Dieckmann RA, Brownstein D, Gausche-Hill M. The pediatric assessment triangle: a novel approach for the rapid evaluation of children. Pediatr Emerg Care. 2010;26:312-5. Nei servizi di emergenza-urgenza la valutazione di un bambino con problema acuto è spesso difficile. Il bambino infatti è di solito troppo piccolo o troppo spaventato o troppo abbattuto per rispondere alle domande. La valutazione fisica è spesso ostacolata dal bambino, troppo agitato o stressato per cooperare all’esame obiettivo svolto su di lui. Altri fattori di difficoltà sono anche la variabilità in base all’età dei parametri vitali e la scarsa frequenza di esperienze su bambini di molti operatori dei servizi di emergenza territoriali. In ogni situazione di emergenza-urgenza un approccio algoritmico alla valutazione iniziale ed alla gestione successiva si è dimostrato in grado di migliorare l’affidabilità della valutazione stessa. L’approccio algoritmico determina la standardizzazione della valutazione, migliora la comunicazione tra i membri del team e riduce il rischio di errori per incomprensione. Nell’ambito dell’emergenza-urgenza pediatrica esistono numerosi strumenti e scale che aiutano l’operatore nella valutazione dello stato di gravità del bambino (es: Yale, Glasgow, PRISM). Uno strumento sempre più frequentemente usato nei servizi di emergenza-urgenza territoriale è il Pediatric Assessment Triangle (PAT) (in italiano: triangolo di valutazione pediatrica), che è stato ideato per standardizzare la primissima, iniziale impressione clinica del bambino da parte dell’operatore chiamato a prestargli le cure.
Per i bambini di tutte le età la valutazione di emergenza-urgenza si compone di tre distinti stadi:
1- prima impressione generale, basata solo sull’osservazione visiva e uditiva
2- valutazione fisica primaria “mani sul paziente”, con la sequenza ABCDE
3- valutazione secondaria, cioè l’esame obiettivo completo standard.
Il PAT è lo strumento che viene usato allo stadio 1. Si basa solo su vista e udito dell’operatore, si può compiere senza toccare il bambino, senza avvicinarsi a lui e senza strumenti (in tal modo riducendo paura e comportamenti oppositivi) e si effettua in pochi secondi. Il PAT aiuta il soccorritore a rispondere in pochi istanti alla domanda “il bambino è grave o non grave?”, a stabilire la gravità delle condizioni e l’urgenza degli interventi successivi.
La figura 1 mostra il PAT.
I tre componenti del PAT sono: 1 aspetto, 2 respiro, 3 cute.
Ciascun componente è valutato separatamente in base ad una serie di rilievi visivi o uditivi. Ciascun rilievo è classificato come normale o non normale.
Le figure da 2 a 4 mostrano i diversi rilievi normali e non normali dei tre componenti del PAT.
Se anche un solo rilievo è non normale, il componente del PAT di cui fa parte è considerato anormale.
La combinazione della normalità o anormalità dei tre componenti non genera una diagnosi ma fornisce una impressione clinica, preliminare ma formalizzata e oggettivata, che identifica se il bambino è grave o no e che orienta a quale area appartiene il problema da cui è colpito se è grave. La figura 5 mostra lo schema che orienta il valutatore in base alle sette possibili combinazioni di componenti risultati rispettivamente normali o non normali.
FONTE: http://www.infermieristicapediatrica.it/ |
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