Vaccinazioni
Storia delle vaccinazioni
Nel 1778, il medico inglese Edward Jenner utilizzò con successo il pus di una vacca infetta da vaiolo per immunizzare il proprio figlio contro la malattia. Data l'origine del composto immunizzante, il virus Vaccinai, Jenner coniò il termine "vaccino". Il principio su cui si basano i vaccini è ancora oggi lo stesso, anche se la tecnica di preparazione si è raffinata. L'immunizzazione attiva contro le infezioni può essere ottenuta con l'introduzione nell'organismo umano di una piccolissima quantità di agenti infettivi inattivati (virus o batteri, uccisi o attenuati) che mimano l'infezione naturale e attivano tutti i meccanismi di riconoscimento da parte del sistema immunitario e la produzione di anticorpi specifici, le gammaglobuline.
La prevenzione di una malattia difficilmente curabile o non curabile viene così effettuata facendo produrre all'organismo difese proprie, gli anticorpi, che riconoscono l'agente patogeno responsabile della malattia e lo neutralizzano. Gli antibiotici infatti sono efficaci solo contro malattie di origine batterica ma risultano totalmente impotenti nei confronti di una malattia virale, come l'influenza o malattie ben più gravi come la poliomielite o l'epatite. Gli antibiotici sono inutili anche nel trattamento di malattie causate da tossine di origine microbica, come il tetano o la difterite.
Il principio sfruttato dalla vaccinazione è quello della memoria immunitaria, cioè la speciale capacità del nostro sistema immunitario di ricordare le sostanze estranee, tra cui i microorganismi di diversa provenienza, che hanno attaccato il nostro organismo e contro le quali vengono prodotti anticorpi. La produzione di anticorpi infatti viene registrata dal sistema immunitario che è in grado così di reagire in modo immediato di fronte a un nuovo attacco da parte dello stesso agente patogeno anche a distanza di anni dal primo. I vaccini stimolano la difesa immunitaria in modo analogo a quello provocato dalle malattie. In caso di un attacco da parte di agenti patogeni dello stesso tipo di quelli contenuti nel vaccino, il sistema reagisce quindi proteggendo l'organismo senza che si sviluppino i sintomi e le complicanze della malattia.
Nella maggior parte dei casi, le vaccinazioni proteggono per tutta la vita per cui non sono previsti richiami oltre al ciclo di base. Questo vale per il morbillo, la rosolia, la parotite, la polio e per l'epatite B. Altre vaccinazioni, come quella per la pertosse, offrono una protezione per più di cinque anni dopo un ciclo completo e quindi è più che sufficiente per proteggere i bambini sotto i cinque anni dalla malattia, che in questo periodo è più grave. Altri vaccini, come quello per il tetano, hanno un'efficacia di almeno 30 anni, ma dato che la protezione decade con il tempo è necessario eseguire una dose di richiamo periodico ogni 10 anni.
La vaccinazione quindi è il modo più sicuro ed efficace per ottenere la protezione da alcune gravi malattie. In caso di epidemie o dell'insorgenza di casi di malattia nella comunità, i soggetti vaccinati avranno probabilità molto minori o nulle di prendere la malattia. Il vantaggio non è solo personale però. Infatti, se in una comunità si ha un elevato grado di copertura vaccinale, l'infezione ha una possibilità limitata di diffusione e quindi la malattia tende a scomparire del tutto. In questo modo il vaiolo è stato eliminato da tutto il mondo, la polio è stata cancellata dalla maggior parte dei paesi e in alcune regioni sono già scomparse del tutto morbillo, parotite e rosolia. Inoltre, laddove ci sia un'elevata copertura vaccinale anche i soggetti che per particolari condizioni di salute non possano ricevere il vaccino risultano protetti da quella che viene definita una “copertura di gregge”, cioè dalla bassa possibilità di diffusione della malattia, e quindi di contagio, dovuta proprio all'elevato numero di persone vaccinate.
L'impatto delle vaccinazioni sulle malattie può essere schematizzato in tappe successive. Il primo obiettivo è il controllo della malattia, cioè la riduzione del numero di malati a maggior rischio di complicanze, quali ad esempio gli anziani per la vaccinazione antinfluenzale o i bambini nel primo anno di vita per la vaccinazione antipertosse. La tappa successiva è la riduzione assoluta del numero di malati in una nazione, o in un gruppo di nazioni, fino alla eliminazione della malattia, come si è verificato per la poliomielite nelle Americhe o per il morbillo in Finlandia. L'eliminazione di una malattia a livello nazionale non esclude comunque il rischio che l'infezione venga contratta durante un viaggio all'estero o da una persona proveniente da un paese dove la malattia è ancora presente.
