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27/02/11

L’infermiere di Triage nel Pronto Soccorso pediatrico

L’infermiere di Triage nel Pronto Soccorso pediatrico L’infermiere di Triage
nel Pronto Soccorso pediatrico

nightingale-florence2
Il sistema di triage è uno strumento organizzativo rivolto al governo degli accessi non
programmati a un servizio per acuti. Questo processo, con cui i bambini
vengono selle-
azionati e classificati in base al tipo e all’urgenza delle loro condizioni, è da distingue-
re dalla visita medica poiché ha lo scopo di stabilire le priorità con cui il bimbo sarà
visitato dal medico stesso. Può essere svolto con diverse modalità a seconda dei campi
in cui viene applicato: in centrale operativa, in Pronto Soccorso, sul territorio o nelle
maxi emergenze e catastrofi. Il termine deriva dal verbo francese “Trier” e significa
scegliere, classificare. Indica quindi il metodo di valutazione e selezione immediata
usato per assegnare il grado di priorità quando si è in presenza di molti pazienti.
Questo articolo approfondisce il concetto di triage a livello ospedaliero e in partico-
lare nelle strutture complesse di Pronto Soccorso, come previsto dalle linee guida in
materia di requisiti organizzativi e funzionali della rete di emergenza-urgenza (DPR
27/3/92). La tendenza, comune a tutte le realtà sanitarie, a un aumento del ricorso al
Pronto Soccorso da parte dei cittadini, ha reso indispensabile l’attivazione di tale
metodologia in tutti i Pronto Soccorso e in particolare in quelli pediatrici.
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GLICOGENOSI TIPO 1B

nightingale-florence2GLICOGENOSI TIPO 1B

DISTURBI DEL METABOLISMO E DEL TRASPORTO DEI CARBOIDRATI (ESCLUSO: DIABETE MELLITO)

Definizione

Un gruppo di disordini ereditari del metabolismo che coinvolgono gli enzimi della sintesi e della degradazione del glicogeno. In alcuni pazienti vi è un marcato ingrossamento epatico. In altri l'accumulo di glicogeno è più generalizzato, talvolta con importante coinvolgimento cardiaco. (Medline Thesaurus)

Segni e sintomi

Le glicogenosi sono un gruppo di malattie ereditarie in cui il metabolismo del glicogeno è alterato . Virtualmente, tutte le proteine coinvolte nella sintesi o nella degradazione del glicogeno, e nella loro regolazione, sono state identificate come causa di qualche tipo di glicogeneosi. In questi disordini il glicogeno è alterato per quantità, per qualità o per entrambe. Fegato e muscolo contengono abbondanti quantità di glicogeno e rappresentano i tessuti più gravemente colpiti da queste malattie (C. Scriver et al., The Metabolic and Molecular Bases of Inherited Disease, Eighth Edition).
GLICOGENOSI TIPO I
(malattia di Von Gierke)
I pazienti con glicogenosi tipo I possono esordire nel periodo neonatale con ipoglicemia ed acidosi lattica; tuttavia, più comunemente l'esordio clinico è a 3-4 mesi con epatomegalia e/o convulsioni da ipoglicemia. Questi bambini spesso presentano una faccia definita 'da bambola', suggerita dall'eccesso di tessuto adiposo nelle guance, estremità relativamente sottili e un addome prominente a causa della massiva epatomegalia. Anche i reni sono simmetricamente ingranditi, mentre milza e cuore sono di normale grandezza. In infanzia possono essere evidenziati xantomi cutanei nelle braccia e nelle gambe, e alterazioni retiniche caratterizzate da lesioni multiple paramaculari giallastre e ben delimitate. Queste alterazioni appaiono correlate positivamente con il grado di iperlipemia. Ipoglicemia, acidosi lattica, iperuricemia e iperlipidemia sono patognomonici della malattia. Il plasma può essere lattescente a motivo dell'elevatissima concentrazione di trigliceridi.
Il tipo Ib ha un decorso simile, con in più il riscontro di neutropenia e di deficit della funzione neutrofila, con infezioni batteriche ricorrenti.
Il tipo Ic è stato descritto solo in pochi pazienti. Non ci sono informazioni sufficienti da permettere di dare una descrizione generale delle manifestazioni cliniche.

26/02/11

L’OSSIGENO E L’OSSIGENOTERAPIA

nightingale-florence2CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARATO RESPIRATORIO

Anatomia dell’apparato respiratorio
Le principali strutture delle vie respiratorie sono:
•  Naso - la principale via di accesso e di uscita dell’aria dall’apparato respiratorio.
•  Bocca - l’accesso e l’uscita secondaria dell’aria.
•  Faringe - parte più profonda di naso e bocca.
•  Laringe - tratto delle vie respiratorie che collega la faringe alla trachea.
•  Trachea - parte dell’apparato respiratorio a forma di tubo, compresa tra la laringe e l’origine dei bronchi principali.
•  Albero bronchiale - ramificazione che origina dalla trachea e raggiunge i microscopici alveoli dei polmoni. I primi
rami sono i bronchi destro e sinistro, detti bronchi principali. Questi ramificano nei bronchi secondari che a loro
volta si suddividono in bronchioli.
•  polmoni - organi elastici e spugnosi contenenti gli alveoli, le microscopiche cavità in cui ha luogo lo scambio di
ossigeno e anidride carbonica.
Le strutture che si trovano a un livello superiore rispetto al laringe vengono chiamate vie aeree superiori. Le vie aeree
inferiori comprendono invece tutte le strutture dalla laringe agli alveoli. Le  vie aeree non costituiscono solo un
passaggio  per l’aria da e verso i polmoni; mentre l’aria attraversa le vie respiratorie superiori, infatti, essa viene filtrata,
regolata alla temperatura corporea e umidifica. I peli di cui sono munite le mucose nasali cominciano il processo di
filtrazione, intrappolano le particelle più grosse. Il muco presente sulla superficie interna della via respiratoria raccoglie
gran parte delle particelle più piccole; i vasi sanguigni presenti nella parete delle vie aeree possono sia riscaldare l’aria
la cui  temperatura è inferiore a quella corporea, sia assorbire il calore in eccesso.

