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18/02/11

SCUOLA E DIABETE

SCUOLA  E DIABETE


domande generali sul diabete di tipo 1
 

Cosa è il diabete di tipo 1?
Il diabete tipo 1 è la più frequente malattia cronica dell’infanzia e dell’adolescenza. È conseguenza della distruzione delle cellule beta del pancreas (quelle che producono l’insulina). La mancanza di insulina determina nell’organismo l’incapacità di utilizzare lo zucchero che è la sua principale fonte di l’energia. Senza insulina questo zucchero, il glucosio, non può entrare nelle cellule (come se trovasse la porta chiusa)e si accumula nel sangue producendo iper- glicemia con gravi conseguenze per l’organismo. La terapia insulinica permette di normalizzare questa situazione.

Conosco diverse persone anziane con il diabete. È la stessa cosa?
No, il diabete che insorge nel bambino e nell’adolescente, chiamato diabete di tipo 1, è molto diverso da quello
molto più diffuso – che insorge nelle persone adulte e anziane e che si chiama diabete di tipo 2.
La persona con diabete di tipo 1 non produce più insulina e poiché senza insulina non si può vivere, deve assumerla totalmente dall’esterno (tramite le iniezioni), mentre chi ha il diabete di tipo 2 produce l’insulina, ma questa non funziona adeguatamente; questa condizione può essere curata con l’assunzione di compresse. Inoltre, l’esordio del diabete di tipo 1 è spesso improvviso, mentre nel diabete dell’adulto’ è graduale. La comparsa del diabete di tipo 1 non è legata alla presenza di sovrappeso o obesità e sedentarietà e il bambino (o ragazzo) con diabete ha un rischio cardiovascolare inferiore rispetto all’adulto con diabete di tipo 2. Insomma, si tratta di due malattie molto diverse.

Come si ‘prende’ questo diabete? È contagioso?
No, il diabete non è affatto contagioso. Non si tratta di una malattia infettiva. È caratterizzato quasi sempre da una mancanza d’insulina, perché le cellule che la producono sono state distrutte dal sistema immunitario, il quale, non riconoscendole più come proprie, le uccide come se fossero virus o batteri. Le cause della malattia non sono ancora note nel dettaglio, tuttavia è certo che concorrono sia fattori genetici che ambientali.

Come incide il diabete nella vita di un bambino o un ragazzo?
Ricordo un giovane che definì il suo diabete una ‘malattia di ragionamento’. È vero! La persona con diabete di tipo
1 può fare qualsiasi cosa, ma deve tenere tutto sotto controllo. Sa che alcune situazioni (come bere una bibita zuc- cherata, o uno stato febbrile) portano a un aumento della glicemia e richiedono, quindi, più insulina. Sa anche che l’esercizio fisico riduce il fabbisogno di insulina. Dovrà quindi controllare spesso la glicemia e prevedere le con- seguenze metaboliche di molte sue azioni e impara a farlo, sorprendentemente, già da piccolo. Chi vede il diabete dall’esterno è colpito dalle


frequenti ‘punture’, necessarie per misurare la glicemia o iniettare insulina, ma queste sono sopportate generalmente molto bene, anche da bambini e ragazzi. Loro sanno bene come un eccesso ‘cronico’ di zucchero nel sangue li possa esporre, nel lungo termine, a patologie (dette ‘complicanze’) a carico di occhi, reni, del sistema nervoso periferico e del sistema cardiovascolare.

Su chi può contare il bambino / ragazzo con diabete, esiste una cura?
L’assistenza al bambino con diabete in Italia, definita da una apposita legge (la 115 del 1987) è considerata, a livello mondiale, un punto di riferimento. Il paziente può contare su una rete di Servizi di Diabetologia Pediatrica, dove trova, oltre allo specialista, un vero e proprio Team’ composto da: medici, dietisti, infermieri specializzati, spesso psicologi e counselor. Il lavoro del team pone al centro il ragazzo e la sua famiglia e si avvale della collaborazione del pediatra di base, dell’assistenza domiciliare dove possibile, e aspetto importantissimo della scuola. In attesa di una ‘cura definitiva’ per la quale si sta lavorando in tutto il mondo, ma che non darà purtroppo risultati a breve, la terapia consiste nella somministrazione più volte al giorno, in genere prima dei pasti principali e prima di andare a letto, di insulina per via sottocutanea con comodi dispositivi detti stilo iniettori o “penne”. L’insulina, in alcuni casi, può essere erogata con i microinfusori che sono piccoli computer, programmabili a seconda delle necessità. Fon- damentale importanza riveste in tutti i pazienti l’educazione. Educazione significa in primo luogo saper misurare la percentuale di zuccheri nel sangue (la glicemia) con gli appositi lettori, valutare l’impatto che le attività di ogni giorno hanno sulla glicemia e regolare, di conseguenza, la quantità d’insulina da somministrare.


