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30/11/10

DIZIONARIO terminologia diabete





                              


DIZIONARIO
È nato con lo scopo di fare entrare il paziente ed i suoi familiari nel mondo della terminologia scientifica; ci auguriamo che sia di aiuto sia ai diabetici sia ai propri familiari.


A

Acarbosio

Farmaco che agisce a livello delle pareti dell’inte-stino, trasformando degli zuccheri complessi (amidi) in zuccheri semplici (monosaccaridi) e, quindi, rallentando l’ingresso degli zuccheri nel sangue. Può dare disturbi intestinali come flatulenza e diarrea.

Acetone

(Vedi Chetoni).

Acetonuria

(Vedi Chetonuria).

Acidi grassi

Un tipo di lipidi (o grassi) circolante nel sangue.

25/11/10

PIANI DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA

                     PIANI DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA.
                           Collaborazione nell’equipe sanitaria

CONCETTO DI ASSISTENZA :
Assistere l’individuo sano o malato per aiutarlo a compiere gli atti tendenti al mantenimento della salute o alla guarigione oppure a prepararlo ad una morte serena.

20/11/10

CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO IN OSPEDALE

CARTA DEI DIRITTI DEL BAMBINO IN OSPEDALE

I diritti enunciati nella presente Carta sono garantiti a tutti i minori che fruiscono delle prestazioni sanitarie erogate nei presidi ospedalieri della regione Friuli-Venezia Giulia, senza alcuna distinzione ed a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di ogni opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.
Il bambino ha diritto ad un aiuto ed a un’assistenza particolari tesi a favorire il suo pieno sviluppo e la completa maturazione della sua persona sotto il profilo fisico intellettuale morale e sociale. La malattia può costituire per il minore un momento critico di dipendenza sia fisica che psicologica dagli adulti se non un ostacolo al suo percorso di crescita.
Nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite si afferma che l’infanzia ha diritto ad un aiuto particolare e si riconosce il ruolo peculiare e centrale della famiglia per l’armonico sviluppo e per il benessere del minore. Il bambino ha il diritto di vivere in un ambiente familiare in un clima di felicità, amore e comprensione.

18/11/10

LA GESTIONE DELLA TERAPIA INSULINICA

                  

  INSULINA come garantire una somministrazione corretta
   LA GESTIONE DELLA TERAPIA INSULINICA King L. Subcutaneous insulin injection technique.        Nursing Standard. 2003; 17: 45-52

Per ottenere un buon controllo della glicemia non solo sono di fondamentale importanza il tipo e la dose di insulina ma anche il modo in cui essa viene somministrata. La tecnica di somministrazione dell'insulina influenza il controllo glicemico più di quanto generalmente si pensi. A questo scopo sono stati effettuati vari studi su larga scala che, utilizzando tecnologie come la RMN hanno permesso di sfatare alcuni miti sulle corrette pratiche di iniezione. Gli infermieri hanno un ruolo cruciale come educatori per quanto concerne la somministrazione dell'insulina e devono aggiornare e rivalutare periodicamente la loro conoscenza alla luce dei più recenti dati provenienti dalla ricerca.
Per ottenere l'effetto desiderato con la dose prescritta e, quindi, per garantire il miglior assorbimento possibile, l'insulina deve essere iniettata nel tessuto adiposo sottocutaneo, evitando con cura che penetri nel derma, nel muscolo o addirittura nel peritoneo. Vari studi hanno dimostrato una differenza nell'assorbimento e nella durata di varie insuline quando vengono iniettate nel grasso sottocutaneo e nel muscolo. Una iniezione di insulina intramuscolare ha un assorbimento molto più rapido e può portare ad inaspettate ipoglicemie, che specialmente nel bambino molto piccolo possono comportare rischi importanti come convulsioni e deficit cognitivo. L'assorbimento di insulina ad azione rapida o intermedia è aumentata almeno del 50% se iniettata per via intramuscolare invece che sottocutanea nella coscia, mentre nell'area addominale questa differenza è meno significativa. Questo è da attribuire ad un maggior flusso sanguigno nel grasso sottocutaneo dell'addome rispetto al grasso delle cosce. Altri fattori come l'esercizio o la temperatura corporea o ambientale hanno un'influenza maggiore sull'assorbimento se l'insulina è stata depositata nel tessuto muscolare invece che nel sottocute, a causa del maggior flusso di sangue e della maggiore dispersione meccanica dovuta alla contrazione dei muscoli. L'iniezione di insulina nel derma è più dolorosa, il farmaco può fuoriuscire dal sito di iniezione e aumenta la probabilità di una reazione immunitaria all'insulina dovuta alla stimolazione dei linfociti.