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Giornata delle Malattie Rare 2011

Giornata delle Malattie Rare 2011
"Rari ma uguali"
Le disuguaglianze sanitarie che subiscono i pazienti di malattia rara sia nel proprio Paese sia nel confronto tra Paesi diversi: questo il tema di riflessione della IV Giornata delle Malattie Rare.

Disuguaglianze e inequità
Le malattie rare hanno, a volte, nomi evocativi, come ad esempio Niemann-Pick, Paraparesi Spastica Ereditaria, Trombofilia, Emofilia, Progeria, Alcaptonuria, sconosciuti non solo al "grande pubblico", ma anche agli "addetti ai lavori". La scarsa conoscenza delle malattie rare fa pagare un conto molto salato ai malati rari, costretti a convivere con patologie pesanti e con un profondo senso di isolamento.
La prima chiave di volta per affrontare in modo efficace e corretto le malattie rare e i problemi dei pazienti sta proprio in questo: avere la stessa possibilità di accesso alle cure, la stessa capacità di attrarre interesse al pari di qualunque altra patologia non definita o considerata "rara".
"Chiunque ha il diritto di accedere alla prevenzione e il diritto a beneficiare dei trattamenti medici", dichiara l'articolo 35 della Carta Europea Dei Diritti Fondamentali. Eppure le storie dei malati rari testimoniano di profonde ingiustizie e disuguaglianze di trattamento. Pensiamo alle grandi disparità nella tempestività della diagnosi, oppure all'accesso ai farmaci o alle terapie. Ma pensiamo anche a quelle malattie rare che colpiscono pochissimi pazienti nel mondo e alle difficoltà di conoscenza, informazione e approfondimento. Un problema che riguarda tutti, non solo i comuni cittadini, ma anche i ricercatori, i medici, i produttori di farmaci come i farmacisti o i decisori politici che devono fare scelte in politica sanitaria ed economica.
In questi ultimi anni è aumentata in Europa l'attenzione verso uno sviluppo sostenibile ed equo alle risorse, in linea con i principi universali di giustizia sociale. È essenziale sostenere e supportare la voce del movimento europeo dei pazienti  che promuove per tutti i malati rari l'accesso alla sanità, ai servizi sociali, ai farmaci orfani, all'assistenza e ai diritti sociali fondamentali: salute, educazione, lavoro, alloggiamento

Il valore aggiunto della Giornata delle Malattie Rare
"Rari ma uguali" è lo slogan che ben sintetizza il tema di questa Giornata e si inserisce bene nella cornice ideale che ogni anno dà il senso alla manifestazione: mantenere viva la dichiarazione dell'Unione Europea sulle malattie rare quale "Priorità di Sanità pubblica". Un concetto presente nell'attuale programma europeo di sanità pubblica, ma che dovrà essere confermato nella prossima edizione, 2014-2020, del programma: questo obiettivo è ben chiaro al movimento europeo dei pazienti ed è certamente un obiettivo della Giornata 2011.
Maggiori informazioni sulla Giornata delle Malattie Rare 2011 e le iniziative programmate da Eurordis - European Organisation for Rare Disease - e dalle organizzazioni federate nei vari Paesi potrete trovarle sul sito europeo (in inglese) www.rarediseaseday.org. Navigando tra le pagine del sito leggerete tante testimonianze della vita quotidiana dei malati rari: cosa significa ricevere una diagnosi di malattia rara, come cambiano le vite non solo delle persone colpite da una malattia rara, ma anche dei familiari, di chi se ne prende cura, di chi gli vuole bene. Anche la vostra storia personale è importante, se volete farla conoscere potete inviare un testo di massimo 1000 battute (spazi inclusi) anche in lingua italiana a rarediseasedaystories2011@eurordis.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .
Cosa fa UNIAMO
La federazione è impegnata nel coordinamento delle manifestazioni di piazza che coinvolgeranno tutte le associazioni federate e centinaia di volontari e attivisti in tutta Italia.
Il 26 febbraio al Teatro Argentina in Roma, si svolgerà "Figli di un male minore - Rari ma uguali", organizzato dalla Fondazione Luca Barbareschi in collaborazione con Uniamo Federazione Italiana Malattie Rare onlus.
Domenica 27 febbraio la Lega Pallavolo Serie A Maschile e Femminile scenderà in campo con le sue squadre in tanti palazzetti alle ore 18:00 per una straordinaria giornata di campionato nazionale, ricca di significato.
Per ulteriori informazioni sul significato della Giornata delle Malattie Rare potete scrivere a Simona Bellagambi, bellagambi.estero@uniamo.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ; per segnalare una vostra iniziativa o partecipare ad una manifestazione oppure per richiedere materiali, mandate un messaggio alla segreteria di UNIAMO, segreteria@uniamo.org Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .
Maggiori dettagli sul programma li potete trovare nel programma allegato.
Cosa fa IRIS
o  Santa Flavia (PA), 27 febbraio 2011 – stand informativo in piazza dalle 9:00 alle 13:00
Referente: Carmen Salamone  cell  3389778006  Ass. IRIS   associazioneiris@libero.it
Associazione: IRIS Associazione Siciliana Malattie Ereditarie Metaboliche

o  Palermo,  28 febbraio 2011 – stand informativo c/o Osp. Bambini di Palermo dalle 8:00 alle 17:00
Referente: Carmen Salamone cell 3389778006 Ass. IRIS   associazioneiris@libero.it
Associazione: IRIS   Associazione Siciliana Malattie Ereditarie Metaboliche

24/02/11

Carta dei diritti del malato

nightingale-florence2Carta dei diritti del malato
 
La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività.
La tutela della salute deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, utilizzando  le
risorse disponibili secondo criteri di equità, efficienza ed efficacia.
Il malato è al centro dell’organizzazione sanitaria, quindi deve essere in ogni modo agevolato nella fruizione dei
servizi garantendogli in primo luogo informazioni semplici e complete sui propri diritti e doveri.
La Carta dei Diritti del Malato ripropone e riassume principi già normati dalle leggi vigenti: non introduce, né
potrebbe introdurre obblighi ulteriori, limitandosi a richiamare in linguaggio accessibile una serie di principi, di
diritti e di doveri, chiamando in causa, in un’ottica di collaborazione e corresponsabilizzazione, tutti i diversi a-
tori del sistema sanitario, ciascuno nel proprio ruolo. 
Fonti principali della Carta dei  Diritti del Malato sono: Carta Costituzionale –  Legge833/78 – D.Lgs. 502/92 –
Legge Reg. 48/88   - Legge Reg. 16/86 – Legge 675/96 – D.P.R. 270/00 (Convenzione coi Medici di Medicina
Generale) – Direttive comunitarie –  

