In Italia, nel passato, si è inteso garantire il diritto alla prevenzione vaccinale per tutti i bambini nati in qualsiasi parte del nostro territorio. Tale garanzia è stata ottenuta con l’introduzione dell’obbligo vaccinale, che, al pari dell’obbligo scolastico, ha imposto la creazione di sedi vaccinali presenti in modo capillare sul territorio e l’offerta gratuita delle vaccinazioni.
Vaccinazioni obbligatorie :
In Italia sono obbligatorie per tutti i nuovi nati le vaccinazioni contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B.
Difterite
La difterite è una malattia infettiva provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae che può infettare le vie aeree superiori e a volte la pelle. Il batterio produce una tossina, responsabile di gravi complicanze a carico del cuore, dei nervi e dei reni. In assenza di un trattamento tempestivo, l’infezione può uccidere il 5-10% o delle persone che la contraggono e in molti casi, nei sopravvissuti, possono residuare danni permanenti a carico di cuore, reni, sistema nervoso.
La difterite è ancora endemica in molti Paesi in via di sviluppo, mentre, grazie alla diffusione della vaccinazione, l’ultimo caso di difterite in età pediatrica in Italia risale al 1995.
Il vaccino antidifterico è costituito dalla tossina difterica, resa innocua mediante procedimenti chimici, che conservano però la sua capacità di stimolare la produzione di anticorpi protettivi.
Il calendario vaccinale prevede 3 dosi nel primo anno di vita (al 3°, 5° e 11-13° mese), seguite da 2 richiami, rispettivamente a 5-6 anni, e tra 11 e 18 anni. Ulteriori richiami sono raccomandati a cadenza decennale.
Tetano
Il tetano è provocato dalla tossina prodotta da un batterio, il Clostridium tetani, che provoca una paralisi a partire da viso e collo, fino agli arti passando per torace e addome. L'infezione si contrae attraverso la contaminazione di tagli o ferite con le spore del batterio.
In assenza di un adeguato trattamento, la malattia può essere letale nel 30-50% dei casi.
Grazie alla vaccinazione antitetanica, i casi di i tetano in età pediatrica o adolescenziale in Italia sono diminuiti drasticamente, mentre persistono ancora casi in persone anziane non vaccinate.
Il vaccino antitetanico è costituito dalla tossina tetanica resa innocua mediante procedimenti chimici che conservano però la sua capacità di stimolare la produzione di anticorpi protettivi.
Il vaccino antitetanico è solitamente combinato con il vaccino antidifterico, al quale si accomuna per modo e calendario di somministrazione: 3 dosi di vaccino, da praticare entro il primo anno di vita del bambino (al 3°, 5° e 11-13° mese), una dose di richiamo a 5-6 anni e tra 11 e 18 anni.
Per conservare l’immunità nei confronti del tetano, sono opportuni ulteriori richiami ogni 10 anni.
Poliomielite
La poliomielite è una malattia causata da 3 tipi di virus intestinali detti poliovirus. Benché la gran parte delle infezioni non causino alcun sintomo, in un ristretto numero di casi (1-2%) si può manifestare rigidità di collo, della schiena o delle gambe, ma senza paralisi.
Invece, in meno dell'1% dei casi (all'incirca in 1 infezione su 1.000) i virus sono in grado di aggredire il sistema nervoso, causando debolezza muscolare e paralisi.
Dopo una grande diffusione della malattia nella prima metà del XX secolo, la messa a punto del vaccino negli anni ‘50 ha consentito un ottimo controllo dell’infezione, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha certificato l’eradicazione della poliomielite in gran parte del mondo.
La malattia a oggi resta endemica soltanto in 3 Paesi (Nigeria, Pakistan e Afghanistan), anche se si registrano ancora diversi casi nelle aree limitrofe.
Il vaccino antipolio in uso in Italia dal 2002 (quando l’Oms ha certificato l’eradicazione del virus nella regione europea) è quello definito “inattivato” (Ipv, Inactivated polio vaccine), basato cioè su un procedimento chimico in grado di uccidere il virus senza fargli perdere la capacità di stimolare il sistema immunitario.
In precedenza, era impiegato anche il vaccino antipolio orale (Opv, Oral polio vaccine) in cui il virus non era ucciso, ma reso incapace di replicarsi nel tessuto nervoso.