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La scuola deve prevedere obiettivi differenti per questi studenti?
Non c’è assolutamente necessità di modificare gli obiettivi didattici, in quanto, l’alunno con diabete non ha alcun deficit intellettivo o di apprendimento. Non vi deve essere, da parte della Scuola, nessuna ansia o attenzione parti- colare – e quindi discriminazione – a questo proposito. Se l’alunno è in buone condizioni di controllo metabolico, la sua performance scolastica è sovrapponibile a quella dei suoi compagni. Anzi, poiché abituato a “seguire delle regole”, presenta spesso un grado di maturità, e un rendimento scolastico, superiore a quello di molti coetanei. Il giovane e giovanissimo con diabete di tipo 1 può però manifestare insicurezza nelle prestazioni del proprio corpo e della propria mente dovuta al timore di essere considerato e trattato come un ‘diverso’. È importante che la scuola rafforzi la sua sicurezza con comportamenti di accoglienza serena e consapevole.

Cosa succede se mangia delle cose dolci?
Se preceduta da una adeguata dose di insulina, l’assunzione di una certa quantità di zuccheri non dovrebbe alzare la glicemia mentre un gelato fuori pasto, una torta, una bevanda zuccherata, non previsti, provocano una temporanea iperglicemia che, appena possibile, andrà corretta con una adeguata dose di insulina. Non dovrebbe succedere, cer- to, ma se capita, una volta ogni tanto.... non è grave. La glicemia tornerà a posto. Però le eccezioni devono essere eccezioni, per i bambini diabetici e non, per salvaguardare l’impostazione di una corretta alimentazione. Diverso il discorso se il paziente ‘trasgredisce’ spesso. Questa è una situazione che va segnalata alla famiglia che la affronterà con il Team Diabetologico, individuando i provvedimenti più opportuni per risolverla.

La capacità di ‘accoglienza’ da parte della scuola influisce sul vissuto e sulla salute dell’alunno con diabete? Certamente sì. Noi vediamo, ogni giorno, differenze abissali nell’equilibrio psicologico e perfino fisiologico di bambini e ragazzi che trovano una scuola ‘accogliente’ e ‘attenta’, anziché impaurita o distratta. Perché? Proviamo a vedere le cose dal punto di vista del bambino o ragazzo: la sua ‘differenza’, le sue necessità, sono ovviamente accolte al meglio dal Team curante e dalla famiglia. Ma gli altri? Ecco che la scuola rappresenta per lui il mondo degli adulti e dei coetanei, il momento della verità. Se la scuola è pronta ad accogliere le sue esigenze specifiche, non mostra ansia e non mette in atto discriminazioni, allora tutto andrà per il meglio. Se questo non accade, non solo il bambino avrà un diabete non ben controllato, ma verrà compromessa la sua capacità di adattamento alla condizione diabetica, che è elemento indispensabile per una esperienza scolastica serena. Insegnanti e Dirigenti scolastici pos- sono dare un contributo importante per la qualità di vita di questi ragazzi.

Che cosa devo chiedere ai genitori di un bambino con diabete?
Prima di tutto dovrebbe capire in che misura l’alunno è autonomo nell’autocontrollo della glicemia ed è respon- sabile nelle scelte alimentari. Poi, potrebbe chiedere se l’alunno è in grado di avvertire i segni premonitori di una ipoglicemia, quali sono quelli che avverte con maggiore frequenza e a quale valore di glicemia, generalmente si manifestano e, soprattutto, quali alimenti somministrare per correggerla. Sarà quindi opportuno chiedere ai genitori di lasciare a disposizione a scuola alimenti e bevande utili ad affrontare questi episodi ipoglicemici minori e una fiala di glucagone che potrebbe risultare utile in caso di serie ipoglicemie. Ovviamente, dovrà chiedere il numero di telefono dei genitori e del Centro diabetologico. In generale, potrà essere utile sapere qual è il programma terapeuti- co dell’alunno soffermandosi su quegli eventi che l’insegnante, con piccoli accorgimenti può risolvere Incontrando i genitori sarà possibile creare una collaborazione tra scuola e famiglia, che porterà il bambino a vedere le sue figure di riferimento importanti agire insieme per il raggiungimento del suo benessere psicofisico e per offrirgli le migliori opportunità di sviluppo.

Un docente, o il collegio dei docenti, può chiedere un colloquio con lo specialista che segue il bambino? Certamente. In accordo con i genitori è possibile organizzare un incontro presso il Centro di diabetologia o quando possibile presso la stessa scuola, insieme allo specialista che segue il suo alunno. Si può proporre al Dirigente scolastico di organizzare incontri con gli insegnanti ed eventualmente con i compagni di classe, naturalmente se l’alunno è disponibile a parlare della sua malattia.

In confidenza. Un bambino con diabete ha le stesse prospettive di vita di un altro?
Un bambino con diabete che segua le indicazioni ricevute, con una famiglia in grado di sostenerlo e accompagnarlo a mettere in pratica una autogestione consapevole è esattamente uguale agli altri. Tenuto sotto controllo, il diabete non riduce, l’aspettativa di vita, la ‘qualità’ della vita, presente e futura. Il punto è un altro: è indispensabile che il diabete venga accettato per imparare a conviverci. Un bambino, o un ragazzo, per imparare a fare questo ha bisogno di adulti che lo sostengano e lo accompagnino nel processo di crescita. Sicuramente anche un ambiente sereno all’interno della scuola lo aiuta. La vicinanza di persone informate e, soprattutto, formate che lo facciano sentire al sicuro, contribuisce a fare del diabete non una malattia, ma una condizione di vita.

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