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23/02/11

Chi è l'Infermiere

nightingale-florence2Chi è l'Infermiere

L'infermiere è il professionista sanitario responsabile dell'assistenza infermieristica.
L'assistenza infermieristica si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale ed educativa. Le principali competenze e attività dell'infermiere riguardano dunque l'assistenza ai malati e ai disabili di tutte le età, la prevenzione delle malattie e l'educazione sanitaria.

L'assistenza infermieristica è una professione sanitaria dell'area delle scienze infermieristiche.
L'infermiere pertanto svolge con autonomia professionale le attività dirette alla prevenzione, alla cura e alla salvaguardia della salute individuale e collettiva; espleta le funzioni e ha le sue basi:
Profilo professionale norme che definiscono l'infermiere come unico responsabile dell'esercizio dell'assistenza infermieristica
codice deontologico che è la base del gesto professionale, della professionalità e del rispetto della persona.
Formazione e Pratica assistenziale i quali abilitano all'esercizio della professione.
L'infermiere partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività, in stretta collaborazione ed interazione con la Persona e la Famiglia, al fine di individuarne le potenzialità residue di collaborazione all'evento assistenziale.
L'infermiere dall'accurata analisi dei dati raccolti formula, per ogni attività di vita\categoria di bisogni, le diagnosi infermieristiche e formula i relativi obiettivi; pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche; agisce sia individualmente che in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali avvalendosi ove necessario dell'opera del personale di supporto. Educa la Persona, la Famiglia e gli educatori preposti alla salvaguardia della salute. Forma gli studenti ed i neo assunti nel rispetto delle competenze ed in accordo alle unità didattiche dei curricula formativi. Per obbligo etico e professionale si impegna al proprio aggiornamento professionale e rende disponibile le conoscenze acquisite per arricchire il bagaglio culturale del corpo professionale.

Florence Nightingale, concepiva il bisogno come necessità di controllare i fattori ambientali per garantire la salute
Hildegard E. Peaplu, ha concepito un processo interpersonale dove sia il paziente che l'infermiera hanno un ruolo ugualmente importante nell'interazione terapeutica, dando massima attenzione sotto l'aspetto psicologico del paziente
Lydia Hall, dichiara che il bisogno delle persone di cure infermieristiche qualificate aumenta man mano che diminuisce il bisogno di cure mediche
Virginia Henderson, dichiara che bisogna aiutare il paziente in modo che diventi autonomo e comprenda i meccanismi che lo rendono indipendente
Dorothea Orem, dichiara che l'infermiere debba intervenire solo in situazioni in cui il paziente non sappia gestire a se stesso
Faye Glenn Abdellah, si basa sul mantenimento ottimale di alcuni aspetti e tematiche
Joyce Travelbee, punta la sua teoria sul rapporto umano
Jean Watson
Evelyn Adam, basa la sua teoria sulla predisposizione, attuazione e valutazione del piano assistenziale.
Ernestine Wiedenbach, dichiara che l'azione infermieristica deve essere caratterizzato dalla solidarietà, dall'abilità e dalla comprensione verso una persona bisognosa di assistenza sanitaria.

Il passato

"Il prendersi cura" è stato un compito assolto quasi esclusivamente dalla donna che sin dall'era preistorica attraverso l'uso di erbe medicinali cercava di aiutare l'organismo a superare le problematiche di salute, di alimentazione, di crescita, di supporto psico-fisico.
In tutte le culture mondiali la donna è sempre stata una figura accanto alla persona sofferente. nei secoli successivi, il potere che acquisiva la donna-curante fece sì che esse fossero ingiustamente accusate di stregoneria ed i segreti delle cure passarono ai medici - rigorosamente uomini. La donna continuò l'accudimento ma senza capacità decisionale. era la carità che veniva esercitata dalle dame, nobildonne, suore,ecc..
Nel XIX secolo si deve a Florence Nightingale e alla sua solida cultura scientifica e umanistica il riconoscimento del ruolo fondamentale dell'igiene nella cura del malato e la gestione di tutti i bisogni di salute della Persona. Le infermiere anglo-sassoni elaborarono le teorie infermieristiche che hanno rivoluzionato l'approccio all'assistenza infermieristica e arricchito di un corpo di conoscenze tali da determinare l'approdo formativo alle università.
Dal 1976, per diventare infermiere, allora denominato Infermiere Professionale, era sufficiente frequentare un corso professionale di tre anni con programma didattico riconosciuto dall'Unione Europea al quale si poteva accedere con una scolarità di 10 anni (biennio di scuola media superiore).
Con legge del 19 novembre 1990, n. 341 - Riforma degli ordinamenti didattici universitari - Gazzetta Ufficiale 23 novembre 1990, n. 274, viene istituito, il “diploma universitario di primo livello in Scienze infermieristiche”.
Segue un breve periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo ordinamento didattico, ma nel '92, grazie al Decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n 502 - Riordino della disciplina in materia sanitaria - Gazzetta Ufficiale 30 dicembre 1992, n. 137, viene sancito il definitivo passaggio alla formazione universitaria. Diventa requisito obbligatorio il diploma di scuola secondaria superiore di secondo grado. Il titolo rilasciato al termine del corso è un “diploma universitario”.