La vaccinazione antitetanica prevede la somministrazione di 3 dosi nel primo anno di vita, (al 3°, 5° e 11-13 mese), seguite da un richiamo tra il 5° e il 6° anno di vita.
Epatite B
L'epatite B è una malattia infettiva causata dal virus HBV. Si trasmette attraverso l’esposizione a sangue infetto o a fluidi corporei come sperma e liquidi vaginali. Inoltre, l’epatite B può essere trasmessa dalla madre infetta al neonato. La malattia provoca un’infiammazione acuta del fegato.
Più della metà dei bambini che acquisiscono l’infezione sono asintomatici anche se possono diventare portatori cronici. Nell’adulto la malattia può cronicizzare in circa il 5-10% dei casi. Il rischio di cronicizzazione aumenta al diminuire dell’età in cui viene acquisita l’infezione; infatti, nei neonati contagiati poco dopo la nascita si verifica circa 9 volte su 10. Quando la malattia si cronicizza può causare cirrosi epatica e cancro al fegato.
Il vaccino contro l’epatite B è costituito da una proteina della superficie del virus realizzata utilizzando la tecnica del Dna ricombinante e in grado di stimolare la risposta del sistema immunitario.
Nei bambini si somministrano 3 dosi di vaccino al 3°, 5° e tra 11-13 mesi di vita. Nei neonati da madre infetta (HBsAg positiva) si somministrano quattro dosi: alla nascita (entro 12-24 ore), al 1°, 2° e 11-13° mese di vita.
Dall’introduzione della vaccinazione obbligatoria in Italia (nel 1991) a oggi, i nuovi casi di epatite B si sono ridotti dell’80% nei gruppi di età destinatari dell’intervento vaccinale (0-14 e 15-24 anni).
Vaccinazioni raccomandate:
Oltre alle quattro vaccinazioni obbligatorie, il Ministero della salute raccomanda le vaccinazioni per prevenire:
- pertosse
- meningite (attraverso i vaccini contro l’haemophilus influenzae tipo B, lo pneumococco e il meningococco C)
- morbillo
- parotite
- rosolia
- varicella
- infezione da papillomavirus.
La pertosse è una malattia infettiva a carico delle vie respiratorie, causata dal batterio Bordetella pertussis che si trasmette per contatto diretto con le goccioline di saliva emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. È caratterizzata da attacchi incontenibili di tosse stizzosa che si concludono con un tipico “urlo inspiratorio”, che nei bambini può essere invece apnea (assenza di respirazione) e soffocamento.
La malattia interessa tutte le fasce di età, ma colpisce prevalentemente i bambini, rappresentando una delle più importanti cause di morte nei bambini al di sotto di 1 anno.
La pertosse può causare, infatti, complicazioni di varia gravità, di tipo neurologico (encefalopatia, causata dalla scarsa ossigenazione del sangue durante gli accessi di tosse e dall’azione della tossina caratteristica del batterio), respiratorio (polmonite, broncopolmonite), nutrizionale.
Sebbene l’infezione fosse molto comune prima dell’avvio delle vaccinazione (almeno l’80% delle persone veniva infettato dal batterio prima dell’adolescenza), il numero di casi di pertosse in Italia è andato progressivamente diminuendo man mano che la copertura vaccinale è aumentata e, dal 2005, vengono notificati meno di 1.000 casi per anno.
Il calendario vaccinale prevede 3 dosi di vaccino, da praticare rispettivamente al 3°, 5° e 11-13° mese di vita e 2 dosi di richiamo (a 5-6 e 11-18 anni).
Meningite
La meningite è un’infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La malattia è generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi.
La forma virale (detta asettica) è la più comune e non ha in genere serie conseguenze.
Diverso il caso delle forme batteriche, che possono invece essere fatali e quasi sempre sono accompagnate da complicanze anche molto gravi, soprattutto danni neurologici permanenti, come la perdita dell’udito, della vista, della capacità di comunicare o di apprendere, problemi comportamentali e danni cerebrali, fino alla paralisi.
