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11/10/10

COME RICONOSCERE GLI ABUSI SUL BAMBINO

                      


National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health. When to suspect children maltratment. RCOG Press, 2009 London
Sofia Bisogni, Chiara Falchetti, Valentina Barbagli

Si calcola che in tutto il mondo siano 40 milioni i bambini che, globalmente, sono vittime di abusi e negligenze tali da richiedere assistenza sociale o cure mediche (1). Alcune stime calcolano che soltanto in Inghilterra ogni 10.000 bambini 26 abbiano subito una forma di grave violenza, che 12 siano stati oggetto di negligenza da parte dei genitori, 2 siano stati vittime di abusi sessuali, 7 di abusi emotivi e 2 abbiano ricevuto abusi multipli (2). Questi numeri sembrano rappresentare solo parzialmente la realtà; gran parte degli maltrattamenti non sarebbero infatti denunciati e per questo motivo non possono essere inclusi nei rapporti che frequentemente gli enti governativi e le organizzazioni sanitarie stilano a questo riguardo. L’abuso e il maltrattamento

COMPLESSITA' ASSISTENZIALE E CARICHI DI LAVORO

COMPLESSITA' ASSISTENZIALE E CARICHI DI LAVORO        come misurarli

Un sistema per misurare il carico di lavoro e la complessità dei pazienti e per determinare il livello ottimale di intensità assistenziale:

IL METODO RAFAELA


Rauhala A, Fagerstrom L. Determining optimal nursing intensity: the RAFAELA method. J Adv Nurs. 2004;45:351-9

Uno dei problemi più sentiti da noi infermieri è senz'altro quello di far risultare l'assistenza che svolgiamo, cioè di rendere oggettivamente quantificabile il nostro carico di lavoro quotidiano. Senza uno strumento per misurare l'intensità del nostro lavoro non possiamo infatti dimostrare il lavoro assistenziale erogato, e quantificare l'assistenza prestata. Ad ognuno di noi è capitato almeno una volta di avere l'impressione che mentre il lavoro di altre professioni sanitarie è visibile e quantificabile - come ad esempio il numero di esami fatto da un tecnico di laboratorio o di radiologia - la nostra attività sfugga alla possibilità di essere misurata in modo appropriato. Spesso abbiamo la chiara percezione di lavorare sotto una pressione eccessiva che non ci consente di erogare una assistenza qualitativamente accettabile. Non poter disporre di una misura del lavoro infermieristico ha delle conseguenze su tutte le decisioni gestionali che riguardano, ad esempio,


06/10/10

SINDROME DI KAWASAKI

                                 SINDROME DI KAWASAKI


Definizione
La malattia di Kawasaki (MK), una comune causa di malattia cardiaca acquisita nei paesi sviluppati, è una acuta panvasculite autolimitantesi dei piccoli vasi sanguigni della pelle, delle mucose , degli organi interni e dei vasi coronarici che colpisce in modo predominante i bambini e gli adolescenti (di età < ai 5 anni) (Rowley (1) e Raith (2)), descritta per la I volta da T. Kawasaki nel 1967 (3). La MK, che capita in forma endemica o epidemica in grandi comunità nei ragazzi di tutte le razze, è caratterizzata da febbre, congiuntivite bilaterale non essudativa, eritema delle labbra e della mucosa orale, alterazioni negli arti, rash e ingrossamento dei linfonodi cervicali (1). Gli aneurismi coronarici o la loro estasia si sviluppa nel 15-25% dei casi non trattati e può portare a sindromi ischemiche cardiache o a morte improvvisa (Newburger 2004 (4)). La eziologia della MK è sconosciuta, ma quasi certamente rappresenta una inappropriata ed esagerata risposta infiammatoria dell'ospite ad agenti infettivi o ad agenti che provocano la malattia in una minoranza di soggetti geneticamente predisposti

PELIOSI REUMATICA

La sindrome di Schoenlein-Henoch, detta anche porpora anafilattoide o peliosi reumatica, è una vasculite, cioè una infiammazione dei piccoli vasi della cute.
Definizione