BAMBINO IMMIGRATO

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BAMBINO IMMIGRATO - una sfida per gli infermieri di pediatria

Negli ultimi dieci anni il fenomeno della globalizzazione ha coinvolto sempre più la vita quotidiana degli Europei. L'Unione Europea sta includendo sempre più paesi e sta abbattendo le frontiere che da molto tempo limitavano il libero flusso di persone. Inoltre l'immigrazione dal Nord Africa  e dalle regioni settentrionali dell'Asia verso l'Europa Meridionale, ed in particolare verso l'Italia, sta costantemente aumentando. Gli Europei stanno sperimentando solo negli ultimi anni quello che altri paesi, come gli USA, conoscono già da molto tempo, ovvero la necessità di trasformarsi in una società multiculturale. L'integrazione tra le culture, le tradizioni e le religioni degli immigrati nel contesto europeo si è mostrata difficoltosa, a causa delle differenze nel modo di vivere, nei valori, nelle abitudini alimentari, nello stile di vita, nell'educazione e nel rapporto uomo-donna. Queste differenze portano spesso ad uno stato di isolamento degli immigrati, che cercano rifugio all'interno di un confine che li separa dalla società circostante. All'interno di tale confine viene valorizzato il paese d'origine ed i suoi valori fondanti. Allo stesso tempo gli immigranti devono anche affrontare spesso la presenza di molti pregiudizi da parte dei paesi che li ospitano. Nell'ambito dell'assistenza sanitaria, il rapportarsi con clienti di diverse culture ed etnie rappresenta un'importante sfida per i professionisti infermieri, i quali sono chiamati a dimostrare competenze professionali-relazionali in ogni circostanza ed attraverso ogni cultura.
Il quadro teorico dell'infermieristica transculturale è stato sviluppato per supportare gli Infermieri in questa importante sfida. Questa teoria è stata applicata con successo in quei paesi dove culture diverse convivono insieme da molto tempo. In Italia,paese multietnico soltanto di recente, l'infermieristica transculturale è un concetto relativamente nuovo ed i curricula dei corsi di laurea in Infermieristica solo sporadicamente dedicano spazio all'argomento. Questo fa si che la maggioranza degli infermieri italiani si trovano nella condizione di assistere dei pazienti stranieri senza avere il background ed il supporto derivanti da una struttura teorico-concettuale. Tale situazione può determinare il rischio di erogare un'assistenza infermieristica non rispettosa del background religioso e culturale dei pazienti curati. Questo può inoltre dare luogo sia ad un'un'appropriatezza ed a un'inadeguatezza dell'assistenza infermieristica, sia ad un senso di impotenza e frustrazione per gli Infermieri a motivo delle difficoltà nel processo comunicativo.

22/02/11

INFLUENZA

nightingale-florence2 Influenza, comunemente conosciuta come "l'influenza", è un'infezione virale altamente contagiosa del tratto respiratorio. Anche se l'influenza colpisce entrambi i sessi e di tutte le età, i ragazzi tendono ad avere più spesso rispetto agli adulti. La malattia ha anche un proprio stagione - da novembre ad aprile, con la maggior parte dei casi avviene tra fine dicembre ei primi di marzo.

Segni e sintomi

L'influenza è spesso confuso con il comune raffreddore, ma i sintomi influenzali sono generalmente più grave dei starnuti e tipici di un raffreddore.

I sintomi di influenza possono includere:

  • febbre
  • brividi
  • mal di testa
  • dolori muscolari
  • vertigini
  • perdita di appetito
  • stanchezza
  • tosse
  • mal di gola
  • naso che cola
  • nausea o vomito
  • debolezza
  • orecchio dolore
  • diarrea

I neonati con l'influenza può semplicemente apparire malato di colpo o "semplicemente non guardare a destra." L'influenza discusso in questa sede non è lo stesso ceppo di virus come l'influenza aviaria.

Durata

Dopo 5 giorni, febbre e altri sintomi sono di solito scomparso, ma un colpo di tosse e la debolezza potrebbe continuare. Tutti i sintomi di solito sono andato in una settimana o due. Tuttavia, è importante curare l'influenza sul serio, perché può portare a polmonite e di altre complicazioni pericolose per la vita, in particolare nei bambini, anziani e persone con problemi di salute a lungo termine.

Contagiosità

Diffusione di goccioline infette da virus che sono tossito o starnutito in aria, l'influenza è contagiosa. Le persone infettate con l'influenza sono contagiosi da un giorno prima di sentirsi male fino alla loro scomparsa dei sintomi (di solito circa 1 settimana per gli adulti, ma può essere fino a 2 settimane per i ragazzini).

L'influenza di solito si verifica in focolai di piccole dimensioni, ma epidemie tendono a verificarsi ogni diversi anni. Epidemie (quando la malattia si diffonde rapidamente e colpisce molte persone in un'area al tempo stesso) di picco entro 2 o 3 settimane dopo i primi casi si verificano

18/02/11

SCUOLA E DIABETE

SCUOLA  E DIABETE


domande generali sul diabete di tipo 1
 

Cosa è il diabete di tipo 1?
Il diabete tipo 1 è la più frequente malattia cronica dell’infanzia e dell’adolescenza. È conseguenza della distruzione delle cellule beta del pancreas (quelle che producono l’insulina). La mancanza di insulina determina nell’organismo l’incapacità di utilizzare lo zucchero che è la sua principale fonte di l’energia. Senza insulina questo zucchero, il glucosio, non può entrare nelle cellule (come se trovasse la porta chiusa)e si accumula nel sangue producendo iper- glicemia con gravi conseguenze per l’organismo. La terapia insulinica permette di normalizzare questa situazione.

Conosco diverse persone anziane con il diabete. È la stessa cosa?
No, il diabete che insorge nel bambino e nell’adolescente, chiamato diabete di tipo 1, è molto diverso da quello
molto più diffuso – che insorge nelle persone adulte e anziane e che si chiama diabete di tipo 2.
La persona con diabete di tipo 1 non produce più insulina e poiché senza insulina non si può vivere, deve assumerla totalmente dall’esterno (tramite le iniezioni), mentre chi ha il diabete di tipo 2 produce l’insulina, ma questa non funziona adeguatamente; questa condizione può essere curata con l’assunzione di compresse. Inoltre, l’esordio del diabete di tipo 1 è spesso improvviso, mentre nel diabete dell’adulto’ è graduale. La comparsa del diabete di tipo 1 non è legata alla presenza di sovrappeso o obesità e sedentarietà e il bambino (o ragazzo) con diabete ha un rischio cardiovascolare inferiore rispetto all’adulto con diabete di tipo 2. Insomma, si tratta di due malattie molto diverse.

