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23/02/11

BAMBINO IMMIGRATO

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BAMBINO IMMIGRATO - una sfida per gli infermieri di pediatria

Negli ultimi dieci anni il fenomeno della globalizzazione ha coinvolto sempre più la vita quotidiana degli Europei. L'Unione Europea sta includendo sempre più paesi e sta abbattendo le frontiere che da molto tempo limitavano il libero flusso di persone. Inoltre l'immigrazione dal Nord Africa  e dalle regioni settentrionali dell'Asia verso l'Europa Meridionale, ed in particolare verso l'Italia, sta costantemente aumentando. Gli Europei stanno sperimentando solo negli ultimi anni quello che altri paesi, come gli USA, conoscono già da molto tempo, ovvero la necessità di trasformarsi in una società multiculturale. L'integrazione tra le culture, le tradizioni e le religioni degli immigrati nel contesto europeo si è mostrata difficoltosa, a causa delle differenze nel modo di vivere, nei valori, nelle abitudini alimentari, nello stile di vita, nell'educazione e nel rapporto uomo-donna. Queste differenze portano spesso ad uno stato di isolamento degli immigrati, che cercano rifugio all'interno di un confine che li separa dalla società circostante. All'interno di tale confine viene valorizzato il paese d'origine ed i suoi valori fondanti. Allo stesso tempo gli immigranti devono anche affrontare spesso la presenza di molti pregiudizi da parte dei paesi che li ospitano. Nell'ambito dell'assistenza sanitaria, il rapportarsi con clienti di diverse culture ed etnie rappresenta un'importante sfida per i professionisti infermieri, i quali sono chiamati a dimostrare competenze professionali-relazionali in ogni circostanza ed attraverso ogni cultura.
Il quadro teorico dell'infermieristica transculturale è stato sviluppato per supportare gli Infermieri in questa importante sfida. Questa teoria è stata applicata con successo in quei paesi dove culture diverse convivono insieme da molto tempo. In Italia,paese multietnico soltanto di recente, l'infermieristica transculturale è un concetto relativamente nuovo ed i curricula dei corsi di laurea in Infermieristica solo sporadicamente dedicano spazio all'argomento. Questo fa si che la maggioranza degli infermieri italiani si trovano nella condizione di assistere dei pazienti stranieri senza avere il background ed il supporto derivanti da una struttura teorico-concettuale. Tale situazione può determinare il rischio di erogare un'assistenza infermieristica non rispettosa del background religioso e culturale dei pazienti curati. Questo può inoltre dare luogo sia ad un'un'appropriatezza ed a un'inadeguatezza dell'assistenza infermieristica, sia ad un senso di impotenza e frustrazione per gli Infermieri a motivo delle difficoltà nel processo comunicativo.


Un'area dell'assistenza infermieristica dove l'erogazione di cure culturalmente competenti è particolarmente importane è il campo della cura dei bambini, in un contesto di family-center ed care. In Italia (59,2 milioni di abitanti) il numero complessivo dei cittadini regolari di origini straniere era di 698.501 nel 2007, ovvero circa l'1,2% dell'intera popolazione ed il 7,1% dei bambini e dei giovani (minori di 18 anni). Attualmente gli immigrati regolari sono circa 3 milioni, circa il 5% dell'intera popolazione italiana. L'etnia straniera più numerosa in Italia è quella Albanese (0,64%) seguita da quella Marocchina e Rumena (0,58%), quella Cinese (0,25%) e quella Ucraina (0,20%). A queste percentuali è da aggiungere il numero degli immigrati irregolari, che è stimato intorno ai 375.000. Particolarmente rappresentate sono le popolazioni nomadi come i Rom ed i Sinti, che provengono dall'Europa centrale. Il numero stimato per queste popolazioni residenti in Italia p di circa 150.000 Unità. Secondo la legislazione italiana i bambini fino a 18 anni d'età senza un permesso di soggiorno hanno il diritto di accedere gratuitamente al Servizio Sanitario Nazionale. In anni recenti gli infermieri pediatrici che lavorano all'interno del Servizio Sanitario Nazionale hanno dovuto prendersi cura di un crescente numero di bambini non italiani e delle loro famiglie; per far ciò hanno dovuto acquisire nuove conoscenze e nuove competenze relazionali nell'erogare assistenza a persone provenienti da una ricca varietà di culture, religioni e gruppi etnici.