Porpora non trombocitopenica dovuta ad una vasculite da ipersensibilità associata a numerosi sintomi comprendenti orticaria, eritema, artropatia e artrite, sintomi gastrointestinali ed interessamento renale.
Segni e sintomi

L'esordio può essere acuto con la comparsa simultanea di diverse manifestazioni oppure graduale con l'apparizione in sequenza di diversi sintomi e segni variamente combinati tra loro nell'arco di settimane o di mesi. Malessere e modica febbre sono presenti in più della metà dei bambini affetti.
Il tipico rush e i sintomi clinici della porpora di Henoch-Schonlein sono una conseguenza della usuale localizzazione del danno acuto nei piccoli vasi principalmente della cute, del tratto gastrointestinale e dei reni. L'elemento caratterizzante della malattia è il rush ,che si manifesta con piccole maculopapule rosee che inizialmente impallidiscono alla dígitopressione ma in, seguito, perdono questa caratteristica per divenire petecchiali o purpuree, caratterizzate clinicamente come lesioni purpuriche palpabili che evolvono dal rosso al porpora, divenendo poi color ruggine prima di svanire. Le lesioni cutanee tendono a manifestarsi in gruppi , durano da tre a dieci giorni e possono presentarsi ad intervalli che variano da pochi giorni a tre o quattro mesi. In meno del 10% dei bambini,

01/10/10

Artrite Idiopatica Giovanile

Che cos’è?


L’Artrite Idiopatica Giovanile (AIG) è una malattia cronica caratterizzata da infiammazione persistente delle articolazioni; i tipici segni di infiammazione articolare sono dolore, tumefazione (gonfiore) e limitazione (difficoltà) del movimento articolare (mobilità). Il termine “idiopatica” indica che non se ne conosce la causa, mentre “giovanile”, in questo caso, significa che l’esordio dei sintomi avviene prima dei 16 anni.
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FONTE: http://www.printo.it/pediatric-rheumatology/information/Italia/1.htm

Le notizie contenute hanno solamente scopo divulgativo. In particolare non possono essere considerate sostitutive delle informazioni fornite dal personale sanitario responsabile dei singoli casi. Si declina ogni responsabilità per ogni uso scorretto delle informazioni contenute nel sito, soprattutto se esse sono utilizzate per la diagnosi e terapia di qualsiasi malattia o disturbo. E' sempre consigliabile in questi casi rivolgersi al proprio medico.

29/09/10

MUCOPOLISACCARIDOSI

Rappresentano un gruppo di malattie dismetaboliche su base genetica, caratterizzate dalla carenza di specifici enzimi lisosomiali con conseguente accumulo patologico e aumentata escrezione urinaria di mucopolisaccaridi non degradati. Insieme con le sfingolipidosi, le mucolipidosi, le glicogenosi, le ceroido-lipofuscinosi, le gangliosidosi e altre lipidosi, le mucopolisaccaridosi rientrano nell’ambito delle malattie lisosomiali su base congenita.La maggioranza di tali malattie ha una trasmissione di tipo autosomico recessivo o è recessiva X-linked.
·  CauseI mucopolisaccaridi sono normali componenti della cornea, delle cartilagini, delle ossa, del tessuto connettivale e del sistema reticolo-endoteliale, per cui queste malattie si caratterizzano per le alterazioni multisistemiche. La carenza enzimatica nelle mucopolisaccaridosi interessa specificamente gli enzimi responsabili della degradazione di eparansolfato, dermatansolfato o cheratansolfato, singolarmente o in combinazione. La mancata idrolisi enzimatica comporta l’accumulo di mucopolisaccaridi in vari stadi di degradazione. Successivamente, vi è una notevole escrezione urinaria degli elementi di accumulo.Nelle cerebropatie dismetaboliche, il deficit enzimatico comporta una mancata produzione dei substrati successivi, un’eccessiva produzione di metaboliti prossimi al blocco e un’eccessiva produzione di metaboliti da vie metaboliche alternative.Le lesioni provocate sul SNC sono dovute sia all’effetto tossico diretto dei metaboliti accumulati sia all’alterazione delle condizioni ambientali locali dovute all’acidosi, all’iperammoniemia, all’ipoglicemia o ad altre alterazioni metaboliche.
·  SintomiLe manifestazioni cliniche a livello sistemico dovute al deposito di mucopolisaccaridi comprendono epatosplenomegalia, insufficienza coronarica, insufficienza o stenosi delle valvole cardiache, disostosi multiple, ecc. Le manifestazioni neurologiche più frequenti sono per lo più dovute all’accumulo di mucopolisaccaridi e lipidi a livello delle cellule nervose  sono rappresentate da ritardo psichico e motorio di grado variabile in tutte le mucopolisaccaridosi, a eccezione delle sindromi di Morquio e di Scheie, dove non è presente il disturbo psichico. Il massiccio ispessimento delle meningi può finire con il determinare idrocefalo, soprattutto nella sindrome di Hurler. A livello urinario possono riscontrarsi vari tipi di MP: in particolare, i composti sono rappresentati da condroitinsolfato A, B o dermatansolfato, C o condroitin-6-solfato, eparansolfato e cheratansolfato.