Come si ‘prende’ questo diabete? È contagioso?
No, il diabete non è affatto contagioso. Non si tratta di una malattia infettiva. È caratterizzato quasi sempre da una mancanza d’insulina, perché le cellule che la producono sono state distrutte dal sistema immunitario, il quale, non riconoscendole più come proprie, le uccide come se fossero virus o batteri. Le cause della malattia non sono ancora note nel dettaglio, tuttavia è certo che concorrono sia fattori genetici che ambientali.

Come incide il diabete nella vita di un bambino o un ragazzo?
Ricordo un giovane che definì il suo diabete una ‘malattia di ragionamento’. È vero! La persona con diabete di tipo
1 può fare qualsiasi cosa, ma deve tenere tutto sotto controllo. Sa che alcune situazioni (come bere una bibita zuc- cherata, o uno stato febbrile) portano a un aumento della glicemia e richiedono, quindi, più insulina. Sa anche che l’esercizio fisico riduce il fabbisogno di insulina. Dovrà quindi controllare spesso la glicemia e prevedere le con- seguenze metaboliche di molte sue azioni e impara a farlo, sorprendentemente, già da piccolo. Chi vede il diabete dall’esterno è colpito dalle

La diagnosi infermieristica

La diagnosi infermieristica
Fare diagnosi significa studiare accu-
ratamente qualcosa allo scopo di deter-
minarne la natura, ma l’infermiere cosa
può diagnosticare?
Storicamente  gli  infermieri  sono  stati
formati a utilizzare le diagnosi mediche
per descrivere il loro centro di interesse
professionale  che  di  conseguenza  si
concretizzava  nell’applicazione  delle
prescrizioni  diagnostiche  terapeutiche
definite dal medico.
Pur  conservando  questo  ambito  di
attività  professionale  (il  DM  739/94
cita….  l’infermiere..  garantisce  la  cor-
retta  applicazione  delle  prescrizioni
diagnostico – terapeutiche..), l’infermie-
ristica      a   partire   dall’inizio   del
Novecento  si  è  costituita  a  scienza
rispondendo a tutti i requisiti epistemo-
logici previsti dalla filosofia della scien-
za e definendo il proprio specifico pro-
fessionale, ovvero l’infermiere si occupa
delle  risposte  che  le  persone  danno  al
proprio stato di salute.
Questa definizione ha portato l’infer-
miere a non occuparsi più della persona
solo  in  caso  di  malattia  (funzione  assi-
stenza  dalla  quale  l’infermiere  storica-
mente  e  socialmente  deriva)  ma  della
persona  e  della  sua  salute  (definita
dall’OMS ... non solo come assenza di
malattia  ma  come  completo  stato  di
benessere  psico  –fisico  e  sociale)

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17/02/11

Segreto professionale e gestione documentazione clinica

nightingale-florence2Approfondimenti sulla responsabilità civile, penale, ordinistica: Approfondimenti sulla
documentazione clinica degli assistiti e
violazione del segreto professionale dal punto di vista normativo
lettura del termine responsabilità e le
sue implicazioni giurisprudenziali
L’analisi e la costruzione giuridica del reato
I reati tipicamente professionali
La violazione del segreto professionale dal punto di vista penale e la rivelazione del segreto d’ufficio
La documentazione clinica: la corretta compilazione e tenuta
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16/02/11

LE MALATTIE METABOLICHE EREDITARIE

LE MALATTIE METABOLICHE EREDITARIE

LE MALATTIE METABOLICHE EREDITARIE
Aspetti pratici di diagnosi differenziale e principi di trattamento

Dr. ALBERTO BURLINA - Dipartimento di Pediatria -
Università di Padova

La patologia metabolica ereditaria rappresenta in Italia ormai una realtà non più riservata solo a Centri Specializzati ma presente anche nella pratica pediatrica quotidiana.

Introduzione

Le malattie metaboliche ereditarie hanno avuto per molto tempo e soprattutto nel nostro Paese nomea di patologie rare od eccezionali. Solo recentemente grazie all'enorme progresso nel campo diagnostico e terapeutico, tale patologie hanno raggiunto anche da noi una connotazione ben precisa. Con il controllo sempre più efficace delle patologie infettive e nutrizionali la percentuale dei ricoveri per malattie su base genetica è circa pari al 10 - 15% nei principali Centri Pediatrici. Si tratta di malattie ereditarie per lo più autosomiche recessive ed in piccole parte X-linked. Una mutazione, cioè una variazione della sequenza di basi del DNA a livello di uno specifico gene, porta alla sintesi di un m-RNA anomalo e, di conseguenza, di una proteina anomala (enzima, proteina di trasporto).
La diversa localizzazione della stessa mutazione in seno a uno stesso gene può provocare la stessa malattia ma di diversa gravità. Ciò spiega l'ampia eterogeneità clinica di queste malattie: la stessa malattia può presentarsi in forma acuta neonatale, ad insorgenza più tardiva nel lattante e varianti cosi lievi che si rivelano solo in condizioni particolari.
La funzione enzimatica può essere alterata per anomalie dell'apoenzima o della sintesi di cofattori.
Benché' eterogeneo e complesso, questo gruppo di malattie riveste un'indubbia importanza scientifica e pratica che deriva dalle seguenti considerazioni;
a) La diagnosi può in molti casi consentire una terapia in grado di far regredire il danno metabolico in atto permettendo un pieno recupero funzionale o limitando il danno e gli esiti a distanza.


