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01/03/11

L’efficacia degli interventi nelle coliche del lattante

 

nightingale-florence2Fonti informative L’evidenza relativa agli interventi per le coliche del lattante non ha subito significativi cambiamenti dal primo articolo BPI riguardo questa materia pubblicato nel 2004. Questo foglio di informazioni include dati da uno studio randomizzato e controllato, una revisione sistematica e una linea guida clinica per l’assistenza routinaria post natale. 4 Background Molti genitori, caregivers e personale sanitario hanno a che fare con la cura di bambini sofferenti che mostrano sintomi associati alle coliche. Allergia alimentari e fattori gastrointestinali e comportamentali sono stati proposte come possibili cause. Le coliche infantili colpiscono solitamente bambini nelle prime settimane di vita e si risolvono spontaneamente prima dei sei mesi di età. 3 È stato stimato che le coliche prevalgono nel 40% dei lattanti sia maschi che femmine. Solo nel Regno Unito una famiglia su sei consulta il proprio medico o l’infermiere di comunità per i sintomi colici dei loro bambini 4 . Nonostante siano transitorie le coliche creano un disagio considerevole nei lattanti e nei caregivers. Un pianto inconsolabile, incessante e inspiegabile in un lattante apparentemente sano porta i genitori ad uno stato di frustrazione preoccupazione ed esaurimento nel cercare di confortare il proprio bambino. In molti casi gli interventi hanno una scarsa efficacia e si tratta di aspettare semplicemente che i sintomi colici si risolvano spontaneamente. 2-4 L’ipotesi che le coliche non esistano suggerisce che sia normale per i lattanti avere crisi di pianto sempre più lunghe dalla nascita fino a sei settimane dopo di che il pianto diminuisce. Altri hanno suggerito che molti lattanti in cui si pensava fossero presenti coliche in realtà erano affamati.

 

Valutazione del pianto eccessivo e inconsolabile

Un bambino che piange eccessivamente, che porta le ginocchia fino allo stomaco, o che inarca la schiena dovrebbe essere esaminato per la presenza di coliche del lattante valutando e documentando le seguenti condizioni: 4 Salute generale del bambino

Storia prenatale e perinatale Inizio e durata del pianto Natura delle feci Valutazione dell’alimentazione Dieta della madre se allattato al seno Allergie famigliari Risposta dei genitori al pianto del bambino Note: Il lattante dovrebbe essere valutato da un medico specializzato per escludere altre diagnosi. Un eccessivo e inconsolabile pianto può anche significare di un lattante che presenti dolore, e necessiti di un urgente approfondimento.

Raccomandazioni Dovrebbe essere condotto un esame del lattante per eliminare altri possibili problemi fisiologici (grado A) Dovrebbero essere escluse le semplici cause di pianto come la fame ed il freddo. Questa consulenza dovrebbe includere domande concernenti la dieta del lattante, presenza di reflusso, sonno, escrezioni intestinali e caratteristiche delle minzioni, benessere generale dei genitori e situazione sociale del lattante. (grado A) Comprendere gli sforzi dei genitori e dei caregivers per il loro bambino in difficoltà e comprendere il senso di impotenza che possono sentire vedendo il loro bambino in queste condizioni. (grado A) Incoraggiare i genitori a cercare il sostegno da altri membri della famiglia per assistere e curare il bambino e consentire ai genitori di riposare. Un supporto telefonico di follow-up da parte del personale sanitario per dare assistenza e rassicurazione. Rassicurare i genitori per i loro sforzi nella cura del loro bambino è di primaria importanza. (grado A) Interventi dietetici dovrebbero mirare a ridurre o eliminare gli allergeni che sono presenti nel latte di mucca nella dieta del lattante, uova e prodotti contenenti grano e frutta secca dalla dieta della madre. (grado B) Devono essere considerati interventi comportamentali ad ogni fase come la reazione dei genitori attraverso strategie di rilassamento come un massaggio dell’addome dolce e lenitivo, e una leggera spinta delle gambe verso l’addome. (grado B) Incoraggiare i genitori a cercare il sostegno da altri membri della famiglia per assistere e curare il bambino e consentire ai genitori di riposare. (grado B)