28/09/10

linee guida italiane per la gestione del diabete

Dalle società scientifiche diabetologiche italiane (AMD e SID) l’aggiornamento delle raccomandazioni per la diagnosi e il trattamento del diabete mellito e delle sue complicanze.
Il diabete mellito, o semplicemente diabete, è causato da una carenza, assoluta o relativa, di insulina con conseguente iperglicemia (aumento delle concentrazioni plasmatiche di glucosio). Secondo dati raccolti dall’ISTAT, provenienti da archivi elettronici dei medici di medicina generale e da alcuni studi basati sul consumo di farmaci antidiabetici, la prevalenza della malattia in Italia ha superato il 5%. Su base nazionale questo indica che i diabetici noti sono circa 3 milioni. Si stima, inoltre, che il totale dei diabetici italiani ammonti a circa 4,5 milioni, di cui 1,5 non diagnosticati.
Gli Standard italiani per la cura del diabete mellito, oggetto di una recente pubblicazione, sono stati redatti dalle due società scientifiche diabetologiche italiane (AMD e SID) con l’intento di fornire ai clinici, ai pazienti, ai ricercatori e a quanti sono coinvolti nella cura del diabete raccomandazioni per la diagnosi e il trattamento del diabete e delle sue complicanze, nonché obiettivi di trattamento – suffragati dal grado di evidenza scientifica – sui quali basare le scelte terapeutiche; infine, strumenti di valutazione della qualità della cura, finalizzati alla realtà italiana. Essi costituiscono il modello di riferimento scientifico per la cura del diabete, sia per gli obiettivi sia per i processi.
Il livello delle prove scientifiche alla base di ogni raccomandazione è stato classificato secondo quanto previsto dal Piano nazionale delle linee-guida (www.pnlg.it). Il documento riporta gli obiettivi ritenuti “desiderabili” nella gestione della maggior parte delle persone affette da diabete; preferenze individuali, e altri fattori legati al singolo paziente possono, tuttavia, giustificare scelte diverse, come anche valutazioni più approfondite o la gestione dei pazienti da parte di altri specialisti.

26/09/10

Acetone


Acetone, una patologia innocua ma molto fastidiosa nei primi anni di vita Cause, sintomi metodi per curare uno dei più fastidiosi disturbi dell’apparato digerente dei bambini tra i 2 e i 6 anni.
L’acetone è un disturbo che colpisce alcuni bambini tra i 2 e i 6 anni si manifesta con vomito, mal di stomaco, vistose scariche addominali e debolezza.
E’ provocato da un disordine nel metabolismo e si manifesta quando l’organismo è a corto di zuccheri. In questa situazione l’organismo del bambino, non avendo più “carburante” a sua disposizione, reagisce utilizzando i grassi presenti nell’organismo, producendo una sostanza, l’acetone, che normalmente il corpo scompone in acqua ed anidride carbonica e che, in alcune situazioni particolari, accumula.