Esistono 3 tipi di batteri patogeni che causano meningite contro i quali la vaccinazione è raccomandata:
- haemophilus influenzae tipo B: il calendario vaccinale prevede tre dosi di vaccino da praticare rispettivamente al 3°, 5° e 12° mese di vita
- pneumococco: il calendario vaccinale prevede tre dosi di vaccino da somministrare rispettivamente al 3°, 5° e 12° mese di vita
- meningococco C: il calendario vaccinale prevede una dose di vaccino da somministrare al 13-15° mese o a 1-11 anni.
Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus del genere Morbillivirus. È caratterizzato da febbre, raffreddore, tosse secca, congiuntivite, chiazze rossastre sulla mucosa della bocca e della faringe e dal caratteristico esantema discendente, vale a dire macchie rossastre che dal collo e dal capo si estendono a interessare tutto il corpo.
Le complicazioni più frequenti sono le infezioni dell’orecchio medio, la polmonite (nel 5-6% dei bambini), la laringite e la diarrea. La complicanza più grave è rappresentata dall’encefalite/encefalomielite (un’infiammazione a carico del cervello e del midollo spinale) che si presenta in circa 1 caso su 1.000.
Le encefaliti insorte come conseguenza del morbillo hanno una mortalità superiore al 10% e almeno 1/4 delle persone che ne sono affette subisce conseguenze permanenti a livello neurologico.
Infine, una complicanza del morbillo, rarissima, ma dagli effetti devastanti, è la panencefalite sclerosante subacuta. Si tratta di un’encefalite a lenta evoluzione, che può manifestarsi in 1 caso su 100.000, a distanza di molti anni dall’infezione con virus morbilloso, per lo più in persone che avevano avuto il morbillo nei primi 2 anni di vita.
Il calendario vaccinale prevede che il vaccino contro il morbillo (esiste in formulazioni combinate con quelli contro la parotite e la rosolia) venga somministrato tra i 13 e i 15 mesi e venga seguito da un richiamo a 5-6 anni.
Parotite
La parotite è causata da un virus del genere Paramyxovirus, che causa febbre, mal di testa, dolori muscolari, perdita dell’appetito ed è caratterizzato da gonfiore di una o più ghiandole salivari.
La parotite è considerata, nei bambini, una malattia a evoluzione benigna, ma non è priva di complicazioni: le più frequenti sono le orchiti (un’infiammazione dei testicoli) riportate nel 25 % dei maschi dopo la pubertà, le meningiti (dal 4 al 6% dei casi), le pancreatiti (4%). In 1-2 casi su 10.000 può manifestarsi un’encefalite; la parotite è inoltre la prima causa di sordità acquisita del bambino e si verifica in 3 bambini ogni 100.000 casi di malattia.
Il calendario vaccinale prevede che il vaccino contro la parotite (esiste in formulazioni combinate con quelli contro il morbillo e la rosolia) venga somministrato tra i 13 e i 15 mesi e venga seguito da un richiamo a 5-6 anni.
Rosolia
È una malattia molto contagiosa, causata da un virus appartenente al genere Rubivirus. Anche se spesso la rosolia non si presenta con segni clinici evidenti e con una sintomatologia ben definita, i sintomi caratteristici sono: febbre, mal di testa, dolori alle articolazioni, raffreddore, gonfiore dei linfonodi posti ai lati delle orecchie e dietro la nuca e un’eruzione cutanea costituita da macchioline leggermente sollevate, di colore roseo o rosso pallido sul viso e sul collo, che si estendono successivamente al resto del corpo.
Le complicazioni più frequenti della rosolia sono: dolori articolari, diminuzione del numero di piastrine (trombocitopenia) che si verifica in 1 caso ogni 3.000 ed encefalite (1 caso ogni 5.000). Negli adolescenti e negli adulti si riscontra inoltre un’artrite temporanea.
La rosolia è molto grave quando viene contratta da una donna durante la gravidanza. Il virus della rosolia, infatti, passando attraverso la placenta, può infettare l’embrione o il feto e può generare aborto spontaneo, morte intra-uterina o gravi malformazioni fetali (sindrome della rosolia congenita).
Le manifestazioni più comuni e gravi della rosolia congenita sono: difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache e ritardo mentale nel neonato. Il rischio di gravi malformazioni nel feto è massimo quando la rosolia viene contratta nel primo trimestre di gravidanza (85% nelle prime 8 settimane, 52% dalla nona alla dodicesima settimana di gestazione), mentre le infezioni contratte dopo la ventesima settimana raramente provocano malformazioni congenite.