I n f e rm i e re e O.S.S.: una collaborazione da costruire

                                      I n f e rm i e re  e  O.S.S.: una collaborazione da costruire
D  a  v  v  e  ro  difficile  e  lunga  la  fase  di  superamento  del
mansionario!  Il dubbio amletico  è: Essere o non  essere
infermiere. Non è più rimandabile la presa di coscienza
della nuova  identità  professionale  indicata  dalle  leggi
739/94, 42/99, e 251/00.
È necessario avere un  ruolo attivo nel  rapido processo
di cambiamento della sanità. La nascita di una nuova
figura,  l’operatore  socio-sanitario  (O.S.S.), alla  quale
vengono attribuite anche competenze e attività di assi -
stenza diretta, insieme alla sempre più grave carenza di
infermieri crea preoccupazione.
A pagina 2 un’intervista a Gianfranco Cecinati, a pagi -
na 3 un  commento di Laura Adami,  a  pagina  8  una
descrizione  dei  diversi  profili  di  operatore  utilizzati  in
ambito socio-sanitario curato da Luciana Coen, Anna -
lisa Mannocci e Maristella Mencucci.
 
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Anemia di Fanconi

Anemia di Fanconi 
È una malattia ereditaria a trasmissione autosomica recessiva caratterizzata da:
bassa statura
pancitopenia
malformazioni varie
iperpigmentazione cutanea
La base patogenetica della malattia è una particolare fragilità dei cromosomi con rotture e riarrangiamenti che spiegherebbero le malformazioni quando si verificano nella vita intrauterina e le altre manifestazioni quando si manifestano dopo la nascita.
Queste alterazioni potrebbero dipendere da una alterazione dei processi di riparazione del DNA.
Clinica
Al momento della nascita sono presenti malformazioni che possono riguardare SNC, occhio, scheletro, rene, cuore e genitali.
Verso i 4-5 anni compaiono le alterazioni ematologiche: dapprima piastrinopenia, quindi anemia ed infine granulocitopenia.
Inizialmente si ha una aumentata proliferazione midollare (fase iperigenerativa) fino all’esaurimento midollare (fase iporigenerativa).
I soggetti affetti inoltre presentano una aumentata suscettibilità allo sviluppo di neoplasie (leucemie acute o neoplasie epatiche).
La prognosi è infausta: la maggior parte dei pazienti muore prima dei 20 anni.
Diagnosi

13/02/11

Il dolore fisico diminuisce guardando la parte sofferente

                                 Il dolore fisico diminuisce guardando la parte sofferente
Il dolore fisico diminuisce se si guarda la parte del corpo sofferente. Ad assicurarlo sono il team di ricercatori dell'University College di Londra e dell'Università di Milano-Bicocca, diretto dalla dottoressa Flavia Mancini e dal professor Patrick Haggard.
Lo studio- i cui risultati sono stati pubblicati su "Psychological Science"- ha preso in esame 18 volontari, per mettere in luce il legame esistente tra tatto e dolore e il modo in cui il cervello recepisce e modifica le informazioni basate sul corpo. I ricercatori hanno preso in esame 18 volontari a cui è stato applicato sulla mano sinistra una sonda termina, la cui temperatura veniva aumentata gradualmente fino al momento in cui il soggetto percepiva dolore.
L'esperimento ripetuto in diverse condizioni ha messo in evidenza che la percezione del dolore era minore se i soggetti potevano guardarsi la mano riflessa in uno specchio. In particolare, potevano sopportare una temperatura di tre gradi superiore rispetto al caso in cui la visione dell'arto era impedita da una barriera di legno.  L'esperimento è stato ripetuto anche utilizzando degli specchi concavi o convessi. Con uno specchio concavo- che rimandava un'immagine ingrandita- i soggetti riuscivano a sopportare un dolore maggiore, mentre con lo specchio convesso- che rimandava un'immagine inferiore- la soglia di percezione del dolore era inferiore.
"L'immagine che il cervello mostra del nostro corpo- afferma la dottoressa Mancini- ha una forte correlazione sul livello del dolore e anche il modo stesso in cui il nostro corpo viene rappresentato influenza la percezione del dolore". Concetto ribadito anche dal professor Haggard "Il nostro interesse si è focalizzato sul rapporto fra l'esperienza del dolore e la rappresentazione che il cervello fa del proprio corpo e abbiamo dimostrato che esiste un'interessante interazione fra i sistemi visivi del cervello e quelli del dolore".

12/02/11

IL MOBBING IN OSPEDALE, COME COMBATTERLO

  IL MOBBING IN OSPEDALE, COME COMBATTERLO


Dieci norme di comportamento per combatterlo

(Consigli pratici che possono essere assunti a simbolo di tutta la vicenda)


Qui di seguito sono elencati alcuni consigli per mettere con coraggio in condizione chi subisce vessazioni e torture psico-fisiche sul luogo di lavoro, di resistere e reagire al pari della persecuzione, organizzandosi per lottare, contro i mobbers ed i loro abituali fiancheggiatori dei quali talvolta vi potrebbero prendere parte persino le persone più insospettabili e verso le quali avete riposto molta fiducia.



01 - Abbiate pazienza

Il viaggio contro il mobbing è lungo, duro e difficile. Organizzatevi per una lotta nella quale, alla fine, sarete voi i vincitori. Dopo un periodo iniziale di scoramento e di depressione, se ben preparati, ritroverete la forza di vivere, di sorridere, di sorprendere e sconfiggere i vostri mobbers e facendo attenzione anche ai consigli di cui al punto dieci in conclusione qui riportato, nel nostro Paese potreste essere giustamente persino risarciti per i danni subiti.

Valutazione del livello di intensità assistenziale

Valutazione   del   livello   di   intensità   assistenziale   ottimale
compiuta  da  professionisti:  un  nuovo  metodo  per  valutare  le
risorse di personale necessarie per l’assistenza infermieristica

Il compito primario nel classificare le tipologie di pazienti è quello di riuscire a cogliere tutte
le  varietà  e  i  costanti  mutamenti  dei  bisogni  delle  persone  assistite.  I  sistemi  per  la
classificazione dei pazienti solitamente si basano o su degli studi incentrati sul tempo (time
studies), che prevedono ad esempio la campionatura delle mansioni, oppure su degli studi
incentrati sia sul tempo che sui gesti (time – and- motion studies).