17/11/10

Emotrasfusioni novità legislative

Emotrasfusioni: novità legislative

di Andrea Bottega

Quali sono le competenze e le responsabilità dell’infermiere nell’esecuzione del prelievo per le prove di compatibilità in caso di richiesta di emotrasfusione, e nella trasfusione di sangue ed emoderivati?

La legge 4 maggio 1990 n.107 all’art. 3, precisa che "il prelievo di sangue intero é eseguito da un medico o, sotto la sua responsabilità e in sua presenza, da un infermiere professionale". Non si ritiene che tale disposizione sopravviva all’ondata abrogatrice delle norme mansionariali, in quanto nata essa stessa come deroga al mansionario dati gli angusti limiti riconosciuti all’infermiere dal D.P.R. 225/1974.
Il prelievo in questione era ovviamente da riferirsi esclusi-vamente al salasso per la donazione. Quindi nella legge citata, l’infermiere professionale poteva in effetti eseguire il prelievo, ma solo nelle strutture indicate dalla legge stessa e precisate dall’art. 4 e cioè i servizi di immunoematologia, i centri trasfusionali e le unità di raccolta.
Per quanto riguarda il prelievo per la richiesta di sangue per la determinazione del gruppo sanguigno e della prova crociata, l’art. 27 del Decreto del Ministero della Sanità 27/12/1990, pubblicato sulla G.U. n.20 del 24/1/91, specificava che "il campione di sangue".....deve essere "firmato dal medico che ha la responsabilità del prelievo". Non era esattamente indicato il compito del medico nell’esecuzione del prelievo, ma un certo grado di supervisione e controllo, nonché di relativa responsabilità del medico si.
Inoltre le linee guida emanate dal Ministero della Sanità in applicazione dell’art.12 della legge 10/7/90 definisce la trasfusione di sangue "un atto medico" e pertanto specifica che "deve essere prescritta ed effettuata dal medico".

VALUTAZIONE DEL BAMBINO DA PARTE DELL’ INFERMIERE

                          VALUTAZIONE DEL BAMBINO DA PARTE DELL’ INFERMIERE

La valutazione sta alla base della pianificazione e dell'erogazione dell'assistenza infermieristica al bambino ed alla sua famiglia. Che si tratti di una analisi completa e olistica dei bisogni e dei problemi di salute del bambino o di un rapido e mirato controllo di un singolo aspetto della condizione del bambino, la valutazione fornisce le informazioni utili a capire insieme alla famiglia cosa bisogna fare, quando farlo e chi deve farlo. L'infermiere deve possedere delle competenze di ragionamento clinico in modo da poter interpretare i dati ottenuti dalla valutazione e da poter identificare quali sono le azioni più appropriate da intraprendere, basandosi ove possibile sull'evidenza scientifica. Inoltre, l'infermiere deve essere in grado di gestire le informazioni e la conoscenza in modo da registrare in modo accurato necessarie competenze di gestione delle informazioni e della conoscenza per registrare in modo accurato i dati e le informazioni ottenute dalla valutazione e per fare si che i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie possano partecipare pienamente al processo di assistenza.