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27/02/11

L’infermiere di Triage nel Pronto Soccorso pediatrico

L’infermiere di Triage nel Pronto Soccorso pediatrico L’infermiere di Triage
nel Pronto Soccorso pediatrico

nightingale-florence2
Il sistema di triage è uno strumento organizzativo rivolto al governo degli accessi non
programmati a un servizio per acuti. Questo processo, con cui i bambini
vengono selle-
azionati e classificati in base al tipo e all’urgenza delle loro condizioni, è da distingue-
re dalla visita medica poiché ha lo scopo di stabilire le priorità con cui il bimbo sarà
visitato dal medico stesso. Può essere svolto con diverse modalità a seconda dei campi
in cui viene applicato: in centrale operativa, in Pronto Soccorso, sul territorio o nelle
maxi emergenze e catastrofi. Il termine deriva dal verbo francese “Trier” e significa
scegliere, classificare. Indica quindi il metodo di valutazione e selezione immediata
usato per assegnare il grado di priorità quando si è in presenza di molti pazienti.
Questo articolo approfondisce il concetto di triage a livello ospedaliero e in partico-
lare nelle strutture complesse di Pronto Soccorso, come previsto dalle linee guida in
materia di requisiti organizzativi e funzionali della rete di emergenza-urgenza (DPR
27/3/92). La tendenza, comune a tutte le realtà sanitarie, a un aumento del ricorso al
Pronto Soccorso da parte dei cittadini, ha reso indispensabile l’attivazione di tale
metodologia in tutti i Pronto Soccorso e in particolare in quelli pediatrici.
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GLICOGENOSI TIPO 1B

nightingale-florence2GLICOGENOSI TIPO 1B

DISTURBI DEL METABOLISMO E DEL TRASPORTO DEI CARBOIDRATI (ESCLUSO: DIABETE MELLITO)

Definizione

Un gruppo di disordini ereditari del metabolismo che coinvolgono gli enzimi della sintesi e della degradazione del glicogeno. In alcuni pazienti vi è un marcato ingrossamento epatico. In altri l'accumulo di glicogeno è più generalizzato, talvolta con importante coinvolgimento cardiaco. (Medline Thesaurus)

Segni e sintomi

Le glicogenosi sono un gruppo di malattie ereditarie in cui il metabolismo del glicogeno è alterato . Virtualmente, tutte le proteine coinvolte nella sintesi o nella degradazione del glicogeno, e nella loro regolazione, sono state identificate come causa di qualche tipo di glicogeneosi. In questi disordini il glicogeno è alterato per quantità, per qualità o per entrambe. Fegato e muscolo contengono abbondanti quantità di glicogeno e rappresentano i tessuti più gravemente colpiti da queste malattie (C. Scriver et al., The Metabolic and Molecular Bases of Inherited Disease, Eighth Edition).
GLICOGENOSI TIPO I
(malattia di Von Gierke)
I pazienti con glicogenosi tipo I possono esordire nel periodo neonatale con ipoglicemia ed acidosi lattica; tuttavia, più comunemente l'esordio clinico è a 3-4 mesi con epatomegalia e/o convulsioni da ipoglicemia. Questi bambini spesso presentano una faccia definita 'da bambola', suggerita dall'eccesso di tessuto adiposo nelle guance, estremità relativamente sottili e un addome prominente a causa della massiva epatomegalia. Anche i reni sono simmetricamente ingranditi, mentre milza e cuore sono di normale grandezza. In infanzia possono essere evidenziati xantomi cutanei nelle braccia e nelle gambe, e alterazioni retiniche caratterizzate da lesioni multiple paramaculari giallastre e ben delimitate. Queste alterazioni appaiono correlate positivamente con il grado di iperlipemia. Ipoglicemia, acidosi lattica, iperuricemia e iperlipidemia sono patognomonici della malattia. Il plasma può essere lattescente a motivo dell'elevatissima concentrazione di trigliceridi.
Il tipo Ib ha un decorso simile, con in più il riscontro di neutropenia e di deficit della funzione neutrofila, con infezioni batteriche ricorrenti.
Il tipo Ic è stato descritto solo in pochi pazienti. Non ci sono informazioni sufficienti da permettere di dare una descrizione generale delle manifestazioni cliniche.