BAMBINI IMMIGRATI: BISOGNI NON SODDISFATTI E UNA MIRIADE DI PROBLEMI ASSISTENZIALI

                                                                                                                      BIMBO IMMIGRATO

C. L. Beta. J. Paed. Nurs 2008; 23 (3):157-160

I bambini immigrati sono esposti a molti fattori di rischio che possono avere un'influenza negativa sulla loro salute. Questi fattori di rischio sono, ad esempio, la difficoltà dei genitori nel comprendere il funzionamento del servizio sanitario nazionale, differenze culturali, difficoltà nell'uso della lingua dello stato ospitante da parte dal bambino e dei suoi familiari, povertà, sovraffollamento nell'abitazione in cui vive il bambino o la posizione giuridico-legale dei genitori rispetto alla legge del paese ospitante. I bambini immigrati hanno un rischio maggiore di non usufruire in modo adeguato del servizio sanitario nazionale:  l'analisi dei dati dal 1999 operata dalla National Survey of Americas Families ha stimato che per i bambini nati da genitori immigrati la probabilità  di non godere di adeguata assistenza sanitaria è 4 volte superiore rispetto ai figli di genitori non stranieri.
Le barriere all'accesso alle strutture sanitarie sono rappresentate dalla limitata conoscenza della lingua parlata nello stato ospitante, lo status legale dei genitori e la povertà. Anche se il 97% dei genitori immigrati lavora, il 72% dei quali a tempo pieno, quasi la metà dei figli di famiglie immigrate vive in povertà, mentre la povertà nei bambini figli di non immigrati è del 34%. Le disparità nelle condizioni economiche in cui si trovano i bambini sono da imputare al fatto che quasi la metà dei genitori immigrati hanno lavori che sono sottopagati; più del 60% di questi lavoratori sottopagati ha una conoscenza limitata della lingua parlata nel paese ospitante. Questi genitori lavorano in settori che sono sottopagati e che richiedono una scarsa conoscenza della lingua locale, come l'agricoltura, la ristorazione, il confezionamento degli accessori di abbigliamento o lavori da operatore ecologico. Inoltre, a causa delle risorse economiche limitate delle famiglie i genitori possono non aver previsto di dedicare una parte delle loro risorse finanziare per mantenere la salute dei figli, in particolar modo quando i loro figli appaiono in buona salute ed altre necessità della famiglia hanno la precedenza.

Le famiglie di immigrati, in particolar modo quelle irregolari, possono essere spaventate dal contatto con i servizi sanitari, perché temono che questo possa dare luogo ad un rimpatrio. A causa delle deprivazioni economiche che le famiglie devono affrontare, quasi la metà dei bambini immigrati vive in condizioni di sovraffollamento, dovendo condividere gli spazi dell'abitazione con parenti, estranei o con entrambi.
I bambini sono due volte più soggetti, rispetto ai bambini non immigrati, a convivere con parenti ed estranei. La convivenza con molte altre persone estranee al gruppo familiare è molto comune nelle famiglie con figli piccoli; infatti il 21% delle famiglie con figli da 0 a 2 anni di età, hanno un alloggio che accoglie anche altri individui.  Vivere in ambienti sovraffollati è fonte di stress per la vita familiare e per i bambini, infatti in tali contesti i bisogni dei bambini vengono messi in secondo piano rispetto a quelli dell'intero gruppo. Inoltre il vivere in ambiente sovraffollati mette i bambini a rischio di uno stretto contatto con persone malate e compromette le condizioni igieniche. A causa dell'indigenza economica, molte famiglie vivono in ambienti pericolosi, con un alto tasso di criminalità, che creano un'atmosfera di stress, paura e uno stato di ansia per la propria incolumità.
I genitori che hanno una scarsa conoscenza della lingua locale hanno maggiori difficoltà ad illustrare le necessità dei loro figli ai professionisti sanitari. Il 26% dei bambini immigrati vive in una famiglia linguisticamente isolata, cioè in cui nessuno nella famiglia parla la lingua del paese ospitante. Le famiglie di immigrati, a motivo della loro scarsa conoscenza della lingua, hanno difficoltà a comprendere  come accedere ai servizi sanitari e come utilizzarli. Inoltre hanno problemi non soltanto a capire la terminologia utilizzata dai professionisti sanitari, ma anche a decodificare il significato di espressioni che non hanno un corrispettivo nella lingua di origine e quindi non possono essere tradotte. Le difficoltà dei genitori con la lingua locale si estendono anche agli altri servizi come ad esempio la scuola, ed impediscono loro di fornire ad i figli il supporto di cui hanno bisogno. Il livello di Istruzione è strettamente correlato alla conoscenza limitata dei genitori immigrati della lingua; questo può influire negativamente sullo stato di salute dei figli. Il livello di istruzione dei genitori stranieri è significativamente diverso da quello dei genitori non immigrati. I genitori che hanno un  titolo di studio inferiore al diploma sono così distribuiti tra genitori immigrati e non: il 40% dei padri immigrati ed il 23% delle madri contri il 12% dei padri non immigrati ed il 12% delle madri non immigrate. Le limitazioni nella conoscenza della lingua ed il basso livello di istruzione impediscono ad i genitori immigrati di insegnare ad i propri figli importanti norme socioculturali che sono indispensabili sia per il proseguimento degli studi che per lo sviluppo di una carriera nel mondo del lavoro.