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11/02/11

EMOCOLTURA

EMOCOLTURA
Premessa
L’emocoltura ha assunto negli ultimi anni un'importanza crescente prevalentemente per l'aumentata incidenza di sepsi in pazienti immunodepressi.  L’efficacia ed il significato clinico dell'emocoltura dipendono da molteplici aspetti metodologici ed interpretativi. Nella fase preanalitica le modalità di prelievo ed il numero dei campioni rappresentano elementi di fondamentale importanza.
Il problema maggiore del prelievo riguarda la possibilità di contaminazioni esogene del campione con conseguenti difficoltà interpretative del risultato.
L'Emocoltura è fra gli esami di laboratorio che vengono richiesti in quantità relativamente scarsa rispetto alla reale importanza diagnostica. Per esemplificare vengono riportate qui di seguito le principali situazioni cliniche in cui è importante eseguire il test:

10/02/11

SINDROME Allgrove (AAA)

                                  SINDROME  Allgrove (AAA)
Nel 1978, Allgrove e colleghi hanno descritto 2 coppie di fratelli non correlati con deficit isolato di glucocorticoidi e acalasia del cardias dell'esofago. Quest'ultima condizione coinvolto passaggio ritardato di cibo nello stomaco e conseguente dilatazione dell'esofago toracico. Tre di questi individui ha avuto anche la produzione di lacrime difettoso, che porta gli autori a speculare che la combinazione di acalasia, deficit surrenale e alacrimia rappresentato un familiare di malattia ereditaria. Gli autori hanno anche le pubblicazioni di cui al preliminare di Kelch et al e Counahan e Occidente, che hanno riferito su pazienti con assenza di reazione ereditaria surrenali a ormone adrenocorticotropo (ACTH). Allgrove ha sottolineato che questi pazienti hanno sviluppato acalasia e suggerito che tutti i pazienti condiviso una sindrome comune.
Allo stesso modo, i pazienti inizialmente riferito che acalasia isolati sono stati successivamente dato una diagnosi di insufficienza surrenalica , evidenziando la presentazione variabile di questa sindrome. Infatti, la disfunzione surrenale in un sottogruppo di pazienti non si limitava al glucocorticoide deficit, ma è stato anche dimostrato di includere deficit di mineralcorticoidi.
Negli anni successivi, numerosi autori pubblicato rapporti simili che hanno contribuito a definire le caratteristiche e le relative primarie di questa sindrome. Diversi autori pubblicati descrizioni di un mondo autonomo disturbi maggiormente associati al Allgrove triade iniziale, che porta un autore a suggerire il nome di sindrome 4A (insufficienza surrenalica, acalasia del cardias, alacrimia, anomalie autonomo). autonomica disturbi specifici di cui in questa sindrome includono anormale riflessi pupillare, povero variabilità della frequenza cardiaca, e ipotensione ortostatica. Altre caratteristiche fenotipiche occasionalmente associati a questa sindrome sono descritti di seguito.
Diversi autori hanno studiato la base genetica della sindrome Allgrove. Anche se molti geni candidati logico sono stati indagati, compresi quelli che codifica per il recettore ACTH, polipeptide intestinale vasoattivo (VIP), il recettore-1 VIP, peptide ciclasi pituitaria l'attivazione, e neurotrofina-3, non geni mutanti sono stati identificati in pazienti con questa sindrome. L'analisi di linkage in entrambe le stirpi europee e Puerto Rican fornisce la prova per il collegamento a banda 12q13 vicino al tipo di cluster di geni della cheratina II. Il collegamento a una regione del genoma contenente un cluster di geni della cheratina è particolarmente interessante a causa della ipercheratosi delle palme e le suole che si osserva in alcuni pazienti.

08/02/11

LE MALATTIE METABOLICHE EREDITARIE


                       LE MALATTIE METABOLICHE EREDITARIE
                     Aspetti pratici di diagnosi differenziale e principi di trattamento
Dr. ALBERTO BURLINA - Dipartimento di Pediatria -
Università di Padova

La patologia metabolica ereditaria rappresenta in Italia ormai una realtà non più riservata solo a Centri Specializzati ma presente anche nella pratica pediatrica quotidiana.


Introduzione

Le malattie metaboliche ereditarie hanno avuto per molto tempo e soprattutto nel nostro Paese nomea di patologie rare od eccezionali. Solo recentemente grazie all'enorme progresso nel campo diagnostico e terapeutico, tale patologie hanno raggiunto anche da noi una connotazione ben precisa. Con il controllo sempre più efficace delle patologie infettive e nutrizionali la percentuale dei ricoveri per malattie su base genetica è circa pari al 10 - 15% nei principali Centri Pediatrici. Si tratta di malattie ereditarie per lo più autosomiche recessive ed in piccole parte X-linked. Una mutazione, cioè una variazione della sequenza di basi del DNA a livello di uno specifico gene, porta alla sintesi di un m-RNA anomalo e, di conseguenza, di una proteina anomala (enzima, proteina di trasporto).
La diversa localizzazione della stessa mutazione in seno a uno stesso gene può provocare la stessa malattia ma di diversa gravità. Ciò spiega l'ampia eterogeneità clinica di queste malattie: la stessa malattia può presentarsi in forma acuta neonatale, ad insorgenza più tardiva nel lattante e varianti cosi lievi che si rivelano solo in condizioni particolari.
La funzione enzimatica può essere alterata per anomalie dell'apoenzima o della sintesi di cofattori.
Benché' eterogeneo e complesso, questo gruppo di malattie riveste un'indubbia importanza scientifica e pratica che deriva dalle seguenti considerazioni;
a) La diagnosi può in molti casi consentire una terapia in grado di far regredire il danno metabolico in atto permettendo un pieno recupero funzionale o limitando il danno e gli esiti a distanza.
È ancora da sottolineare che le patologie di tipo ereditario sono tra le cause preminenti di handicap psichico e neuro-motorio in età infantile. Si deduce, quindi, quanto inciderebbe sull'organizzazione dell'assistenza sanitaria pediatrica un'efficace prevenzione, primaria o secondaria (quest'ultima per larga parte identificabile con la cosiddetta terapia) delle malattie genetiche.
b) Ove questa possibilità non esista, la diagnosi consente di fornire ai genitori specifiche informazioni genetiche concernenti futuri figli e diagnosi prenatale.
c) Le conoscenze sulla loro patogenesi portano al chiarimento di meccanismi più generali che svolgono un

