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26/03/11

Nuovi dispositivi per migliorare la venipuntura nei bambini

Nuovi dispositivi per migliorare la venipuntura nei bambini

NUOVI DISPOSITIVI PER MIGLIORARE LA VENIPUNTURA NEI BAMBINIHess H. A Biomedical Device to Improve Pediatric Vascular Access Success. Pediatric Nursing  2010; 36 (5):259-263La venipuntura e l’incannulamento venoso periferico (IVP) sono tra le manovre maggiormente stressogene per i bambini. Molti fattori influiscono sulla riuscita della venipuntura; nella tabella 1 riportiamo le principali
variabili legate alla clinica del bambino ed ai livelli di esperienza dell’Infermiere che esegue la manovra.


Attualmente esistono diversi dispositivi per rendere più semplice la visualizzazione dei vasi e quindi facilitare l’IVP. Ad esempio, alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia del’IVP con tecnica ecoguidata. L’illuminazione transcutanea è stata utilizzata con successo per molti anni in ambito neonatologico (figura 1) e più recentemente è stato allargato il suo utilizzo su bambini di tutte le età.

Sono invece relativamente di recente introduzione i sistemi di visualizzazione delle vene a raggi infrarossi. Questa metodica si avvale di dispositivi che emettono fasci di luce con frequenza vicina a quella dei raggi infrarossi: la luce emessa dall’apparecchio viene assorbita dall’emoglobina, presente nei vasi sanguigni superficiali, e riflessa dai tessuti circostanti. I vasi superficiali si evidenziano quindi direttamente sulla cute del paziente, apparendo come immagini in negativo su fondo chiaro (figura 2).

Esistono diversi modelli di visualizzatori ad infrarossi con marchi appartenenti a diverse ditte produttrici; alcuni visualizzatori sono installati su un’asta mobile, che permette all’Infermiere che esegue la manovra di avere libere entrambe le mani (figura 3), altri hanno dimensioni più piccole e possono essere riposti in una borsa o in una valigia ed utilizzati anche a domicilio (figura 4).