Piastrinopenie


Con il termine di piastrinopenia (o trombocitopenia) viene definita la condizione caratterizzata da riduzione del numero di piastrine al di sotto di 150.000/mmc. Essa rappresenta la causa più comune di diatesi emorragica. In genere, con un numero di piastrine superiore a 50.000/mmc non si ha sanguinamento spontaneo, ma si possono avere emorragie in seguito a traumi o interventi chirurgici; un sanguinamento spontaneo senza traumi apparenti può comparire quando il numero di piastrine diminuisce a 20.000 -30.000/mmc; emorragie importanti di solito non si verificano fino a quando la conta piastrinica scende sotto a 10.000/mmc..



23/09/10

Favismo

Che cos'è favismo

Il favismo è un difetto congenito di un enzima normalmente presente nei globuli rossi, la glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, essenziale per la vitalità degli eritrociti e in particolare per i processi ossidoriduttivi che in essi si svolgono. La carenza di questo enzima provoca un'improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi) e quindi la comparsa di anemia emolitica con ittero, quando il soggetto che ne è carente, ingerisce fave, piselli, Verbena Hybrida varie droghe vegetali o alcuni farmaci (ad esempio sulfamidici, salicilici, chinidina, menadione, ecc.,) che agiscono da "fattori scatenanti", inibendo cioè l'attività della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi eritrocitaria, impoverendo ulteriormente i globuli rossi che sono già carenti dell'enzima.

Fonte : http://www.g6pd.org/favism/italiano/index.mvc?pgid=intro

21/09/10

Emofilia: la “malattia dei Re”

L’emofilia è una malattia ereditaria causata da un difetto di uno dei fattori della coagulazione del sangue ed è legata al sesso – il gene responsabile si trova infatti sul cromosoma X, e colpisce i maschi.
E’ una coagulopatia congenita relativamente rara e molto studiata che rappresenta l’esempio più diffuso nella trasmissione delle malattie genetiche legate al sesso.
Anche conosciuta come la “malattia dei re” a causa della sua diffusione tra le classi regnanti europee, visto che la Regina Vittoria (1819/1901) era portatrice sana del gene responsabile e che attraverso i suoi eredi, si diffuse. Emofilici reali sono presenti nei Windsor inglesi, nei Borboni spagnoli e nei Romanov russi come ad esempio il principe Alexej che prima di essere ucciso con tutta la famiglia durante la rivoluzione bolscevica era curato e assistito nelle sue frequenti emorragie, da Rasputin.


        LINK:   COS’E' L'EMOFILIA.  




                                                                   FONTE: http://www.assoemo.it/index.html 


                                                                 Centri Emofilia LINK: http://www.aiceonline.it/default.aspx 

18/09/10

Il Codice deontologico degli infermieri

Io infermiere mi impegno nei tuoi confronti a:

PRESENTARMI al nostro primo incontro, spiegarti chi sono e cosa posso fare per te. 


SAPERE chi sei, riconoscerti, chiamarti per nome e cognome. 


FARMI RICONOSCERE attraverso la divisa e il cartellino di riconoscimento. 


DARTI RISPOSTE chiare e comprensibili o indirizzarti alle persone e agli organi competenti. 


FORNIRTI INFORMAZIONI utili a rendere più agevole il tuo contatto con l'insieme dei servizi sanitari. 


GARANTIRTI le migliori condizioni igieniche e ambientali. 


FAVORIRTI nel mantenere le tue relazioni sociali e familiari. 


RISPETTARE il tuo tempo e le tue abitudini. 


AIUTARTI ad affrontare in modo equilibrato e dignitoso la tua giornata supportandoti nei gesti quotidiani di mangiare, lavarsi, muoversi, dormire, quando non sei in grado di farlo da solo.


INDIVIDUARE i tuoi bisogni di assistenza, condividerli con te, proporti le possibili soluzioni, operare insieme per risolvere i problemi. 


INSEGNARTI quali sono i comportamenti più adeguati per ottimizzare il tuo stato di salute nel rispetto delle tue scelte e stile di vita. 


GARANTIRTI competenza, abilità e umanità nello svolgimento delle tue prestazioni assistenziali. 