Quando sospettare una malattia metabolica ereditaria

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07/02/11

Carta europea dei diritti del malato

                                          Carta europea dei diritti del malato
   Malgrado le loro differenze, i sistemi sanitari nazionali dei paesi della Unione
Europea  mettono  a  rischio  gli  stessi  diritti  di  pazienti,  consumatori,  utenti,
famiglie,  soggetti  deboli  e  comuni  cittadini.  Malgrado  le  solenni  dichiarazioni
sul  “Modello  sociale  europeo”  (il  diritto  all’accesso  universale  ai  servizi
sanitari),  numerose  limitazioni  mettono  in  discussione  la  effettività  di  questo
diritto.
    Come cittadini europei non accettiamo che i diritti possano essere affermati in
teoria e negati in pratica a causa di limiti finanziari. Questi, benchè giustificati,
non  possono  legittimare  la  negazione  o  la  messa  in  discussione  dei  diritti  dei
pazienti. Noi non accettiamo che questi diritti possano essere proclamati nelle
leggi ma non attuati, o affermati nei programmi elettorali ma dimenticati dopo
la formazione di un nuovo governo.
    La Carta dei diritti fondamentali di Nizza sarà presto incorporata nella nuova
costituzione  europea.  Essa  è  la  base  della  definizione  dei  quattordici  concreti
diritti  dei  pazienti  attualmente  a  rischio:  il  diritto  a  misure  di  prevenzione,
all’accesso, alla informazione, al consenso, alla libera scelta, alla privacy e alla
confidenzialità, al rispetto del tempo dei pazienti, all’osservanza di standard di
qualità,  alla  sicurezza,  alla  innovazione,  a  evitare  sofferenze  e  dolore  non
necessari,  a  un  trattamento  personalizzato,  al  reclamo,  al  risarcimento.  Questi
diritti   sono   legati   anche   a   numerose   dichiarazioni   e   raccomandazioni
internazionali, emanate sia dalla Organizzazione mondiale della sanità che dal
Consiglio d’Europa. Essi riguardano standard organizzativi e parametri tecnici,
così come modelli professionali.
    Ogni sistema sanitario nazionale dei paesi della Unione europea si presenta
in modo differente con riguardo ai diritti dei pazienti. Essi possono avere carte
dei  diritti  dei  malati,  specifiche  leggi,  regolamenti  amministrativi,  carte  dei
servizi, istituzioni come il difensore civico, procedure come quelle conciliative.
Altri possono non avere niente di tutto questo. In ogni caso, la presente Carta
può  aumentare  il  livello  di  protezione  dei  diritti  dei  malati  e  dei  cittadini  nei
differenti  contesti  nazionali  e  può  inoltre  essere  uno  strumento  per  una
armonizzazione dei sistemi sanitari nazionali che favorisca i diritti dei pazienti
e dei cittadini. Ciò è della massima importanza, specialmente in relazione alla
libertà   di   movimento   all’interno   della   Unione   europea   e   al   processo   di
allargamento di essa.

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04/02/11

BURNOT: se lo conosci lo eviti

BURNOUT: SE LO CONOSCI LO EVITI

 DEFINIZIONE
Il burnout o sindrome da burnout è un processo stressogeno  legato alle
professioni  d'aiuto  (helping  profession).  Queste  sono  le  professioni  che  si
occupano di  aiutare  il prossimo nella  sfera  sociale, psicologica,  etc. Si parla
quindi di  infermieri, medici, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, preti ecc.
Queste  figure  sono  caricate  da  una  duplice  fonte  di  stress:  il  loro  stress
personale  e  quello  della  persona  aiutata.  Ne  consegue  che,  se  non
opportunamente  trattate,  queste  persone  cominciano  a  sviluppare  un  lento
processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di
energie  e  di  capacità  per  sostenere  e  scaricare  lo  stress  accumulato.
Letteralmente burnout  sigifica proprio  "bruciare  fuori".   Dunque  è qualcosa
d’interiore che esplode all’esterno e si manifesta.
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03/02/11

L’infermiere esperto

L’infermiere esperto:
la consulenza per il paziente diabetico


L’analisi del contesto sanitario attuale impone una rifes-
sione approfondita e sistematica su come il personale
che eroga assistenza possa dedicarsi alla risposta ai bi-
sogni manifestati dal paziente. Il contesto assistenziale
può essere analizzato attraverso i 3 attori dell’assistenza:
l’utente, il professionista e l’organizzazione.
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02/02/11

LA GESTIONE DEI DISPOSITIVI INTRAVASCOLARI PERIFERICI


    LA GESTIONE DEI  DISPOSITIVI INTRAVASCOLARI PERIFERICI
        Raccomandazioni :
• Gli Operatori sanitari avranno bisogno  In modo continuo di istruzione,  formazione e valutazione  per quanto riguarda l'inserimento e  la gestione dei dispositivi intravascolari periferici; è preferibile designare i professionisti che si occupano di inserire e mantenere dispositivi intravascolari (Grado A) 

• È fondamentale la vigilanza nel lavaggio  delle mani e tecniche asettiche, in  particolare per la palpazione, l'inserimento, la sostituzione o la medicazione di un dispositivo intravascolare (Grado A) Scegliere cateteri in rapporto a finalità e a durata di utilizzo, conoscendone complicanze ed esperienza - Teflon, elastomero di silicone o cateteri di  poliuretano sono più sicuri del polietilene di polivinile cloruro o aghi di acciaio, che possono causare necrosi se si verifica stravaso (Grado A) 

• È necessario rimuovere qualsiasi  dispositivo intravascolare  non appena  il suo impiego clinico non è  più giustificato (Grado A)
• Sostituire i circuiti, compresi i sistemi per pompe portatili, non più frequentemente  che a intervalli di 72 ore, a meno che clinicamente indicato o  consigliato (Grado B) 

• Fare lavaggio routinariamente del  catetere venoso periferico con normale soluzione salina, a meno che essi siano utilizzati per ottenere campioni di sangue, nel qual caso può essere usata  una soluzione diluita di eparina  (Grado B) 

• Si consiglia di utilizzare una medicazione trasparente o garza sterile per coprire il sito del catetere (Grado B)


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