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15/11/10

QUANDO IL DIABETE FA IL TANDEM CON LA CELIACHIA


                      QUANDO IL DIABETE FA IL TANDEM CON LA CELIACHIA                               
UNA CONCOMITANZA CHE VA TENUTA SOTTO STRETTA OSSERVAZIONE
Nutrirsi senza glutine non deve essere vissuto come un sacrificio, ma come occasione per imparare ad alimentarsi in modo alternativo scegliendo fra una gamma di alimenti che rende la dieta del celiaco sovrapponibile a quella dei suoi coetanei.
Alcuni bambini con diabete sviluppano nel corso della malattia di base un’intolleranza cronica nei confronti di alcuni componenti dei cereali. Si stima che questo accada in oltre l’8% dei bambini italiani con diabete. La sua diagnosi è quasi sempre occasionale e a svelarne l’esistenza è un esame di laboratorio disponibile ormai in tutti i Centri di diabetologia.
La causa di questo disturbo, noto come celiachia, è l’intolleranza che la mucosa dell’intestino di bambini geneticamente predisposti sviluppa nei confronti del glutine, una miscela di proteine (fra le quali la gliadina) contenuta in abbondanza nel grano, e delle corrispondenti proteine degli altri cereali “tossici”, le prolamine di orzo, segale e avena.
Il loro incontro indesiderato crea danno alla mucosa dell’intestino che perde i villi indispensabili per l’assorbimento degli alimenti e provoca, nelle forme tipiche, i sintomi del malassorbimento (diarrea, distensione dell’addome, inappetenza, dimagramento, anemia, arresto dell’accrescimento). In gran parte dei bambini con diabete, però, soprattutto in quelli in età adolescenziale, il danno intestinali non dà alcun sintomo.
Di fronte alle proteine tossiche dei cereali, l’organismo umano sensibile si difende scatenando una reazione di contrattacco su vasta scala di cui alla fin perde il controllo.
In quest’azione di polizia, le cellule del sistema di difesa sguinzagliate all’origine contro la gliadina, scambiano per nemiche alcune proteine in realtà amiche come l’endomisio, costituente di molti tessuti dell’organismo, che non ha proprio nulla a che veder con i cereali.
Questi anticorpi, antigliadina (AGA) autoanticorpi antiendomisio (EMA), circolano nel sangue dei bambini con celiachia e il loro dosaggi in laboratorio porta alla diagnosi della malattia anche quando questa è silente
La relazione tra diabete e celiachia non è ancora chiara.
Sembra che tra le due malattie esista un legame di predisposizione genetica similmente coinvolto nel controllo della risposta di difesa o immunologica.
Secondo alcuni ricercatori, è il diabete, notoriamente malattia autoimmune, a fungere da fattore scatenante la reazione immunitaria che porta alla celiachia
Secondo altri, sarebbe la celiachia, nelle sue forme silente e latente, a innescare il meccanismo autoanticorpale che porta al diabete mellito, attraverso la produzione di anticorpi contro le cellule fabbricanti l’insulina o contro alcune loro strutture proteiche.
È buona norma che i bambini con diabete vengano quindi sottoposti alla ricerca degli AGA e degli EMA almeno una volta all’anno, anche in assenza dei sintomi dell’intolleranza.
Da quando questa procedura è diventata consuetudine, il numero dei bambini con diabete riconosciuti affetti anche da celiachia è andato aumentando al punto che, in alcuni centri, ha superato la media nazionale stimata, raggiungendo anche il 13%.
Ai fini della diagnosi di celiachia, AGA ed EMA sono considerati esami di prima istanza.
Ciò significa che vanno completati con l’esame endoscopico della mucosa intestinale al fine di prelevarne una microscopica porzione da analizzare.
Grazie ai moderni strumenti, la manovra può essere eseguita oggi anche nel bambino piccolo.
Il medico endoscopista che lo esegue può verificare in diretta, attraverso l’oculare dello strumento, lo stato della mucosa dell’intestino.
Nel bambino con celiachia, questa apparirà piatta o “desertica”, per la scomparsa dei villi, e infiammata, per la reazione provocata dal contatto con il glutine.
Il dosaggio degli AGA e degli EMA è utile non solo per scoprire l’esistenza della malattia, ma anche per verificare il suo andamento una volta eliminati dall’alimentazione quotidiana i cibi con le proteine tossiche. Se la dieta senza glutine è rigorosa, i valori di AGA ed EMA si normalizzano; in caso contrario, rimangono patologici
Il giovane con diabete, affetto anche da celiachia, deve mantenere la dieta senza glutine per tutta la vita, in quanto l’incapacità a tollerare il glutine è permanente.
Nutrirsi senza glutine non dev’essere vissuto come un sacrificio, ma piuttosto come occasione per imparare ad alimentarsi in modo alternativo scegliendo fra una vasta gamma di alimenti che rende la dieta del celiaco sovrapponibile a quella dei suoi coetanei. Sedendosi a un ristorante, egli può scegliere fra i vari tipi di risotti, insalate, minestre di riso e polente. Anche fra gli antipasti può trovare pietanze di soddisfazione quali i vari tipi di pesce, le crocchette di riso e i crostini di polenta. Per i secondi piatti, le sue possibilità sono ancora maggiori: carne, pesce, uova, formaggi, prosciutto.
Sulle verdure, le scelte si sprecano. Per il dessert può trovare alternative, ad esempio, fra budini di riso e insalate di frutta.
Chi è più esigente può cercare fra le miriadi di “alimenti per celiaci” di cui anche i supermercati sono oggi provvisti.
Vi sono almeno due seri motivi perché il giovane con diabete e celiachia debba seguire una dieta senza glutine
Il primo. La continua ingestione di glutine, anche in piccole quantità, sembra esporre il soggetto con celiachia al rischio di avere malattie intercorrenti e stagionali che disturbi alla tiroide e neoplasie, quali linfomi e tumori all’intestino È stato ipotizzato che questo rischio, valutabile attorno al 20% su un’anzianità di malattia di 20 anni, sia da mettersi in relazione con la stimolazione continua e incontrollata delle cellule del sistema immunitario proprio a causa dell’introduzione a oltranza anche di modeste quantità di glutine.
Il secondo. Il ripristino della struttura della mucosa intestinale, a seguito dell’eliminazione del glutine dall’alimentazione, comporta la normalizzazione dell’assorbimento degli alimenti e di conseguenza il miglioramento del controllo metabolico del diabete in termini di glicemie più stabili e di fabbisogno di insulina più adeguato alle esigenze fisiologiche. A questo proposito, conviene ricordare che un inaspettato calo nel fabbisogno di insulina può essere un segno precoce di celiachia.
Maurizio Vanelli
FONTE:  http://www.fdgdiabete.it/fdgleggi/tandem.asp

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