15/11/10

QUANDO IL DIABETE FA IL TANDEM CON LA CELIACHIA


                      QUANDO IL DIABETE FA IL TANDEM CON LA CELIACHIA                               
UNA CONCOMITANZA CHE VA TENUTA SOTTO STRETTA OSSERVAZIONE
Nutrirsi senza glutine non deve essere vissuto come un sacrificio, ma come occasione per imparare ad alimentarsi in modo alternativo scegliendo fra una gamma di alimenti che rende la dieta del celiaco sovrapponibile a quella dei suoi coetanei.
Alcuni bambini con diabete sviluppano nel corso della malattia di base un’intolleranza cronica nei confronti di alcuni componenti dei cereali. Si stima che questo accada in oltre l’8% dei bambini italiani con diabete. La sua diagnosi è quasi sempre occasionale e a svelarne l’esistenza è un esame di laboratorio disponibile ormai in tutti i Centri di diabetologia.
La causa di questo disturbo, noto come celiachia, è l’intolleranza che la mucosa dell’intestino di bambini geneticamente predisposti sviluppa nei confronti del glutine, una miscela di proteine (fra le quali la gliadina) contenuta in abbondanza nel grano, e delle corrispondenti proteine degli altri cereali “tossici”, le prolamine di orzo, segale e avena.
Il loro incontro indesiderato crea danno alla mucosa dell’intestino che perde i villi indispensabili per l’assorbimento degli alimenti e provoca, nelle forme tipiche, i sintomi del malassorbimento (diarrea, distensione dell’addome, inappetenza, dimagramento, anemia, arresto dell’accrescimento). In gran parte dei bambini con diabete, però, soprattutto in quelli in età adolescenziale, il danno intestinali non dà alcun sintomo.

CELIACHIA


CELIACHIA
L'interesse attuale della malattia celiaca (M.C.) deriva:
  1. dai molteplici e nuovi aspetti conoscitivi ad essa relati;
  2. dalla sua grande frequenza che sino a pochi anni fa non conoscevamo;
  3. dal fatto che essa, a motivo del suo notevole polimorfismo che può indurre a diagnosi erronee, rappresenta una felice espressione dell'esigenza, emergente in medicina, ad un ritorno alla visione unitaria del malato e della sua malattia, oggi, in parte perduta.
Infatti, discipline fondamentali come la Cardiologia clinica, la Medicina interna, la Chirurgia generale, a motivo dell'enorme sviluppo delle specializzazioni e conoscenze settoriali verificatosi negli ultimi decenni, potevano sembrare svuotate di significato, in quanto gran parte delle patologie ad esse afferenti erano divenute appannaggio delle varie specialità.

14/11/10

PAURA DEL PRELIEVO EMATICO



        PAURA DEL        PRELIEVO EMATICO
Consigli per un prelievo sereno
Premesse Nella prima infanzia, sotto i tre anni, il bambino non è ancora in grado di esprimere verbalmente le sue emozioni, per questo mette in scena pianti lunghi ed estenuanti.
Se mentre sta giocando il bambino cade e si fa male, spesso, più che per il dolore, piange per lo spavento. Infatti, se notate, a volte i bambini prima di piangere si girano ad osservare la reazione del genitore: se il viso del genitore è tranquillo allora per il bambino significa che non è successo nulla di grave e magari si rialza e continua a giocare; se il viso del genitore è spaventato allora il bambino scoppia in un pianto disperato.
Per questo è bene mantenere sempre la calma, per trasmettere al bambino questo messaggio: «Stai tranquillo, è tutto sotto controllo».
Molti bambini hanno paura del medico e si finisce spesso per rimproverare questo timore che noi adulti percepiamo come ridicolo, infantile per l'appunto. Invece, bisognerebbe avere più comprensione e cominciare a considerare che forse questa paura non è innata, bensì stimolata da fattori esterni al bambino. In ogni caso, esiste qualche rimedio per togliere al dottore la maschera del mostro. E' fondamentale spiegare al piccolo che il medico è una persona come un'altra, che fa la spesa, che ha dei figli, così da togliergli l'immagine severa del signore che ha sempre una siringa tra le mani.
Evitate di utilizzare la figura del medico per convincere vostro figlio a obbedire o a fare qualcosa: "Se non fai il bravo, ti porto dal dottore".E' inevitabile, poi, che il bambino viva con terrore l'incontro con il dottore.
E' importante che il bambino capisca che il medico è una persona che lavora per farlo stare bene e per permettergli di correre e giocare come piace a lui.
In altri casi la causa del problema va ricercata nel comportamento dei genitori. Se parlate con preoccupazione della visita medica o del prelievo di sangue, perché siete voi i primi ad aver paura per la salute e le reazioni di vostro figlio, non farete altro che trasmettere la stessa ansia ai vostri figli. I bambini, anche piccolissimi, percepiscono ogni minima tensione e sono molto attenti anche al linguaggio non verbale: uno sguardo di apprensione o un carico di preoccupazione nella voce non aiutano il bambino a stare tranquillo.
Preparazione al prelievo

10/11/10

La sindrome di burnout e la professione di infermiere

La sindrome di burnout e la professione di infermiere

La Federazione nazionale dei collegi degli infermieri Ipasvi ha raccolto le tesi di laurea più interessanti riguardo all’attività infermieristica. Riportiamo alcuni passi di una tesi dedicata alla sindrome di burnout.