Il calendario vaccinale prevede che il vaccino contro la rosolia (esiste in formulazioni combinate con quelli contro il morbillo e la parotite) venga somministrato tra i 13 e i 15 mesi e venga seguito da un richiamo a 5-6 anni.
Varicella
La varicella è una malattia infettiva altamente contagiosa provocata da un virus a DNA, il virus Varicella zoster (VZV), appartenente alla famiglia degli Herpesvirus.
Insieme a rosolia, morbillo, pertosse e parotite, la varicella è annoverata fra le malattie contagiose dell’infanzia, che nella maggioranza dei casi colpiscono i bambini tra i 5 e i 10 anni.
La malattia si trasmette per via aerea mediante le goccioline respiratorie diffuse nell’aria quando una persona affetta tossisce o starnutisce, o tramite contatto diretto con lesione da varicella o zoster.
Il periodo di contagiosità, che può essere prolungato in caso di soggetti con alterazione dell’immunocompetenza, va in genere da 1 o 2 giorni prima della comparsa dell’eruzione e può durare fino alla comparsa delle croste. Ha un’incubazione di 2 o 3 settimane (solitamente 13-17 giorni).
La malattia esordisce con piccole papule rosa pruriginose, che compaiono su testa, tronco, viso e arti, a gittate successive (quadro a cielo stellato). Può esserci febbre, di solito di lieve entità, e malessere generale. Le papule evolvono in vescicole, in pustole e infine in croste granulari, destinate a cadere. La malattia tende ad avere un decorso più aggressivo nell’adolescente e nell’adulto.
Nel 10-20% dei casi la varicella è seguita a distanza di anni dall’herpes zoster (HZ), una manifestazione locale della riattivazione del virus rimasto latente. Le cause della riattivazione non sono chiare, tuttavia sono più frequenti negli anziani o nei pazienti con deficit immunitari acquisiti o congeniti.
Le complicanze più frequenti della varicella comprendono le superinfezioni batteriche, trombocitopenia, artriti, polmoniti, epatiti, meningoencefaliti.
La vaccinazione contro la varicella è offerta gratuitamente ai bambini di età compresa tra 11 e 18 anni.
Il ciclo vaccinale comprende 2 dosi a distanza di un mese l’una dall’altra.
Infezione da papillomavirus
L'infezione da papillomavirus (HPV - Human Papilloma Virus) è in assoluto la più frequente infezione sessualmente trasmessa; l'assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui affetti non è a conoscenza del processo infettivo in corso. L'infezione da HPV è più frequente nella popolazione femminile.
Esistono circa 100 tipi di papillomavirus differenziati in base al genoma. Alcuni sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi (specie tipo 6 e 11), altri sono in grado di produrre lesioni pre-invasive (displasie) ed invasive, cioè il tumore della cervice uterina (specie tipo 16 e 18).
La vaccinazione contro l’infezione da HPV è offerta gratuitamente alle bambine di 11 anni di età. Il ciclo vaccinale prevede 3 dosi:
- vaccino bivalente (genotipi 16 e 18): 0, 1 e 6 mesi
- vaccino quadrivalente (genotipi 6, 11, 16, 18): 0, 2 e 6 mesi.
Calendario vaccinale
Tutti le vaccinazioni contenute nel calendario vaccinale sono gratuite, anche se le modalità di offerta del servizio possono variare da Regione a Regione. Nella quasi totalità dei casi, le vaccinazioni dell’infanzia vengono eseguite presso il centro vaccinale della propria Asl o dal pediatra di libera scelta. Anche se il numero di malattie contro cui è raccomandato di vaccinare i bambini è elevato, ciò non significa che occorre effettuare una iniezione per ogni vaccinazione. Esistono infatti prodotti combinati che consentono, in maniera sicura ed efficace, di vaccinare con un’unica iniezione il bambino contro più malattie. Le combinazioni in commercio sono diverse e consentono, qualora il genitore non sia d’accordo con la somministrazione di tutti i vaccini proposti dalla ASL, di escluderne alcuni.
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