Tutti i vari modelli di visualizzatore ad infrarossi hanno in comune la caratteristica di non riscaldare la cute del paziente, di non emettere radiazioni e di non dover essere posizionati a contatto con la cute.
Lo studio che presentiamo di seguito è stato eseguito con visualizzatore ad infrarossi Vein viewer (fig 3) allo scopo di valutarne l’efficacia in termini di percentuale di successo nella procedura dell’IVP al primo tentativo, numero di tentativi di IVP per paziente e tempo necessario per completare la procedura.
Il disegno di studio è stato di tipo quasi-sperimentale controllato con campionatura non randomizzata. Sono stati arruolati nello studio 241 bambini di età compresa tra 0 e 17 anni; 150 bambini sono stati assegnati al gruppo di controllo e 91 al gruppo sperimentale. Il range dell’età nel gruppo di controllo variava da 3 giorni a 17 anni, con un’età media di 5,7 anni, mentre nel braccio sperimentale il range dell’età è tra 11 giorni e 17 anni, con una media di 9 anni. Tutti i pazienti arruolati sono stati sottoposti a venipuntura, per l’esecuzione di un prelievo ematico o per un IVP: nel gruppo sperimentale la venipuntura è stata eseguita con l’impiego del dispositivo a infrarossi mentre nel gruppo di controllo la manovra è stata eseguita nella maniera classica, senza l’ausilio di apparecchiature. In entrambi i bracci dello studio, dopo il secondo tentativo non riuscito, il bambino esce dallo studio e l’Infermiere può scegliere se proseguire i tentativi successivi utilizzando la stessa tecnica o cambiarla, introducendo o eliminando l’impiego del VeinViewer.
La percentuale di successo al primo tentativo è stata del 49% nel gruppo di controllo contro l’80% nel gruppo sperimentale (p<0,001). La media del numero di tentativi necessari prima di poter ottenere un campione ematico o un IVP è stata di 1,97 nel gruppo di controllo e di 1,29 nel gruppo sperimentale (p<0,001). Inoltre la percentuale di procedure completate in meno di 15 minuti è stata del 52,8% nel gruppo di controllo e dell’86,7% nel gruppo sperimentale. I risultati sono stati poi analizzati secondo 3 classi di età: da 0 a <6, da 6 a <12 e da 12 a 17 anni. Le percentuali di successo al primo tentativo nelle tre classi di età nel gruppo di controllo e nel gruppo sperimentale sono state rispettivamente  di: 47,3% vs 77,4% per bambini di età inferiore ai 6 anni, del 38,1% vs il 92% nei bambini tra 6 e 12 anni e del 60,5% vs 74,3% nei bambini sopra i 12 anni. La standardizzazione per età mostra inoltre che il numero di tentavi necessari è significativamente inferiore nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo (p<0,005). In 15 casi i bambini sono usciti dallo studio perché necessitavano di più di 2 tentativi; di questi in 9 casi su 12 (75%) l’Infermiere aveva inizialmente deciso di eseguire la venipuntura senza l’impiego del dispositivo a infrarossi, ed è poi riuscito ad eseguire la tecnica al primo o secondo tentativo dopo aver visualizzato i vasi con lo strumento in sperimentazione. Sono state inoltre raccolte le impressioni di Infermieri, bambini e genitori dopo l’esecuzione della manovra di venipuntura. I dati emersi mostrano inoltre che: 1) i bambini trattati con dispositivo a infrarossi che erano stati in passato sottoposti a venipuntura con metodo tradizionale hanno riferito di sentirsi meno spaventati quando viene impiegato un macchinario per la venipuntura, 2) gli Infermieri hanno riferito una maggior facilità nella visualizzazione dei vasi e nella percezione del loro decorso nell’arto, 3) un generale apprezzamento nei confronti dell’introduzione nell’assistenza di tecnologie di nuova generazione. Un limite dello studio consiste nell’auto registrazione dei dati relativi ai tentativi di venipuntura eseguita dallo stesso Infermiere che esegue la manovra. E’ pertanto ipotizzabile una sottostima del numero delle manovre fallite. Inoltre lo studio è stato condotto unicamente in un reparto di chirurgia pediatrica, non è stato quindi possibile testare l’efficacia del dispositivo su diverse popolazioni di pazienti. Inoltre non sono stati valutati, nell’analisi dei dati, variabili legate all’Infermiere che esegue la procedura come ad esempio gli anni di esperienza come Infermiere ed il numero di venipunture eseguite routinariamente ogni settimana.
I risultati dello studio suggeriscono che l’introduzione di un visualizzatore ad infrarossi può migliorare il successo della venipuntura nei pazienti pediatrici. Il successo della venipuntura al primo tentativo si è dimostrato significativamente aumentato ed il numero di tentativi necessari significativamente diminuito. Inoltre l’esecuzione della manovra si è dimostrata più rapida nei casi in cui è stato utilizzato il dispositivo rispetto ai casi in cui non è stato utilizzato.  Inoltre l’esecuzione più efficace e rapida della venipuntura è associata ad una riduzione dei livelli di ansia, paura e dolore nei bambini sottoposti a questa procedura. L’introduzione dei dispositivi ad infrarossi permette anche un notevole risparmio economici, infatti uno studio condotto nel 1998 ha stimato che la diminuzione del numero di tentativi per eseguire una venipuntura dal 50% all’80% permette un risparmio di circa 520 euro ogni 100 IVP, questo significa che in un reparto dove si praticano 1000 IVP al mese in un anno si può ottenere un risparmio fino a 62.400 euro.
Il rapporto genitore-neonato può risultare gravemente compromesso dal ricovero del piccolo in Terapia Intensiva Neonatale (TIN).  Lo studio che vi presentiamo ha introdotto in una TIN un programma di lettura per i neonati; i neonati arruolati nello studio sono stati 116. Dopo il ricovero del neonato in TIN, l’Infermiere che aveva in carico il piccolo sceglieva dalla biblioteca del reparto un libro illustrato; il libro doveva essere scritto nella stessa lingua parlata dai genitori. La copertina del libro veniva inoltre personalizzata con le impronte dei piedi del neonato ed il nome del bambino e dell’Infermiere di riferimento. Il libro veniva poi offerto ai genitori; l’Infermiere invitava i genitori a leggere il libro al loro bambino per qualche minuto al giorno, sia che il bambino fosse nella culla, nell’incubatrice o durante la marsupioterapia. I genitori venivano poi incoraggiati a portare a casa il libro letto durante il ricovero ed a proseguire la lettura una volta che il bambino veniva dimesso.
Risultati
L’86%  dei genitori (39 genitori su 46) che avevano letto il libro al loro neonato durante il ricovero hanno riferito che questa attività era “gradita” o “molto gradita” sia a loro che a al bambino, ed il 69% dei genitori (31 genitori su 46) ha affermato che questa attività li aveva aiutati a sentirsi più vicini al proprio bambino. Gli stessi genitori hanno inoltre riferito che il leggere al bambino aumentava il loro senso di controllo sulla situazione, aiutandoli a superare lo smarrimento generato dalla visione per la prima volta del corpo del proprio figlio al quale sono stati applicati presidi invasivi. Inoltre il programma di lettura ha aiutato i genitori a sperimentare un senso di intimità con il bambino; la lettura ha permesso l’instaurarsi di un senso di normalità, tanto che un genitore ha riferito che nel momento in cui non sapeva cosa avrebbe dovuto fare per aiutare il proprio bambino, era molto rassicurante fare per lui qualcosa di normale. Dallo studio è emerso che la lettura durante il ricovero è associata ad una maggiore probabilità che i genitori leggano qualcosa al bambino nei 3 mesi successivi alla dimissione, infatti il 78% dei genitori che avevano letto al figlio durante l’ospedalizzazione continuavano a leggere al bambino anche a casa mentre solo il 28,1% dei genitori che  non avevano preso parte al programma di lettura in TIN aveva instaurato abitudini di lettura con il bambino dopo la dimissione.
FONTE:http://www.infermieristicapediatrica.it/

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