La Federazione nazionale dei collegi degli infermieri Ipasvi ha raccolto le tesi di laurea più interessanti riguardo all’attività infermieristica. Riportiamo alcuni passi di una tesi dedicata alla sindrome di burnout.
La Federazione nazionale dei collegi degli infermieri Ipasvi, ed in particolare il sito del Collegio Ipasvi di Ragusa, hanno raccolto in questi anni un ricco archivio di ricerche e tesi universitarie relative al mondo infermieristico che affrontano anche i temi della sicurezza e dei rischi in ambito lavorativo.
Sfogliando questo archivio ci siamo soffermati su una tesi dedicata a una delle patologie che colpisce in prevalenza le persone che esercitano professioni d'aiuto: medici, infermieri, volontari, educatori, assistenti sociali, psicologi, poliziotti, vigili del fuoco…

06/11/10

Il Pediatric Assessment Triangle






              Il Pediatric Assessment Triangle 
Dieckmann RA, Brownstein D, Gausche-Hill M. The pediatric assessment triangle: a novel approach for the rapid evaluation of children. Pediatr Emerg Care. 2010;26:312-5.
Nei servizi di emergenza-urgenza la valutazione di un bambino con problema acuto è spesso difficile. Il bambino infatti è di solito troppo piccolo o troppo spaventato o troppo abbattuto per rispondere alle domande. La valutazione  fisica è spesso ostacolata dal bambino, troppo agitato o stressato per cooperare all’esame obiettivo svolto su di lui. Altri fattori di difficoltà sono anche la variabilità in base all’età dei parametri vitali e la scarsa frequenza di esperienze su bambini di molti operatori dei servizi di emergenza territoriali. In ogni situazione di emergenza-urgenza un approccio algoritmico alla valutazione iniziale ed alla gestione successiva si è dimostrato in grado di migliorare l’affidabilità della valutazione stessa. L’approccio algoritmico determina la standardizzazione della valutazione, migliora la comunicazione tra i membri del team e riduce il rischio di errori per incomprensione. Nell’ambito dell’emergenza-urgenza pediatrica esistono numerosi strumenti e scale che aiutano l’operatore nella valutazione dello stato di gravità del bambino (es: Yale, Glasgow, PRISM). Uno strumento sempre più frequentemente usato nei servizi di emergenza-urgenza territoriale è il Pediatric Assessment Triangle (PAT) (in italiano: triangolo di valutazione pediatrica), che è stato ideato per standardizzare la primissima, iniziale impressione clinica del bambino da parte dell’operatore chiamato a prestargli le cure.
Per i bambini di tutte le età la valutazione di emergenza-urgenza si compone di tre distinti stadi:
1- prima impressione generale, basata solo sull’osservazione visiva e uditiva
2- valutazione fisica primaria “mani sul paziente”, con la sequenza ABCDE
3- valutazione secondaria, cioè l’esame obiettivo completo standard.

05/11/10

Diabete: tipi di insulina



Vi sono diversi tipi di insuline:
L'insulina rapida
Questo tipo di insuline vengono solitamente utilizzate immediatamente prima dei pasti principali, in quanto hanno la caratteristica di agire entro 15-30 minuti dal momento in cui vengono iniettate. La loro azione può essere vista graficamente come una curva in rapida salita (entro 15-30 minuti appunto) che raggiunge l'apice entro le 3 ore successive e si esaurisce entro le 6-8 ore.




L'insulina intermedia
Le insuline ad azione intermedia hanno invece la caratteristica di di durare molto più a lungo, iniziando la loro azione dopo circa 90 minuti dal momento dell'iniezione, raggiungendo il picco massimo dopo 4-6 ore ed esaurendosi 12-20 ore dopo.
Vengono più facilmente usate per combattere l'iperglicemia del mattino, provocata dalla liberazione di zuccheri da parte del fegato durante le prime ore del mattino. Inoltre costituisce un buono zoccolo di insulinizzazione per tutta la giornata.