Assicurarsi che le famiglie di immigrati ricevano informazioni chiare e comprensibili è essenziale per promuovere il miglioramento dello stato di salute dei bambini immigrati. Promuovere l'alfabetizzazione sanitaria dei bambini immigrati è una sfida fondamentale della professione infermieristica. I contrasti dovuti alle differenze culturali e di valori possono far si che l'adattarsi ad un nuovo stile di vita costituisca una vera e propria sfida per i bambini immigrati e per le loro famiglie.
I bambini immigrati sono a rischio di sperimentare la discriminazione a scuola, nei servizi sanitari e nella comunità a causa dello status di immigrati, delle differenze culturali e della scarsa conoscenza della lingua. Inoltre il processo di acculturazione può evolversi in maniera differente nei bambini rispetto agli altri componenti della famiglia, infatti i bambini possono modellarsi più facilmente sul modello della nuova società in cui vive la famiglia, mentre i componenti più adulti possono mantenere un legame molto più forte con la cultura di origine. Questa differenza nel processo di acculturazione può creare notevoli tensioni tra i membri della famiglia. E' quindi comprensibile che famiglie di varie etnie e culture trovino supporto sociale e culturale nel vivere in quartieri etnici, all'interno dei quali si può facilmente mantenere la propria cultura e la propria lingua di origine mentre si sta avviando il processo di acculturazione.
Le differenze culturali coinvolgono inoltre la comprensione delle cure e delle cause delle malattie. Per esempio, in alcuni gruppi etnici di immigrati la disabilità è vissuta come uno stigma e come una punizione per le trasgressioni morali loro o dei loro avi. Il senso di colpa e la vergogna possono impedire loro di rivolgersi ad i professionisti sanitari.
Inoltre in alcuni gruppi è molto forte il senso del pudore, e questo porta a difficoltà o all'impedimento a parlare di dati personali ad estranei, anche se questi sono pertinenti alle cure da intraprendere.

Un altro potenziale problema è costituito dall'uso delle medicine complementari o alternative che prevedono trattamenti che danneggiano il bambino o che possono mettere in pericolo la sua salute. Tra queste pratiche ci sono ad esempio mutilazioni genitali maschili e femminili, il coining, il cupping e il praticare ustioni rituali.

E' davvero importante che gli infermieri che si occupano dei bambini siano in grado di fornire cure culturalmente competenti. I servizi sanitari devono garantire la presenza di mediatori culturali accreditati che siano in grado di comunicare accuratamente i bisogni sia del bambino che della famiglia e le loro richieste di informazioni al pediatra, all'infermiere ed a tutta l'equipe interdisciplinare.
Assicurare che i bisogni di salute dei bambini immigrati vengano soddisfatti è il primo passo per promuovere la salute di tutti.
    FONTE: http://www.infermieristicapediatrica.it/

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