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07/09/13

INFERMIERE IN PSICHIATRIA

L'INFERMIERE IN PSICHIATRIA
clip_image002   Evoluzione storica dell'infermiere psichiatrico
Per comprendere la tipologia di reati in cui l'infermiere può incorrere nell'esercizio professionale in psichiatria, è necessario accennare alla evoluzione storica" della figura dell'infermiere iii tale campo, data la sua peculiarità.

La storia dell'infermiere psichiatrico è intimamente legata, com'è ovvio, alla storia della malattia mentale e al suo sviluppo. Non è un caso che le prime descrizioni esistenti di tale figura definiscano l'infermiere come "guardiano dei matti", come persona generalmente analfabeta, ignorante e brutale, proveniente dalle classi più umili, temuta oltre che dai pazienti persino dai medici. Successivamente i medici recuperarono il controllo su tale figura tentando di delimitarne l'autonomia e di controllarne le manifestazioni violente.
 
Il mestiere di custode-infermiere veniva considerato "pericoloso per la vita".
Gli infermieri dovevano stare sempre insieme ai pazienti con l'obbligo dell'internato e della divisa, il divieto di dormire fuori dalle mura dell'istituto e il divieto di sposarsi. Essi avevano di fatto il potere di premiare e punire i degenti, ordinando bagni caldi e freddi improvvisi e violenti rinchiudendo e incatenando i malati senza farne regolare rapporto, abusando sessualmente delle donne.
Questo è stato il modello prevalente in Europa fino a tutto il XIX secolo.
All'inizio del XX secolo sorse l'esigenza di dare un'istruzione professionale ai custodi, tra- sformandoli in infermieri veri e propri.
Il lavoro infermieristico cominciava ad avere delle regole riguardanti essenzialmente la custodia,ia cura e la sicurezza dei degenti.
All'infermiere era vietata ogni attività che non fosse l'assistenza diretta al malato. La disciplina era assicurata da una ronda interna formata anch'essa da infermieri, diversi però da quelli adibiti all'assistenza diretta.
 
L'autonomia degli infermieri era ancora estremamente ridotta e le condizioni di vita durissime: permaneva infatti l'obbligo dell'internato in camere simili a quelle dei pazienti e, a volte, nelle stesse camerate dei pazienti, e ancora negli anni Trenta vigeva ii divieto di sposarsi.
Il rapporto medico-infermiere era rigorosamente incentrato sul principio d'autorità: il medico ordinava e l'infermiere eseguiva.
Fino agli anni Settanta gli infermieri collaborarono con il medico all'esecuzione dei tratta-menti terapeutici dell'epoca: elettroshock, insulino- e malario-terapia, bagni caldi alternati a bagni freddi ecc.
Con le innovative idee sulla psichiatria degli anni Sessanta comincia a cambiare la figura dell'infermiere psichiatrico.
Nel momento in cui vengono poste sotto una critica spietata le istituzioni manicomiali come istituzioni totalizzanti, iniziano a emergere le potenzialità dell'infermiere, die per la prima volta viene visto non più come strumento di repressione, come figura che assolve esclusivamente funzioni custodialistiche e carcerarie, ma come importante figura con funzioni terapeutiche di una équipe assistenziale.
 
Si inizia a privilegiare l'aspetto relazionale.
La legge 13 maggio 1978 n. 180, come è largamente noto, "chiude" con l'esperienza manicomiale e "apre" all'esperienza territoriale.
Vengono istituite le sezioni di psichiatria solo all'interno degli ospedali generali e viene introdotto il principio della volontarietà dei trattamenti. Viene inoltre introdotto il trattamento sanitario obbligatorio (TSO) a particolari condizioni, con una procedura garantita e "nel pieno rispetto
della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione". Vengono abrogati sia gli articoli 714, 715 e 717 del codice penale che concernevano essenzialmente la custodia dei malati di mente e punivano l'omessa denuncia degli esercenti le professioni sanitarie, che avevano assistito o esaminato malati mentali, sia gli articoli l, 2, 3 e.3 bis della legge
14 febbraio 1904, n. 36 ("Disposizioni sui manicomi e sugli alienati"), che riguardavano anch'essi
disposizioni di custodia.
In particolare, in questa sede è opportuno sottolineare il disposto dell'art. 715 c.p. abrogato che puniva l'inosservanza degli obblighi di custodia delle persone ricoverate in manicomio. Di questa sanzione gli infermieri erano i principali destinatari.
Con il varo della legge 180, quindi, cessa la funzione di custodia per il personale infermieristico.
 
Dal 1976 non vengono più istituite le scuole per infermiere psichiatrico e viene istituita la figura dell'infermiere unico polivalente.
Nel nuovo ordinamento universitario sono previsti come percorsi post laurea i corsi master (vedi cap. 9). L'approfondimento clinico-assistenziale delle conoscenze in psichiatria dell'infermiere sarà quindi, nei prossimo Muro, un approfondimento post laurea.
Fonte dal Web: Scritto da Alessandro
Giovedì 19 Agosto 2010 -
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