RISPETTARE la tua dignità, le tue insicurezze e garantirti la riservatezza. 


ASCOLTARTI con attenzione e disponibilità quando hai bisogno. 


STARTI VICINO quando soffri, quando hai paura, quando la medicina e la tecnica non bastano. 


PROMUOVERE e partecipare ad iniziative atte a migliorare le risposte assistenziali infermieristiche all'interno dell'organizzazione. 


SEGNALARE agli organi e figure competenti le situazioni che ti possono causare danni e disagi.
IL CODICE DEONTOLOGICO (maggio 1999)

17/09/10

LA CARTELLA INFERMIERISTICA

                    LA CARTELLA INFERMIERISTICA


                   Profili di responsabilità per l’infermiere



                                                     Di Giannantonio Barbieri



La documentazione infermieristica, in particolare in questa sede intendo fare riferimento a quello strumento che è la cartella infermieristica, è ormai divenuta un indispensabile strumento di assistenza al paziente. La materia, tuttavia, proprio perché non esiste ancora una disciplina legislativa omogenea ma è piuttosto affidata alle molteplici prassi organizzative delle varie Aziende sanitarie, è ancora abbastanza multiforme e, come tale, incerta e vaga. In ogni caso, al di là delle singole scelte delle Aziende in ordine all’utilizzo di tale strumento, è importante per il professionista conoscere la natura giuridica di questo documento (in particolare, come vedremo infra, se si tratta di un atto pubblico o meno) e, non da ultimo, individuare con chiarezza e precisione i profili e gli aspetti attinenti le responsabilità dell’infermiere in ordine alla sua gestione.

16/09/10

Scuola in Ospedale

Garantire il diritto allo Studio all’alunno Malato. Contribuire allo sviluppo del servizio Scuola in ospedale e della Cultura dell’Istruzione Domiciliare in ambito regionale. La Scuola in ospedale ha come scopo quello di assicurare il diritto allo studio a bambini e ragazzi che vivono il disagio della malattia e dell’ospedalizzazione. Si tratta di un servizio rispondente a bisogni particolari che, attraverso una didattica flessibile, modulare e per progetti, assicura continuità al percorso formativo di ognuno.

Presso la struttura ospedaliera “G.DI CRISTINA” il servizio e’ presente nelle seguenti Unità Operative:
  • Onco-ematologia
  • Nefrologia e Dialisi
  • Chirurgia
  • I – II Pediatria-Biondo
  • Fibrosi Cistica
  • Malattie Metaboliche
  • Neuropsichiatria Infantile
  • Astanteria
  • Clinica Pediatrica III e IV Maggiore
  • Malattie Infettive
  • Rianimazione
FONTE :http://www.scuolanuccio.it/


    LINK:  Alcuni pensieri dei genitori della Clinica Pediatrica IV Maggiore
PENSIERI PER LA SCUOLA IN OSPEDALE  E  LUDOTECA  PARTE I°






 

14/09/10

guida al diabete e autogestione

Il diabete di tipo 1 è diagnosticato in genere nei bambini o nei giovani adulti, anche se può manifestarsi a qualsiasi età. Circa il 3% di bambini e adolescenti nel mondo soffrono di diabete.1
Il diabete di tipo 1 si manifesta spesso in modo improvviso e può includere i seguenti sintomi:
  • Aumento della sete e bocca asciutta
  • Frequente bisogno di urinare
  • Stanchezza e affaticamento
  • Improvvisa perdita di peso
  • Lentezza nella cicatrizzazione delle ferite
  • Infezioni ricorrenti
  • Visione appannata
Il diabete di tipo 1 si verifica quando il sistema immunitario distrugge le cellule beta del pancreas che producono insulina. Il corpo, quindi, non produce o produce pochissima insulina.
Un soggetto affetto da diabete di tipo 1 deve assumere insulina in uno dei seguenti modi:
La terapia insulinica insieme a una dieta corretta, alla pratica regolare di attività fisica e ai test di autocontrollo della glicemia sono elementi importanti nella gestione del diabete di tipo 1.


  LINK: guida al diabete  e autogestione
                                                                                   fonte:  Accu-Chek®