Pronto Soccorso. Le indicazioni del ministero per un Triage efficiente e funzionante
Tutte le indicazioni per evitare "codici d'accesso sottostimati rispetto alla condizione clinica e al rischio evolutivo". Individuazione certa dei protocolli, identificazione del paziente, rivalutazione degli utenti in attesa, formazione del personale e cura per l'ambito logistico-strutturale.
IL DOCUMENTO.
I pazienti cui viene assegnato, da parte del personale dell’attività di triage, “un codice di priorità di accesso sottostimato rispetto alla condizione clinica e al rischio evolutivo, possono andare incontro a morte o subire un danno severo a causa del mancato o ritardato intervento medico ovvero dell’invio del paziente ad un percorso diagnostico-terapeutico inappropriato”. E’ sulla base di questa valutazione, che il ministero della Salute ha pubblicato la Raccomandazione numero 15 elaborato nello scorso febbraio e intitolata “Morte o grave danno conseguente a non corretta attribuzione del codice triage nella Centrale operativa 118 o all’interno del Pronto Soccorso”.Il documento evidenzia cinque pilastri su cui devono sempre basarsi le procedure al fine di evitare problemi: l’individuazione certa dei protocolli; l’identificazione certa del paziente; la rivalutazione dell’utente in attesa; la formazione del personale addetto al triage; l’attenzione all’ambito logistico-strutturale.
Innanzitutto per rendere più uniformi la valutazione degli utenti che accedono ai Pronto Soccorso o richiedono l’intervento 118, “è necessario che le aziende sanitarie predispongano protocolli e/o procedure cliniche e organizzative aziendali basate su Evidence Based Medicine (Ebm) e Evidence Based Nursing (Ebn) condivise con gli operatori”. L’adozione di questi strumenti consente infatti all’organizzazione sanitaria di “assicurare al triage un elevato livello di appropriatezza e contribuisce a ridurre la componente di variabilità nelle decisioni legata alla soggettività interpretativa dello stato del paziente”. Viene poi sottolineata l’importanza di una identificazione certa e univoca del paziente per migliorare la sicurezza delle cure e garantire livelli di assistenza appropriati. Pertanto, il paziente in carico al Pronto Soccorso, destinatario della iniziale valutazione di gravità (triage) e delle successive rivalutazioni, “deve essere identificato ogni volta in modo attendibile, per garantire l’univoca attribuzione del codice di priorità stesso e consentire l’avvio del paziente stesso al percorso diagnostico-terapeutico più appropriato”. Particolare attenzione deve essere poi posta alla rivalutazione del pazient in attesa, in particolare dei soggetti in condizioni di fragilità e/o disabilità. “E’ utile ricordare come la rivalutazione – sottolinea la raccomandazione ministeriale - sia una fase fondamentale dell’attività di triage, in quanto permette di evidenziare elementi di aggravamento del quadro clinico iniziale che potrebbero portare ad una modificazione del codice di priorità assegnato; consente, nel contempo, di rassicurare il paziente e/o i familiari e gli accompagnatori sulle condizioni cliniche, in modo che la percezione dell’utente sia di una presa in carico continuativa”.
Per ridurre i rischi di una errata attribuzione dei codici di priorità e aumentare invece i livelli di appropriatezza degli interventi, nonché la qualità e la sicurezza della prestazione erogata, rivestono una funzione decisiva la formazione e l’addestramento del personale addetto all’attività di triage.” In particolare, le organizzazioni sanitarie devono progettare, programmare e realizzare corsi di formazione specifici per gli operatori sanitari coinvolti nell’attività di triage, curando non soltanto l’aspetto strettamente professionale, ma anche quello psico-emozionale al fine di preparare gli operatori alla gestione dello stress lavorativo e relazionale, perché sia garantita un’efficace comunicazione con utenti ed accompagnatori, particolarmente rispetto alle situazioni di conflittualità/aggressività, alla multiculturalità ed alla fragilità specifica di alcune categorie di utenti (es. bambini, anziani, pazienti psichiatrici, soggetti in situazioni di emarginazione sociale)”.
Infine, ma non ultimo per importanza, viene radiografato l’ambito logistico-strutturale. Il ministero evidenzia infatti dei requisiti che dovrebbero appartenere a tutte le strutture e costituire la piattaforma base su cui lavorare. “Le aree triage devono essere chiaramente ed immediatamente identificabili per tutti coloro che accedono al Pronto soccorso e dovrebbero permettere un controllo completo dell’ingresso dei pazienti, barellati e non e delle ambulanze, nonché dei pazienti in attesa di visita. I locali di attesa devono permettere una sorveglianza a vista di tutte le persone presenti e, ove possibile, è opportuno prevedere aree dedicate ai pazienti che necessitano di maggiore sorveglianza. Se possibile è utile identificare nell’area di triage uno spazio dove poter assistere, intervistare e – conclude il documento - valutare i pazienti più complessi garantendo loro la dovuta riservatezza”.
FONTE: http://www.quotidianosanita.it/
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