La tappa finale, infine, è l'eliminazione di una malattia a livello mondiale. Questo traguardo, noto come eradicazione e raggiunto nel 1980 per il vaiolo, fa sì che non esista più il rischio di contrarre la malattia e consente quindi di interrompere la vaccinazione. La prossima malattia candidata all'eradicazione è la poliomielite.
Come si preparano i vaccini
I vaccini vengono preparati mediante diverse strategie. In alcuni casi i batteri e i virus sono introdotti nell'organismo già uccisi, quindi non più in grado di causare malattia ma ancora sufficienti a stimolare la produzione di anticorpi. In altri casi i batteri e i virus sono invece attenuati, ossia non uccisi ma modificati in modo da non essere più attivi. Esempi di vaccini attenuati sono il vaccino Sabini contro la poliomielite e il vaccino contro il morbillo, la parotite e la rosolia. In alcuni casi, si utilizzano le sostanze tossiche prodotte dai microorganismi che vengono inattivate prima dell'introduzione nel nostro organismo, come nel caso del vaccino antitetanico e dell'antidifterico. A volte si utilizzano componenti della superficie dei virus o della capsula esterna dei batteri, come nel caso dell'Haemophilus influenzae b o del nuovo vaccino contro lo pneumococco. Infine, una nuova serie di vaccini prevede l'utilizzo di proteine sintetiche, ottenute in laboratorio e che simulano componenti dei virus, come è il caso dell'epatite B o della pertosse. Alle componenti batteriche e virali vengono aggiunti, nella composizione dei vaccini, diversi coadiuvanti per favorirne l'efficacia, prevenirne la contaminazione da parte di altri agenti microbici e stimolare le difese immunitarie dell'organismo vaccinato. Puoi avere maggiori dettagli sulle diverse strategie di preparazione dei vaccini leggendo sul sito del Network italiano per le vaccinazioni.
I vaccini disponibili
Vaccinazioni contro le malattie batteriche
Difterite; Tetano; Pertosse; Haemophilus influenzae tipo B; Pneumococco; Meningococco C; Febbre tifoide.
Vaccinazioni contro le malattie virali
Poliomielite; Morbillo, rosolia, Varicella; Epatite A; Epatite B; Influenza; Rotavirus; Febbre gialla; Colera.
FONTE: www.epicentro.iss.it/
Calendario delle vaccinazioni per l'età evolutiva
I calendari vaccinali che individuano le età di somministrazione delle diverse vaccinazioni, sono stati studiati affinché questo intervento preventivo risulti semplice ed efficace nell'assicurare la tutela della salute dei bambini.
Lievi differenze nei tempi di somministrazione non influenzano la validità della vaccinazione, anche se ogni ritardo può aumentare il rischio di acquisire una malattia che può essere invece tranquillamente evitata.
Vaccino | DTP | Polio | E.B | MPR | Hi |
alla nascita | |||||
3° mese | |||||
5° mese | |||||
11° mese | |||||
12° mese | |||||
15° mese | |||||
3° anno | |||||
5-6 anni | |||||
11-12 anni | |||||
14-15 anni |
DTP: vaccinazione antidifterico-tetanica-pertosse
IPV: vaccino antipoliomelitico iniettabile - inattivato
OPV: vaccino antipoliomelitico orale - vivente attenuato
MPR: vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia
*: dopo la prima dose del vaccino , si consiglia una seconda dose in età prescolare oppure tra gli 11 e 12 anni
Td: vaccino antidifterico-tetanico per adulti, contenente soltanto 2 Lf di anatossina difterica
Hib: vaccinazione anti_Haemophilus influenzae b
Ep.B: vaccinazione antiepatite B
°°: neonati di madri portatrici del virus devono ricevere un'immunizzazione attiva e passiva simultanea subito dopo la nascita
**: vaccinazione antiepatite B (in 3 dosi) negli adolescenti all'età di 11 e 12 anni non vaccinati precedentemente (fino all'anno 2003)
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